Vi ricordate il famoso film di Nanni Moretti e la famosa espressione accorata rivolta a D'Alema “Di' qualcosa di sinistra!” D'Alema non ascoltò Moretti e abbiamo visto, nei tempi lunghi, a che cosa ha portato tutto ciò.
Parafrasando potremmo dire la stessa cosa all'attuale governo “autonomista”: “Di' qualcosa di Siciliano!”.
Prendiamo atto con soddisfazione che gli incendi, i rifiuti, i tagli agli sprechi nella sanità e l'aiuto agli imprenditori che si oppongono alla mafia, sono le prime priorità di questo governo. Ne prendiamo atto con soddisfazione perché ci sentiamo di sottoscriverli tutti. Ma – si perdoni – anche Cuffaro, o Micciché, o l'introvabile Finocchiaro, in fondo avrebbero potuto farlo.
Noi, assetati di autonomia, non vogliamo certo tutto e subito, ma vorremmo sentire una musica un po' diversa. Il sale che non sa di sale a che serve?
Mancano le idee? Ne diamo appena qualcuna, neanche troppo rivoluzionaria.
Morti sul lavoro: a quanto pare non esistono più gli ispettorati del lavoro, cioè non ci sono più uffici addetti ai controlli sulla sicurezza, mentre le mansioni sono state “regionalizzate” ed affidate alle AUSL che non hanno tempo o voglia di occuparsene. Va bene dare il posto regionale ai familiari superstiti, ma con tutti gli esuberi di manodopera, della Regione in quanto tale e della sanità siciliana, perché non utilizzare queste risorse per “ricreare” appositi organismi indipendenti di controllo? Noi siamo “sempre” dalla parte delle imprese siciliane, ma con la vita dei lavoratori non ci pare ci sia da scherzare… I fiori, le condoglianze, vabbè, ma questo sarebbe un fatto concreto.
Robin Hood Tax: lavora in gran parte (come la manovra ICI) su risorse siciliane, e lo abbiamo argomentato in altro comunicato. Non diciamo di andare allo scontro con Tremonti. Il gettito che spetta alla Sicilia (quello prodotto dalle aziende petrolifere nell'isola) vada a noi, ma noi generosamente, in cambio, rinunciamo a trasferimenti di ogni tipo e di pari importo che da Roma prendono la via dell'isola. Apparentemente ci guadagna solo Tremonti, o meglio non ci perde nulla rispetto alle sue previsioni. In realtà vivere, finalmente, di risorse proprie ci affrancherebbe dall'accattonaggio e darebbe dignità politica all'intera Sicilia.
Nuove trivellazioni: fare scelte politiche nette. Lontano dai centri abitati e senza danno per la salute, prima di ogni altra cosa. Dove e se questi rischi sono minimi e comunque accettabili, negoziare direttamente con le grandi multinazionali del petrolio la nostra quota di compartecipazione: fra profitti di società miste, royalties e tributi – ad esempio – a noi devono restare il 50 % degli utili. Se le stime sui giacimenti di idrocarburi sono corrette, nel giro di 10 anni diventiamo ricchi come il Brunei e …se ci gira…tanti saluti a tutti.
E si potrebbe continuare.
A che punto siamo con la defiscalizzazione dei prodotti petroliferi per i residenti?
A che punto siamo con la negoziazione della restituzione dell'Alta Corte alla Sicilia tutta?
Quante “cose siciliane” ci piacerebbe sentir dire… In fondo le stesse sulle quali si è chiesto ed ottenuto il voto.
I cittadini siciliani intanto aspettano.
L’ALTRA SICILIA – Antudo
Movimento politico dei siciliani “al di qua e al di là del Faro”