In italiano di traduce come «la lingua vive parlando». “Plategunda” è participio presente del verbo “platèzzi” che significa parlare. È quanto risulta da una ricerca sul vocabolario Grecanico-Italiano, edito a Bova, un paese elleninofono di Calabria,e curato da Filippo Violi. Secondo alcuni studiosi locali, il verbo ha radice classica e si trova anche nell’Iliade di Omero. Oggi, sono circa ventimila le persone che, in Calabra e in Puglia, parlano ancora questo dialetto ellenico. Tempo fa, il nostro Parlamento ha riconosciuto queste due comunità come gruppo etnico distinto e come minoranza linguistica.
In Calabria, come nel Salento si studia a scuola si studia il “grecanico” e il greco moderno (fino al liceo) con il concreto aiuto della Grecia che ha spedito quindici insegnati di madrelingua, e sempre con l’aiuto di Atene, queste comunità hanno un continuo contatto con la Grecia, tramite scambi culturali, e tramite la partecipazione comune nei diversi programmi europei (esempio Interreg).
A fare visita a queste comunità si è recato recentemente Thodoros Kassimis, sottosegretario agli esteri con la delega dell’ellenismo nel mondo. Prima in Calabria e poi in Puglia. Viaggio ricco di simboli su come la Grecia pensi alla propria “diaspora”. Loro, i “griki” non hanno passaporto ellenico, si sentono italiani a tutti gli effetti, quindi da un punto di vista cinicamente politico non rappresentano serbatoi di consensi. Eppure, le loro radici sono elleniche. E dunque Kassimis, accompagnato dagli ambasciatori a Roma e presso il Vaticano, ha sentito il dovere di far sentire la voce della Grecia, ma anche per incoraggiare questa “minoranza” a sentirsi orgogliosi della propria lingua e delle proprie tradizioni.
Sulle origini di queste comunità elleninofone i pareri sono discorsi. C’è chi sostiene che sono i discendenti di quelle popolazioni che dettero vita alle colonie della Magna Grecia, altri pensano che siano nuclei che si sono formati durante l’impero bizantino. In effetti l’architettura basiliana di Calabria – vedi la Cattolica di Stile, la Chiesa di Rossano o la Cattedrale di Gerace – segue l’ordine architettonico bizantino con l’abside rivolta verso Costantinopoli, così pure non va dimenticato che fino a inizio Cinquecento la messa seguiva il rito ortodosso.
La visita di Kassimis ha travalicato con immediatezza il protocollo ufficiale. In Calabria come in Puglia, la gente ha accolto la delegazione ellenica con canti, balli, poesie, e dolci. Soprattutto nella Grecia Salentina, dove i comuni elleninofoni si sono riuniti in un consorzio. Qui, nel Salento Kassimis è stato accolto con un “kalòs ìrtate” (benvenuti), quando è giunto nell’isola felice in cui sopravvive, e da pochi anni rivive, il “griko”, orgoglioso discendente linguistico di un periodo di splendore “greco e bizantino” che questa terra ha vissuto, secoli fa, e che tramandato fino ad oggi si è fatto testimonianza, anche attraverso i versi e i canti della tradizione grika, della nostalgica sensazione di trovarsi lontano dalla terra natia, eppure a casa, sotto un sole cocente e avvolti in una valle d’ulivi che conferma, anche per il sottosegretario, questa percezione di “patria”.
Orgoglio trasformasi, oggi, in speranza per le nuove generazioni che il griko lo studiano a scuola, di pari passo con il neogreco, perché la preziosa eredità che i nonni hanno lasciato loro continui a vivere mentre si riscoprono le radici comuni con la vicina Grecia, qui chiamata “mana” (madre), nonostante si ribadisca ostinati la propria italianità. Forti emozioni per Kassimis sin dall’arrivo a Sternatia, dove è stato accolto da anziani del paese che lo hanno omaggiato, anche loro commossi per l’importante visita, con poesie d’amore della tradizione grika.
È stata poi, la volta di Martano, dove Kassimis ha così esternato le proprie sensazioni. “«Sin da ieri sera, all’arrivo in questa terra, mi sento in mezzo ad amici e parenti. Vi è una psicologia comune tra le nostre popolazioni, perché si fonda su radici culturali comuni. Ciò che eravamo ieri ci porta verso ciò che saremo domani e se si tramanda quanto in comune già esiste, allora il futuro sarà migliore, attraverso la cooperazione tra le popolazioni. La Puglia e la Grecia sono legate dalla cultura e dalla lingua che, fortunatamente, oggi è difesa anche dal governo italiano». E ha aggiunto quanto sia importante questo legame «in un periodo che cerca di accomunare tutto e tutti, nell’era della globalizzazione, i paesi che hanno una cultura comune devono impegnarsi nella tutela delle proprie radici».
Le parole di Kassimis hanno assunto un importante significato, non solo dal punto di vista umano e culturale, ma anche politico, dimostrato anche dalla presenza di tutti i sindaci dei paesi che fanno parte dell’Unione dei paesi ellenofoni della Grecìa Salentina, e dalla presenza del senatore Cosimo Gallo e dell’onorevole Lorenzo Ria ai quali Kassimis ha espresso «sincera gratitudine nei confronti del governo italiano per il sostegno alle realtà grecofone presenti nel suo territorio, e non per una forma di educazione nei confronti degli sforzi e delle iniziative del governo greco al riguardo, ma soprattutto perché ne comprende le ragioni fondamentali e condivide gli obiettivi».