Il “compagno” di merende Putin: politica estera italiana inesistente

Se ancora ci fosse bisogno di confrontare le affermazioni di Berlusconi con la realtà, la crisi e la guerra tra Georgia e Russia ci offrono un esempio clamoroso del risultato di una linea di politica estera italiana inesistente. Appare evidente a tutti quanto siano stati tardivi, e dopo giorni di silenzio assordante, gli interventi di Berlusconi e del Ministro degli Esteri Frattini per esprimere la posizione italiana sulla vicenda. E’ stato evidente l’attendismo italiano rispetto alla immediata riprovazione di parte di Bush per la reazione sproporzionata di Putin ed alla richiesta di cessare il fuoco da parte di Sarkozy.
D’altronde non poteva essere diversamente visto che la politica estera italiana si basa oggi sui rapporti personali del Presidente del Consiglio, che ha in Putin uno dei suoi “compagni” di merenda. Comunista si, ma non come quelli nostrani! Comunista si, ma uomo di potere che ha cambiato la Costituzione per restare al vertice: è questo anche il sogno di Berlusconi che vorrebbe una Repubblica presidenziale per continuare a comandare. Per altro ha recentemente affermato Berlusconi: «Ho la certezza che il prestigio internazionale dell’Italia sia aumentato. Io ho messo in campo l’esperienza che deriva da 14 anni di politica. Questo non mi piace tanto, ma io sono il più antico nelle varie situazioni, sia anagraficamente sia come presenza nel ruolo. Rappresento la memoria storica. Sono anche un tycoon, stimato non solo per il suo essere politico, ma anche per quello che ha fatto nella vita. La politica dell’amicizia che ho saputo impostare con i colleghi, mi porta ad avere unpeso qualche volta determinante nei fori internazionali, dove difendo gli interessi dell’Italia, come invece precedentemente non veniva fatto».
Il preteso maggior prestigio internazionale dell’Italia è ben documentato dai seguenti due episodi.
Circa un mese fa al vertice G8 di Tokyo l’ufficio stampa di Bush ha presentato ai mezzi d’informazione americani Berlusconi come «uno dei dirigenti più controversi della storia di un paese conosciuto per i suoi difetti e la sua corruzione», un «uomo di affari dalle holding gigantesche e dalla grande influenza nei mass media internazionali, che ha ottenuto il suo posto soltanto grazie alla sua considerevole influenza nei mass media nazionali». E ancora «Berlusconi ha costruito grazie al suo senso per gli affari ed alla sua influenza un impero personale che ha utilizzato come trampolino per dirigere il governo più lungo della storia dell’Italia e diventare l’uomo più ricco del paese». Non importa che poi Bush si sia scusato, ma questa era la posizione ufficiale dell’amministrazione americana.
Alla recente cerimonia d’apertura dei giochi olimpici di Pechino, quando, verso la fine dello show, i riflettori sono toccati all’Italia, il tono dei due presentatori di una delle maggiori reti televisive americane, la NBC, è passato dal serio al faceto. «Il primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha rinunciato ad essere qui stasera insieme agli oltre 80 capi di stato», hanno spiegato ridacchiando «perché a Pechino fa caldo. Troppo caldo per lui». Dopo aver ironizzato sull’immensa fortuna di Berlusconi («il più ricco magnate italiano dei media che è anche primo ministro del Paese»), e sulla sua età («a 72 anni è troppo anziano per un viaggio del genere»), i due presentatori hanno concluso spiegando ai telespettatori che «se sei ricco e potente come lui, puoi permetterti di startene a casa a guardare la cerimonia. Comodamente seduto davanti alla tv». Italia che conta poco, Italia da barzelletta. E’ questa l’immagine che milioni di americani hanno ricevuto venerdì sera nel guardare la cerimonia d'apertura dei Giochi di Pechino.
In conclusione è evidente come il prestigio internazionale dell’Italia stia precipitando, come è già avvenuto durante il precedente governo Berlusconi. Quando un Presidente pretende di essere lui, con le sue amicizie, a fare la politica estera del Paese, invece che ricorrere alla diplomazia di professione, da sempre vanto dell’Italia, vuol dire che siamo sempre più in presenza di una dittatura dolce, ma come abbiamo segnalato di recente da “operetta” o da “parodia” ben rappresentata da Charlie Chaplin (Il dittatore) e da Woody Allen (La repubblica di bananas).

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