Invece di espellere le prostitute, espelliamo gli uomini che le frequentano

Trovo disdicevole lo spettacolo al quale siamo costretti ad assistere sulle strade delle nostre città tutte le sere e la notte (ma sempre più anche di giorno). Su queste donne che vendono il loro corpo vive un mondo di criminalità e di sfruttamento che alla fine mi porta a dire che le prostitute sono probabilmente le meno colpevoli.
Spesso si tratta di ragazze straniere che hanno subito una vera e propria tratta: arrivano in Italia attratte da organizzazioni criminali con l’illusione di un lavoro e poi vengono costrette a prostituirsi sulle strade con l’obbligo di portare a casa somme predefinite, pena punizioni corporali o se sono clandestine la minaccia dell’espulsione. Vorrei osservare che tuttavia se ci sono le prostitute è perché ci sono tanti uomini pronti a pagarle. Non mi illudo che il problema si possa risolvere con misure di polizia, dato che –come si dice- quel mestiere è vecchio quanto il mondo, ma penso che toglierne l’esercizio dalle strade per riportarlo in luoghi chiusi sia il male minore. Sono convinto che la “riapertura delle case chiuse” permetterebbe comunque maggiori controlli sia sanitari che di polizia, ridurrebbe lo sfruttamento, limiterebbe tutti i traffici sporchi (come la droga), spesso associati alla prostituzione. Mi riesce anche difficile capire perché la Chiesa trovi preferibile la strada ad un luogo protetto. Trovo invece poco efficaci altre misure ed in particolare l’espulsione delle prostitute: da espellere – se proprio – dovrebbero essere gli uomini che le vanno a cercare. Se non si può farlo materialmente, espelliamoli almeno dalla società civile.

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