W Veltroni ed il partito che non c’è

C’era un sogno chiamato Partito Democratico

All’indomani della prima vittoria di Silvio Berlusconi, sull’invincibile macchina da guerra di Achille Occhetto, quando su Roma l’unica vincitrice progressista di un collegio fu Giovanna Melandri nel territorio amministrato dal municipio di Villa Bonelli (Portuense – Magliana), uno spaurito gruppo di intrepidi cattolici democratici, laici riformisti ed ambientalisti , si dettero appuntamento a Venezia, anche allora come adesso il sindaco era Massimo Cacciari, sotto la sigla dei Circoli dell’Arca, nati a Roma su una riflessione del Cardinale Martini. Erano passati circa 20 giorni dalla vittoria del Berlusconi I.
Si teorizzava sulla nascita di un contenitore, appunto un’arca per traghettare il meglio della cultura cattolica democratica, laica, riformista ed ambientalista . L’allora giovani di cui tralascio i nomi, perché negli anni alcuni sono passati armi e bagagli nelle file di Silvio Berlusconi, altri sono protagonisti dell’opposizione altri si sono arresi, e come i “quattro amici al bar” della canzone di Gino Paoli chi è andato a fare il manager in una banca chi in una azienda e chi in un CdA. Altri ancora emarginati dall’oligarchia, rei di avere un pensiero.

I nomi sono scolpiti nella memoria dei protagonisti di questi ultimi quindici anni di un sogno non realizzato, dei tanti elettori, che hanno votato l’ulivo dei comitati Prodi, e dei comitati Rutelli, che hanno visto nascere dalle loro ceneri l’Unione, rincorrendo sempre un miraggio: il Partito Democratico.

Il Partito Democratico dei cittadini dell’ulivo, della fusione calda e passionale di culture diverse, di un modo nuovo di selezionare le candidature attraverso l’introduzione delle primarie aperte e per legge. Dove non ci si doveva chiedere da dove vieni, ma cosa possiamo fare insieme per costruire la mia Italia, la nostra patria.

Un Partito Democratico, dove aborrire l’oligarchia, era un dovere, e non al contrario lesa Maestà.

Un Partito Democratico, vivo e vitale, dove si auspicava che era dai territori dai circoli che venissero scelti le classi dirigenti attraverso la partecipazione e le primarie aperte come unico strumento di selezione e già mai lo yes men. Dove una volta che i cittadini hanno eletto i proprio rappresentati dall’alto non calasse una oligarchia acclamata e non votata.

Un Partito Democratico, nato dalla fusione di tradizioni e culture diverse e di conseguenza ricco di idee ed esperienze che uniscono e non escludono. Per dar vita ad un’Italia diversa in cui tutti si riconoscessero ed ognuno potesse affermare questa è la mia Italia, la mia patria , dove la solidarietà e di casa.

Abbiamo assistito invece a un’operazione fredda, scientifica dove due partiti si sono fusi dando vita ad un organismo fatto di classi dirigenti, logore da 15 anni di palazzo, tutte tese al mantenimento di privilegi e poteri. E come in ogni più nota decadenza, atte a lotte fratricide, pur di conservare, difendere il proprio orticello.

E cosi, cedendo terreno democratico si è arrivati ad assistere al ritorno dei Caligola, a difendere questa legge elettorale, si a difenderla visto, che qualunque italiano di buon senso, e che ha la democrazia nel suo DNA, una volta al governo, avrebbe fatto l’unica cosa, di buon senso, avrebbe ridato potere ai cittadini, il potere di scegliere i propri rappresentanti. Modificando la legge elettorale. Invece si è scelto di avere la corte dei “Yes Men”.

“Yes Men” scollegati dal territorio, che poco sanno dei problemi della gente, che quasi sono infastiditi dalla gente……ed infatti la gente, li ha lasciati nella loro torre d’avorio, ad autocelebrarsi, dove le cronache ed i comunicati di questi giorni parlano di numeri legali non verificati, di sedie vuote di Partito che non c’è dentro e fuori dalle urne, una diserzione di massa, quella sì numerosa e fragrante come solo il silenzio sa esserlo.

Un vuoto di idee, di speranze di progetti…..oggi ci sono le mille fondazioni, ad analizzare a studiare…..intanto in questo paese per avere un’opposizione bisogna aspettare l’autunno, ci dice il leader del PD dalla vuota nuova fiera di Roma, ma da qui all’autunno le famiglie che già non arrivano più alla 4 settimana, pregano di arrivare alla terza. I precari sono sempre più precari, i nuovi poveri aumentano e si muore ogni giorno in qualche cantiere o fabbrica.

Forse è il momento di non sognare più, ma di unirsi noi cittadini e costituire un Italia diversa dove la Solidarietà e la Partecipazione non siano un optional, ma la regola di una Democrazia matura, chiunque governi questo Bel Paese, senza steccati ne destra, ne sinistra, ne centro ma Solidarietà contro egoismo. Questa la nuova frontiera, questa è la sfida del nuovo millennio. (www.agoramagazine.it)

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