di Dario Ghezzi
E’ vero, è meglio occuparsi dei processi più importanti ed interrompere per un annetto quelli di minore portata. Da quanto è stato dato capire, sarebbero minori tutti quei processi per i quali la pena prevista è inferiore ai dieci anni di reclusione. Come al solito i malpensanti tacciano il premier Berlusconi di aver messo una pezza proprio al suo processo in corso nel quale avrebbe corrotto un certo avvocato inglese, tale Mills, per tirarlo fuori da qualche guaio. E come al solito, questi malpensanti danno per scontato che la corruzione ci sia stata e come al solito ignorano artatamente la presunzione di innocenza. Sta di fatto che il dibattito aperto nel paese sta diventando avvincente tra quanti ragionevolmente giustificano il provvedimento e tra quanti invece aggrediscono con gli insulti e le calunnie. Ma la domanda che sorge spontanea e non solo ma anche giustificata dalla logica, è giusto qualificare importante un processo commisurandolo agli anni di carcere da erogare?
Voglio dire che se un Presidente del Consiglio viene chiamato a rispondere di corruzione e per giunta in atti giudiziari, quel processo deve ritenersi non importante per il semplice fatto che la pena prevista è inferiore ai dieci anni? Ma se un Presidente del Consiglio fosse chiamato a rispondere della semplice sottrazione di una matita di proprietà della Pubblica Amministrazione, non sarebbe questo un processo da ritenersi assai importante indipendentemente dalla gravità del reato? L’importanza di un processo non dipende, come in questo caso, dal calibro dell’inquisito?
Non può essere che così ed allora si vedrà che Berlusconi non avrà preso questo provvedimento per salvare il suo processo, perché egli stesso riterrà il suo processo importantissimo tale da non rientrare in quelli da sospendere. E questo nel suo unico interesse perché ha il diritto di difendersi e mostrare la sua estraneità ai fatti. Signori, questo è il Presidente del Consiglio dei Ministri e Capo del mio Governo.