S.Benedetto Po incontra i suoi emigranti in Brasile

In questo periodo i migranti erano gli esiliati che scappavano dai campi di battaglia, dalla lunga e cruenta guerra civile iniziata con l’ammutinamento di Nola (Napoli, 1820) fino alla prima guerra dell’indipendenza (1848). Tanti decisero di prendere in mano le armi fino ad ottenere l’indipendenza e l’unità d’Italia manifestando un profondo senso patriottico. L’esilio successivo avvenne dopo le sconfitte delle repubbliche rivoluzionarie sotto il comando di Mazzini e Garibaldi, tappa che finisce con l’unità sotto Vittorio Emanuele II.

La Provincia di Buenos Aires obbligava tutti gli stranieri a costituirsi in legioni ed essere pronti a prendere le armi nel caso di necessità. La prima chiamata vi fu con l’Invasione degli Inglesi nel 1806-1807. Gli italiani sin dall’inizio presero la decisione di formare battaglioni di connazionali e così svolsero il loro compito con grande responsabilità. È in questo periodo che il rivoluzionario Giuseppe Garibaldi svolse per l’America Meridionale un’attività rivoluzionaria nota fino ad oggi. Il suo ruolo di militare è stato riconosciuto in Argentina, in Brasile e in Uruguay.

Le vicende negative di Garibaldi in Italia (traditore e condannato a morte) sono state le spinte per farlo emigrare in America Meridionale. Arrivò in Brasile nel 1836. Insieme a lui arrivarono altri giovani idealisti e portatori delle nuove ideologie delle società segrete in auge (massoneria – carboneria), delle quali la più alta percentuale era lombarda. Attività accolta subito da un nucleo importante della società rioplatense, tenendo conto che per la loro mentalità era considerato buono e progressista tutto quanto arrivava dall’Europa.
Grande è stato il ruolo della “Legione Italiana di Buenos Aires”, organizzata e diretta dal colonnello Silvino Olivieri che realizzò la difesa della città – stato di Buenos Aires assediata dalle forze militari del colonnello Hilario Lagos e della Confederazione nel periodo 1852 – 1853.
.
È stata importante l’attività del Console sardo Dunoyer nel redigere il documento di nazionalità con cui si proteggevano dalle imposte per il grande reddito delle attività commerciali. Ad un certo punto erano 300 gli italiani integrati nella Legione Straniera a Buenos Aires, tra i quali i lombardi svolgevano diverse attività :

UFFICIALI -Prima Compagnia – Enrico Erba ( Milano) – Primo Tenente –;
per la Seconda Compagnia : Giovanni Sassi (Milano) – Primo Tenente , Giuseppe Galavrini (Brescia) – Primo Tenente, Alessandro Ponzoni ( Milano) – Secondo Tenente d’Amministrazione, Alfonso Pestagalli (Milano) – Secondo Aiuto Tenente .

Già nel mese di aprile sono diventati Capitani Sassi, Galavrini e Ponzoni , mentre Pestagalli è salito a Primo Tenente.

Tutti quanti hanno avuto un percorso diverso: Erba è caduto come martire, Sassi e Galavrini sono diventati disertori, Ponzoni ha concluso il suo ruolo militare avendo ricevuto i Titoli d’Onore.

Tra i noti lombardi legionari si può citare :

Francisco Anzani (Alzate Brianza, Como 1809), seguace delle idee mazziniane, senza finire gli studi universitari a Pavia se ne andò in Grecia ed in Francia integrando le file dei militari. In Portogallo compare nell’ elenco dei “Volontari di Porto” ed in Spagna fece parte della “Legione Straniera” come Capitano. Nel 1839 con la caduta del Regno Lombardo – Veneto sotto gli Austriaci, sentendosi impotente a difendere la sua patria emigra in Brasile (Rio Grande do Sul) e conosce Garibaldi, integrando il gruppo garibaldino per servire la repubblica contro il governo centrale brasiliano.
Mentre Garibaldi era a Montevideo (Uruguay) e organizzava la “Legione italiana di Montevideo” nel 1843, Anzani abitava a Buenos Aires e svolgeva un’attività commerciale. Prese l’ incarico di secondo capo riorganizzando la legione, mettendo in ordine l’istruzione e la disciplina. Come Colonnello è stata nota la sua bravura. Rientra in Italia nel 1848 e combatte per la libertà.

Federico Felónico (Milano) a 16 anni partecipa come combattente alle “Cinque Giornate” di Milano ( 1848), ed è anche nel gruppo di Luciano Manara nella spedizione del Trentino. É passato in seguito in Piemonte entrando in cavalleria nella Divisione Novara, dove combatte contro gli Austriaci liberando il cammino alla Divisione Lombarda. Torna a Montevideo e partecipa alle lotte insieme al Colonnello Olivieri. Morì eroicamente dopo il combattimento del 30 maggio 1853.

Edoardo Clerici (Milano, 1826), dopo la sua formazione come militare è destinato come tenente al “Reggimento dei Bersaglieri”. E’ intervenuto nei combattimenti rivoluzionari della Lombardia nel 1848, e nel 49 a Roma insieme a Garibaldi e Manara emigrando dopo la sconfitta. A Buenos Aires è stato un militare, secondo di Silvino Olivieri nella “Legione Valente” e nella “Legione Agricola Militare”. Svolse un rapporto importante di pacificazione con gli indios della regione. Deceduto a Buenos Aires nel 1876, Garibaldi ha inviato ai suoi figli la medaglia e il diploma dei liberatori di Roma.

Giovanni Penna (Milano, 1830), è stato partecipante al 19°- Reggimento dei Volontari Lombardi delle giornate rivoluzionarie del 1848/1849. Perseguitato per la sua ideologia politica emigrò a Montevideo nel 1850 combattendo col grado di Primo Sergente; a Buenos Aires partecipò alla Battaglia di Caseros (1852). Figura anche come attivista nella “Legione Italiana a Buenos Aires” e nella “Legione Agricola Militare”. Suo figlio Giuseppe Penna è stato un noto medico specialista delle malattie infettive.

Filippo Caronti (Como – 1813) senza concludere gli studi d’Ingegneria partecipa alle lotte contro la dominazione austriaca. Nel 1848, condannato a morte per la sua partecipazione nei combattimenti lombardi, scappa a Rio de la Plata. Giá a Buenos Aires integra la “Legione Agricola Militare”. Dopo la morte di Olivieri è residente a Bahia Blanca e svolge il comando di Commissario di Guerra, la cui mansione e’ costruire munizioni di artiglieria e la riparazione delle armi. La sua preparazione di ingegnere gli permette di costruire il primo molo di Bahia Blanca ed un ponte sul ruscello Napostá; le prime scuole miste , la prima chiesa e il cimitero; un cammino verso il porto, il poligono di tiro ….ha anche realizzato degli studi meteorologici divenendo uno dei precursori della Meteorologia Argentina. È stato fondatore della Biblioteca Bernardino Rivadavia e della Societá Italiana di Mutui Soccorsi – è deceduto nel 1883.

Daniele Cerri (Bergamo, 1841) arrivato con la sua famiglia a Buenos Aires nel 1857, combatte in parecchie attività militari contro gli indios . Scrisse dei libri che riguardavano l’attività militare. Morí a Buenos Aires nel 1914.

Altri migranti erano liguri, piemontesi, lombardi, romani, siciliani; le loro attività erano il commercio, la navigazione come marinai, capitani…..
Questi immigrati sono stati accolti di buon grado all’epoca di Rosas, il cui governo ha suscitato tanti conflitti. Con il Regno della Sardegna si è stabili un rapporto interessante sia nella importazione che esportazione al punto di sostituire il commercio con gli inglesi.

I lombardi di quest’epoca erano essenzialmente commercianti tra i quali è nota l’attività svolta da:

Giacomo Corti, Stefano Francischelli, hanno aperto il primo negozio di articoli navali;

Tommaso Ambrosetti (Morbegno, Sondrio,1834), arriva la Rio de la Plata nel 1863 ed inizia affari di importazione di velluto, pizzo e fili. Inoltre è stato il fondatore del “Circolo Italiano” e della “Camera Italiana di Commercio” a Buenos Aires.

Michele Vaccani (Milano, 1770), cantante lirico, nel 1825 interpretò “Il barbiere di Sevilla”.
Kenia Zappelini, 22 anni della città di Orleans,Stato di S. Caterina in Brasile, ha sempre avuto come massima aspirazione l’idea di venire in Italia per conoscere S.Benedetto Po in Provincia di Mantova da dove partirono i suoi avi. Orleans conta infatti numerosi discendenti lombardi (cremonesi e mantovani ) dei primi colonizzatori della città i cui nomi ci sono pervenuti grazie ad una pubblicazione del caterinense Istituto Culturale di Padre Pozzo .Essi erano Bonetti Domenico,Dandolini Henrique Lorenzo,Lottin Carlo, Zanini Giovanni,Zanini Cirillo,Zappelini Giacomo e Giovanni (27/04/1877) di S. Benedetto Po,Fenili Luigi (gen.1895) di Bergamo, Sandrini Giovanni,Spagnolo Paolo di Cremona,Silvestri Giovanni di Mantova,Sozzi Ernesto di Soresina(Cremona) e tanti altri che si potrebbe citare,grazie al censimento della città di Orleans,fatto nel 1896. Kenia ha contattato quindi l’AMM e il Comune di S.Benedetto Po per riallacciare i rapporti tra la cittadina e la sua comunità emigrata in Brasile.

Grazie all’interessamento dell’Associazione dei Mantova nel Mondo Onlus, una delegazione formata dal Presidente Daniele Marconcini,da Kenia Zappellini e Paolo Tamassia ha quindi
incontrato il Sindaco di S.Benedetto Po Marco Giavazzi per propiziare un gemellaggio con la città brasiliana e una visita dei discendenti mantovani questa estate in occasione delle celebrazioni matildiche e del millenario polironiano.La storia di San Benedetto Po è infatti legata inscindibilmente con la nascita, la vita , lo sviluppo e la soppressione napoleonica dell'abbazia del Polirone, uno dei siti cluniacensi più importanti tra i più di mille che sorsero nell'Europa medievale. Il monastero fu fondato da Tedaldo di Canossa nel 1007. La famiglia dei Canossa fu artefice del suo sviluppo con donazioni di terreni. Particolari attenzioni vennero da Matilde, che alla sua morte avvenuta nel 1115, volle esservi sepolta. In vita donò l'abbazia del Polirone al Papa che lo affidò a Ugo di Cluny. Nel 1634 Urbano VIII ne comprò i resti mortali affinché fossero tumulati in San Pietro dove ancora oggi si trova all'interno di un mausoleo disegnato dal Bernini.

Il Sindaco Giavazzi nel dichiararsi orgoglioso di aver ritrovato dei concittadini in Brasile, facendo personalmente da cicerone ha guidato la delegazione ad una visita all’area monumentale polironiana, in fase di restaturo, grazie a finanziamenti europei,della Regione Lombardia e degli enti locali mantovani ,evidenziando le iniziative legate al Millenario Polironiano e alla figura di Matilde di Canossa,eroina del Medio Evo e protettrice della Chiesa. Iniziative ,secondo il primo cittadino,che potrebbero essere l’occasione per un invito a tutte le comunità mantovane e sanbenedettine per visitare la città e i suoi monumenti .Egli ha anche chiesto all’AMM di farsi promotore per conoscere S.Benedetto Po e la sua storia alle comunità italiane nel mondo (e ai paesi che le ospitano) come eccezionale veicolo culturale e pubblicitario .Nelle prossime settimane l’AMM e il Comune di S.Benedetto si coordineranno per tutte le iniziative del caso.
www.mantovaninelmondo.org

Presentazione del Millennio Polironiano

Polirone, un patrimonio Mantovano, Lombardo, Europeo, universale. Un soffio un respiro, tutto quello che vi passa per la mente. Magari in bicicletta o facendo una passeggiata, sulla sommità degli argini che fanno al contempo da armatura e da piattaforma visiva privilegiata alle terre golenali di San Benedetto Po. Una brezza vi coglierà piacevolmente quando vedrete comparire in lontananza il profilo maestoso dei due campanili benedettini. Argini che circondano, avvolgono, proteggono i sanbenedettini, San Benedetto Po e il suo patrimonio, artistico, culturale, agricolo e religioso. Un patrimonio unico irripetibile e maestoso. Sono trascorsi mille anni da quando è stato fondato il Monastero di San Benedetto in Polirone. Mille anni che si respirano e si fanno respirare a pieni polmoni. Percorrendo i chiostri, entrando nell’abbazia, salendo lo scalone del Barberini, visitando il complesso monastico, volgendo lo sguardo alla pianura, non si può fare a meno di pensare al regalo che ci è stato offerto e di cui dobbiamo essere rispettosi custodi. Mille anni per il Monastero collegato con le abbazie di Cluny e di Montecassino. Mille anni per il Monastero amato da Matilde di Canossa e amministrato dai Gonzaga e che per otto secoli ha dominato la pianura padana. Luogo dove è nata ed è stata strutturata l’agricoltura più importante d’Italia, grazie all’opera laboriosa dei monaci che hanno bonificato e coltivato la nostra terra. La terra di San Benedetto Po è terra di confine adagiata sulle rive del grande fiume. E’il territorio dell’oltre Po Mantovano. Territorio da difendere in quanto rappresentante del paesaggio padano e della produzione del formaggio, del vino e dell’allevamento che hanno reso famosa la nostra terra. Ma San Benedetto rappresenta anche la culla delle più svariate professioni, quindi nell’ambito delle manifestazioni del millenario polironiano oltre a quelle riguardanti l’arte, l’archeologia, la musica e il teatro ospiteremo eventi e conferenze sul diritto, la medicina, l’alimentazione, il governo delle acque, la vita monastica, quella contadina e la cura degli animali. Ma sarà soprattutto il momento in cui dopo mille anni San Benedetto Po si presenterà vestita a nuovo con piazze rifatte, ristrutturazioni importanti del complesso monastico e l’apertura di percorsi inediti e accattivanti. Ecco è una San Benedetto Po “nuova” che si offre a voi. Quindi oltre ad invitarvi a venirci a trovare sono sicuro che se farete la scelta di dedicarci un pò del vostro tempo ve ne andrete da questi luoghi sicuri di aver assaporato e condiviso il “respiro” che pone San Benedetto Po al centro della storia padana, nazionale ed europea

Marco Giavazzi Sindaco di S. Benedetto Po (MN)
21/04/2007
www.comune.san-bendetto-po.mn.it

MILLE ANNI

La prima Europa cristiana è stata l’Europa dei monasteri. La Regola di san Benedetto, basata sul motto “Ora, lege et labora”, ha ovunque sparso i semi di una nuova Ideologia, strumento di Fede e di Sapienza.
Il processo e lo sviluppo di questa “colonizzazione centralizzata”, partendo dall’Italia del VI° secolo, hanno coinvolto praticamente tutti i Paesi dell’Occidente europeo, dalla Spagna all’Irlanda, dalla Francia alla Polonia, nel corso di un Medioevo che, grazie a questo, va considerato come magnifico e provvidenziale ponte tra l’Antichità e l’Era moderna.
Polirone si colloca circa a metà del contesto temporale di diffusione benedettina, nascendo appena al di là di quell’anno 1000 che venne prima temuto come limite apocalittico dell’Umanità e poi considerato quale spartiacque della storia. Fondato nell’anno 1007 da Tedaldo marchese di Canossa, prediletto da Matilde sua nipote, Polirone da vera isola tra il Po ed il Lirone, diventa approdo spirituale e sacello sepolcrale di san Simeone armeno, acquisendo già nel 1024 la funzione di Santuario e quindi, per tutti i credenti ed i bisognosi, approdo di pace e di speranza. Possiamo immaginare il piccolo cenobio crescere attorno alla primitiva basilica eretta sulla tomba del santo, ed inserirsi con sempre maggiore dignità nel novero del Patrimonio di unità religiosa, arte e beneficenza costituito dall’Insieme dei monasteri benedettini europei.
Se nel 1077 Polirone entra nella Congregazione di Cluny, cedendo nell’impatto con il colosso borgognone (fu di Matilde l’iniziativa, per il tramite di papa Gregorio VII, al fine di metterlo al riparo dalle mire imperiali) riacquista presto una propria autonomia, segno di distinzione politica ma anche di provata capacità pastorale.
Quando Cluny entra in crisi, Polirone, attraverso anche l’ingresso nelle Congregazioni riformate, mantiene e migliora le proprie condizioni, superando i momenti critici e rilanciandosi attraverso abati di grande ed insigne personalità. Fino alla fine. Inesorabilmente Napoleone Bonaparte sopprime il monastero nel 1797, dopo quasi 8 secoli di ininterrotta attività. Ma mentre la Cluny romanica, la più grande costruzione della cristianità, scompare miseramente, San Benedetto in Polirone, “l’altra Cluny”, il Mito europeo che scandalizzò Lutero, è ancora presente, anche se in forme ridotte rispetto all’originale. La maestosità degli edifici polironiani desta ancora oggi meraviglia agli occhi di tutti i visitatori. Considerare però l’ex Cenobio benedettino solo una meraviglia visiva non rende giustizia ai meriti che la Storia gli deve, al simbolo religioso, al Centro culturale ed artistico che nel contesto dell’Europa dei monasteri Polirone, in modo esaltante, ha rappresentato. La stessa Matilde di Canossa lo lega al proprio mito facendosi qui seppellire.
Il Millenario può diventare occasione per riscoprire Polirone, per ricollocarlo tra i Siti che hanno contribuito ad avvicinare le genti nello spirito ed in un afflato cosmopolita.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy