I ricordi di un’emigrata lombarda a Buenos Aires

La Signora Restano, nata a Milano mi accoglie nella sala del suo appartamento di Buenos Aires: all’entrata un tavolino pieno di foto mi riceve come le nostre case italiane.
Statura media, sorride con tutto, italiano perfetto e una cortesia mescolata ad entusiasmo. Giovanile nei modi di fare mi fa sentire immediatamente a mio agio. Sembra di stare in un pezzetto d’Italia nella sua sala.

-Si vuole presentare lei?
Mi chiamo Antonia Restano, questo è il mio cognome da ragazza.
Italiana, milanese, ho tre figli: Paolo che è architetto e adesso vive in Italia anche se sta pensando di tornare a Buenos Aires, Gabriella che si è sposata in Italia ed abita a Parma e Luca il minore che va e viene, nel senso che vive qualche mese in Italia e il resto a Buenos Aires.

-Mi diceva che sono 60 anni che vive in Argentina. Ci racconta un po’ il suo viaggio e l’arrivo in Argentina?
Io sono partita dall’Italia nel 1948. Mio padre è partito prima, papà era dottore in chimica e quindi è venuto direttamente dall’Italia contrattato dalla fabbrica “Estrella”. Dicevo quindi, lui è arrivato prima. Io e mamma siamo arrivate il 12 aprile del 1948, me lo ricordo bene perchè il 21 è il mio compleanno.In nave. Siamo partite da Genova sulla nave “L’Argentina”.
I miei ricordi del viaggio sono belli, molto belli, io ho avuto la fortuna di vivere l’emigrazione così.
La nave ha fatto tante fermate: Santos, Rìo de Janeiro … per me era tutto nuovo, ero molto emozionata.

-Ha fatto amicizie sulla nave?
No tesoro, ero troppo timida, ma timida davvero. Ricordo che andavo sul ponte e guardavo giù, giù c’erano i nostri emigrati italiani, quelli veri…, che cantavano, tutti cantavano ed io rimanevo lì ad ascoltarli e appena potevo, scappavo giù per ascoltarli più da vicino. Donne, bambini, uomini … io non mi accorgevo se cantavano canzoni tristi o allegri, rimanevo lì, incantata ad ascoltarli.
Sai, non era la stessa emigrazione, capisci? C’erano quelli di sopra e quelli di sotto, ecco.
Quando siamo arrivate, già c’era mio padre che ci aspettava e abbiamo vissuto per un paio di mesi in un hotel “L’Hotel Quintana” che si trova tra Callao e Quintana, qui a Buenos Aires. Mi mancava tanto nonna, ero attaccatissima a mia nonna e in quei mesi all’ Hotel non pensavo che a lei. Poi abbiamo affittato un appartamento nel quartiere Chacarita, perchè era vicino alla fabbrica dove lavorava papà. Dopo io ho cominciato le scuole superiori alla“Guido Spano” in via Santa fe.

-Lei si ricorda come vedeva la città di Buenos Aires appena arrivata?
Non ho avuto nessuno shock diciamo, mi è sembrato tutto uguale, io sono di Milano città, forse è anche per questo che non ho avuto nessuna impressione fuori dal comune.
Certo, mi ricordo che quando uscivamo alla sera, tutte le luci di Av. Corrientes erano uno spettacolo, prima era un’altra cosa, era davvero piena di luci, di vita fino a tarda notte, adesso è un po’ diverso.
Non come a Milano che dopo una certa ora è tutto chiuso. Da bambina non uscivo di sera nè a Milano nè qui, quindi, per me, non esisteva questa differenza, poi come ti dicevo ero una timidona. All’inizio facevo fatica anche a fare amicizia… mi mancava tanto mia nonna, poi ho cominciato la scuola e tutto è diventato più facile, sai che i ragazzi fanno presto, si adattano facilmente.

-Ha avuto difficoltà con la lingua?
No, veramente no, sai ero una ragazzina, i ragazzi imparano subito. Però ero molto timida, davo a tutti del lei, ero una ragazza timida timida.
Mi sono sposata molto giovane, non ho finito le superiori avevo 17 anni, ho lasciato la scuola al 4º anno. Poi è nato Paolo, Gabi e Luca. I miei genitori sono tornati a vivere in Italia nel 1960.

-Suo marito è italiano?
Mio marito è figlio di abruzzesi. Un testone.

-Parla italiano?
Si, lui dice che parla…si parla. (ride) Sai dove ha imparato l’italiano?
Lo ha imparato perchè è andato a lavorare a New York per un tempo, poi è tornato perchè non gli piaceva assolutamente. Lavorava con un mucchio di italiani e poi l’orecchio. In casa mia poi si parlava sempre e solo l’ italiano e appena sposati vivevamo con i miei genitori.

-Le manca l’Italia?
Guarda, a me sempre. Sempre mi manca. Io l’Italia ce l’ho nel cuore, io sono una fanatica di tutto quello che è italiano, ce l’ho nel sangue è più forte di me.
Perchè ci sono tanti italiani che…..non credere.

-Cosa le manca di più dell’Italia?
Cosa mi manca? Non è che mi manchi, però solo pensare all’Italia… l’aria, la lingua, non so….io sono molto, molto italiana. Ti dicevo prima di cominciare l’intervista che io, da sola, tutti gli anni andavo al Coliseo a cantare a squarciagola, a commemorare, a festeggiare. Però andavo da sola, perchè io cantavo come una matta.
Se devo essere sincera, ero molto più italiana qualche anno fa.
Sono stata spesso in Italia ultimamente e per me è cambiato qualcosa … C’è stato come un click, perchè ci sono state tante cose che….l’Italia sempre mi piace, magari non mi piacciono più tanto gli italiani, però l’Italia è l’Italia, guarda.

-Cosa sente che sia cambiato?
Non so….. non ti so spiegare, però vedo la società, piccola, nel senso di basso livello.

-Ci sono cose particolari negli ultimi viaggi che ha fatto, che l’hanno colpita di più?
Sì guarda, ho visto in generale….. e non parlo male della gioventù perchè la amo, però in Italia sono abbastanza maleducati, qui invece non lo sono tanto.
Ho visto…non so….sono un po’ delusa degli italiani, ecco. Però come dico sempre, l’Italia è l’Italia.
Io arrivo, scendo, metto giù il piede e già mi prende una cosa qui nel petto, nel cuore, poi quando vado in macchina vedo il verde. Io rivivo. Rinasco. Ascolto la mia lingua e rinasco, però mi sono andati giù gli italiani.

-Con i suoi figli è riuscita a trasmettere questa sua italianità?
I miei figli parlano italiano, tutti e tre. Non posso parlare per loro però so che, come me, amano l’Italia, gli piace moltissimo, ma nella società italiana odierna non credo che si sentano comodi o identificati.

-E la lingua italiana?
Sai perchè la parlano molto bene tutti e tre? Perchè, ricordi che ti dicevo che anni dopo i miei genitori sono ritornati in Italia? Mio papà poi è morto, allora mamma è tornata qua. Paolo e Gabriella li aveva lasciati molto piccoli, quando è tornata loro avevano 15 o16 anni, Luca è nato dopo. Lei con me parlava sempre italiano, coi bambini parlava italiano, in casa si parlava sempre italiano e allora ci hanno fatto l’orecchio e hanno imparato.

-In Argentina, secondo lei, c’è un’impronta culturale italiana?
Guarda, ti dico la verità, io non sono mai stata in contatto con le associazioni, non ho mai conosciuto un solo lombardo e vivo qui da sessant’anni. Calabresi, napoletani, siciliani ma mai un milanese… ci devono essere senz`altro…anni fa sono andata a qualche festa così…. sai ogni tanto venivano annunciate per radio, sono andata al Consolato, qualche volta anche alla Dante, però non ti saprei dire perchè non…..ci deve essere in giro l’informazione, forse è un po’nascosta, la Dante so che fa molte attività, forse ce ne dovrebbero essere di più.

-Io so che lei studia….cosa studia?
Io sono anche casalinga tesoro, faccio tutto io qui in casa. Sto facendo un corso, un professorato di Storia Universale, non è per anno, ma per materie, sono 28 materie e io ne ho già fatte fino adesso 10. Però il mio obiettivo non è avere il diploma, immagina… che per la mia età sicuramente non mi diplomerò, però è una cosa che mi piace molto.
Resto sveglia fino a notte inoltrata, faccio le due, le tre o anche le quatro a volte, arriva Luca o mio marito e mi dicono:<< vai a dormire >> ed io gli spiego sempre che nessuno mi obbliga a farlo, mi piace, è un piacere, anche Paolo interviene e mi dice di fare magari qualche materia in meno, però per me è un piacere studiare, mi piace tanto studiare.

-Lei si è mai sentita “diversa” per le sue origini?
Nel modo di fare e di vedere le cose?
Io no, assolutamente no. Mia mamma sì, si sentiva spesso come un pesce fuor d’acqua. Sentiva molto la mancanza della sua terra, era giovane quando è venuta qui nel ’48 poi … è sempre stata una donna molto moderna, molto elegante, non così semplice come me, era un’altro tipo di donna.
Ricordo che quando abitavamo a Chacarita lei usciva sempre vestita bene: scarpe rosa, cappellino rosa, la gente faceva la fila giù all’angolo per vederla, per vedere come usciva vestita, sì perchè usava colori che qui non si usavano ancora, qui oltre al bianco e al nero….
Poteva incendiarsi la casa, però lei non sarebbe mai uscita senza un cappello o un velo di trucco, mai. Mamma aveva una certa formazione, che potremmo definire estetica, io sono arrivata che avevo 12 anni, mi sono formata più alla buona. Per mamma, in questo senso, sì c’era molta differenza, no si è mai adattata, anche per quello che poi sono tornati in Italia. Papà invece sarebbe rimasto, non voleva tornare.
Poi mamma si è pentita, papà si è ammalato e lei era là, da sola, le cose dopo che sono tornati non sono andate molto bene…
Comunque, lo diceva sempre, c’erano cose che le davano tanto fastidio, forse anche legate alla prima emigrazione italiana qui in Argentina. Per lei certe domande o insinuazioni erano assurde e non lo ha mai sopportato.
Sai nel ’48, non c’era tutta questa informazione che c’è adesso sull’Italia. Grazie ai film, alla televisione, le riviste adesso è diverso.

-Com’ è il suo rapporto con l’Argentina oggi?
Mi sento bene, mi sento comoda. È da cinque o sei anni che ho cambiato mentalità, magari prima nella mia testa c`era l’idea di andare a vivere in Italia, però adesso non ci andrei, ti sono sincera. Mi sento meglio qui. Certo mi piacerebbe poter andare più spesso in Italia, quello sempre, però solo per l’ Italia, mi rincresce, ma la società italiana mi ha un po’deluso negli ultimi tempi.

-La politica?
Mi interessa molto, sia quella italiana che quella argentina, non partecipo attivamente, però mi interessa sempre.
Io non ho preso la cittadinanza argentina e quindi qui non voto. Ho la cedula argentina che dice chiaramente che sono di nazionalità italiana, ho la residenza qui .
Però la cittadinanza è italiana e ne sono orgogliosa. I miei figli hanno tutti e tre la doppia nazionalità.
Per ragioni personali queste ultime elezioni non ho potuto votare… no comment sui risultati. Preferisco non dire nulla.

-Che rapporto ha con la cucina italiana?
Io non sono tradizionalista, non cucino piatti tipici, so fare il classico risotto… sai cosa ho notato? Che gli italiani del sud hanno più legame con la tradizione della cucina, io personalmente no, qui si mangia di tutto.
Comunque amo la cucina italiana e poi tesoro, sono molto golosa, così che tutto mi piace.

-Ricordi di nonna Giuseppina Spigarolo
Al tempo della guerra io ero sfollata al paese di Velate, due fermate dopo Monza. Ci hanno sfollato al paese quando facevo le elementari e le ho riprese lì. Vivevo con nonna.
I miei più bei ricordi sono legati a quando sono stata sfollata con nonna in questo paese. Guarda, con mia nonna poverina mangiavamo pane cotto. Epoca di guerra, non c’era niente. Sai cos’è il pane cotto? Il pane cotto nel brodo, a volte se c’era, un goccio d’olio, solo a volte però, a me piaceva moltissimo.
Mia nonna non aveva niente, poi ogni tanto arrivava mamma con i rifornimenti, però non veniva sempre. Mi ricordo nonna con la libretta per segnare e poi mamma quando veniva andava a pagare.
Giuseppina Spigarolo, il suo cognome da ragazza era Nardotto, credo che fosse di Vicenza.

-L’ Italia
Quando sono stata a Venezia per la prima volta, pioveva da matti, c’erano tutte le vie con le assi per permettere di camminare, un clima orribile, ciò nonostante mi ha preso una cosa qui, che mi sono emozionata tanto… era il 1964 credo. Poi Firenze, non ne parliamo, tutte le città sono incredibili e belle, tutte.
Poi quando vado al mio paese, ho i parenti ancora e vado sempre a visitare una mia compagna delle scuole elementari, pensa non ci sentiamo mai eppure quando arrivo è come se me ne fossi andata ieri. Passeggiamo a braccetto, parliamo del tempo passato, ricordiamo cose in comune, del ragazzo che le piaceva o quando d’inverno andavamo in slitta… di noi sfollati.
Eravamo in campagna, c’era una pendente… avevamo otto o dieci anni. Andavamo a prendere i mughetti. Con la cariola caricavamo le galline che scappavano, l’ acqua, il latte, che meraviglia. Ne abbiamo combinate di cotte e di crude insieme.
Comunque con questa amica ci conosciamo da allora.
Quando vado al paese, visito la chiesa dove ho fatto la prima comunione, il collegio delle suore sotto, i luoghi mi portano sempre dietro nel tempo.
Qualche anno fa, mi viene da ridere, sono stata come sempre al paese, la mia amica non sapeva che sarei arrivata, quindi sono entrata in un bar, guarda tesoro sono di un chiuso in quella zona… si accorgono subito dalla faccia se sei di fuori, comunque entro e mi siedo.
La signora del bar, mi guarda e mi chiede:
<< Signora, lei di dov’è?>>
<< Io sono di Velate! Ho passato la mia infanzia qui.>> le rispondo
<< Di Velate? Come che di Velate?>>
<< Si... si >> le ribadisco
<< Ahh... allora lei era sfollata... però non è di Velate>> magari ha usato un altro termine che non era sfollata, però più o meno il senso è quello.
Sai prima ci potevi arrivare solo a piedi o in bicicletta, adesso è più facile arrivarci, è un po’ su in montagna.
C’è tutt’ora una rivalità incredibile tra Velate e Usmate, distano tra di loro solo tre chilometri.
Sono solo tre chilometri e non si possono vedere. Incredibile non credi?

-Le canzoni…
Ah le canzoni, ho tante cassette, mille, mi piacciono tutte le canzoni vecchie, tutta la musica melodica italiana: Claudio Villa, Al Bano mi piace, Mina, tutte le canzoni napoletane. Anche certe arie delle opere, però solo alcune. Le canzoni mi piacciono da morire.
Io un tempo guarda… la domenica, forse adesso è da qualche anno che non lo faccio più, forse mi assorbe tanto lo studio, però prima durante tantissimi anni, ascoltavo la radio italiana e mi sentivano cantare a tre isolati da qui (ride). Cantavo tutto, le conoscevo tutte, mi piace tanto la musica anche ballare però non ballo mai perchè a mio marito invece non piace.

Se Dio vuole, il prossimo anno vado in Italia, spero di avere tanta salute.

Fonte Cognomi su: www.gens.labo.net
(Restano: cognome presente in 43 comuni d`Italia)
(Spigarolo: cognome presente in 43 comuni d`Italia)
(Bardotto: cognome presente in 34 comuni d`Italia)
(Di Giorgio: cognome presente in 639 comuni d`Italia)

Intervista rilasciata a Patrizia Marcheselli
Portale dei Lombardi nel Mondo

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