L’ITALIA VISTA DAL MONDO

Nei giorni scorsi ero a Parigi per l’annuale assemblea della UEO ed ho notato una cosa che pochi considerano: la pessima immagine che l’Italia offre oggi nel mondo. Da una parte molti media internazionali che si sono schierati “a prescindere” contro Berlusconi e non hanno digerito il suo ritorno, ma dall’altra sembra che facciamo di tutto per farci del male. Ricordiamoci che se c’è poca gente che si occupa effettivamente di politica estera (dove l’Italia ha comunque una posizione un po’ marginale) le notizie italiane viste “da fuori” sono quasi sempre legate a fatti di costume e di cronaca e la cronaca italiana – haimè – parla soprattutto di spazzatura e di camorra. Il risultato è innescare una spirale che rischia di soffocarci sia perchè – ad esempio – comprime il turismo, sia perchè fa dimenticare i pochi comparti d’eccellenza dove la nostras nazione può giocare un ruolo di prima grandezza danneggiando ancor di più il “Made in Italy”. Ma non c’è dubbio che solo gli italiani possano fare il grande passo per rilanciare il proprio paese e possono farlo prima di tutto credendo in loro stessi e riprendendo quelle serie abitudini che sono l’ingrediente indispensabile per ritornare a crescere. Un po’ di esempi? Prima ancora di cominciare chiacchiere inconcludenti sul si o no al nucleare dovremmo renderci conto che un paese che importa quasi tutta la propria energia dovrebbe risparmiarla e non sprecarla, dando tagli decisi a tutti i consumi non indispensabili. Lo stesso per l’ambiente: non possiamo più sprecarlo ma centellinarlo, usarlo al meglio, difenderlo, razionalizzando le nuove costruzioni e costruendole bene e rispettando criteri eco-compatibili, ricordandoci che ristrutturare è comunque meglio che cementificare un oprato. Altro capitolo disperato i trasporti ed i servizi: non possiamo continuare a dire “no” a infrastrutture moderne e meno inquinanti, ma poi i servizi pubblici vanno usati perchè i treni che circolano vuoti non servono a nulla. Su tutto,però, la necessità assoluta di cambiare il metodo di legislazione e l’amministrazione pubblica che è una palla al piede pazzesca, ma dove prima di tutto ci vuole senso di responsabilità e non solo garantismo. Tutte parole, lo so, ma da dove cominciare un lavoro di ricostruzione profonda senza il quale non possiamo sopravvivere come stato moderno ed europeo? Credo dal vertice, e quindi il nuovo governo non può perdere tempo, sbagliare i passaggi, anteporre interessi personali alle priorità nazionali.

Ma gli italiani devono soprattutto tornare a sentirsi parte di una comunità, di uno stato, di una nazione profondamente europea e per farlo devono tornare a rispettare e difendere questi valori o tutto resterebbe senza sostanza. Credere in sè stessi e comportarsi bene ciascuno nel proprio campo: sembra facile e non lo è. L’unica è sperare almeno nella Ferrari e nella nazionale: non servirà direttamente, ma aiuta!

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