Bondi: neo Ministro della Cultura Popolare (Minculpop)

Questa ancora ci mancava. Ma è una nuova tappa di avvicinamento alla dittatura dolce di Berlusconi. Come scrive in una lettera il Movimento CentoAutori “Pensavamo fosse un incidente di percorso. Speravamo che si trattasse di un abbaglio estivo. Invece il ministro Bondi sembra realmente intenzionato a istituire una commissione ministeriale che valuti i progetti di film da un punto di vista specificamente etico o politico.
” Ed ancora: “Ci sembra un precedente grave, che rischia di diventare uno strumento per impedire il racconto di momenti sensibili, scomodi o dolorosi della storia del nostro paese. Noi crediamo che il cinema viva della libertà e della possibilità di esplorare le zone d’ombra della nostra storia, senza che nessuno venga preventivamente a decretare l’inaccessibilità di fatti e episodi che la riguardano.”
Non ci meraviglia che per un tipo con la storia di Bondi l’idea del controllo della libertà di espressione sia cruciale. Lui, che è stato in passato fedele assertore dell’ortodossia comunista, conosce bene i meccanismi con cui i regimi totalitari, siano essi di destra o di sinistra, controllano il popolo attraverso l’informazione, o meglio la “non informazione”.
D’altronde ci sono precedenti illustri che gli Italiani hanno già purtroppo conosciuto durante il ventennio della dittatura di Mussolini: il famigerato Minculpop (Ministero della Cultura Popolare) istituito nel 1937 e che aveva l'incarico di controllare ogni pubblicazione, sequestrando tutti quei documenti ritenuti pericolosi o contrari al regime e diffondendo i cosiddetti ordini di stampa (o veline) con i quali s'impartivano precise disposizioni circa il contenuto degli articoli, l'importanza dei titoli e la loro grandezza.
Dopo il tentativo, ancora in corso, di salvare “Rete 4” nonostante la sentenza della Corte Costituzionale Italiana e della Corte di Giustizia Europea, dopo l’annunciato bavaglio, che sarà messo ai giudici ed ai mezzi d’informazione, sotto forma di limitazione alle intercettazioni telefoniche ed alla loro pubblicazione, questo nuovo tentativo di limitare la libertà di espressione, ci rende ancora più vicini alla “dittatura dolce” che è il vero obiettivo di Berlusconi.

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