LA FINESTRA DI MARIO BASTI
Questa volta FINESTRA ottimista
L'Italia si riprenderá rapidamente
Fra la “monezza” napoletana e i troppi zingari-rom clandestini (sono oltre 100.000 i clandestini che circolano per il Belpaese) che ignorano le leggi ed altro ancora, sono settimane che mancano spunti per una visione ottimistica del presente e del futuro della nostra Italia, gli spunti che aspettavamo da un mese e mezzo cioè dalla vittoria elettorale del PdL, il centro-destra tornato al potere con Berlusconi. Ma lo spunto ora è arrivato, anche se non sono scomparse tutte le nuvole, che preferisco definire come in una bella vecchia canzone, “ombre lievi che passano”. Passano, ma il sole estivo brilla già radioso. E Berlusconi che non è più per i media italiani e stranieri “il Cavaliere”, o il play boy, ma anche da gente che non l'ha votato perfino dal suo avversario numero uno, Walter Veltroni leader del Pd cioé del centro-sinistra, è considerato uno statista che merita fiducia assicura: “Sappiamo cosa fare, una vera e propria guerra all'oppressione della burocrazia… spero mi darete il vostro supporto nel vostro interesse e in quello del Paese”, e la nuova presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia assicura a sua volta: “C'è uno scenario nuovo e irripetibile, abbiamo la possibilità di far rinascere il Paese”. E perfino il Papa benedice “il clima nuovo, più costruttivo e fiducioso che si avverte nel Paese”. Non si vedono ancora tutti e chiari i segni, ma personalmente penso che possiamo non dubitare.
Possiamo, soprattutto leggendo nel “Corriere della Sera” del 26 maggio il corsivo di Francesco Alberoni (peccato non ci sia tutti i giorni) intitolato: “Il Paese sta riconquistando il senso della realtà”. Non è molto lungo, ma richiede più spazio di quello di cui dispongo, per cui mi limito a riportarne non, come vorrei, il testo integrale, ma l'inizio e la conclusione. Leggili con attenzione, caro Lettore:
“Sono convinto che l'Italia si riprenderà rapidamente, prima di quanto tutti credono. E si riprenderà perché finalmente ha riacquistato il senso della realtà. La realtà è un qualcosa riconosciuto da tutti, come il fiume Po o il Monte Bianco. Mentre noi, per molti anni, siamo vissuti in un mondo di affermazioni ideologiche non provate con cui destra e sinistra descrivevano il mondo a piacimento. Se per uno il terremoto era grave per l'altro lieve, se per uno l'economia andava a rotoli per l'altro prosperava. E così per la criminalità, per la scuola, l'alta velocità, tutto.
Oggi la gente torna a vedere la realtà perché ricomincia a parlare, a esporre le proprie opinioni senza il timore di venir insultata e coinvolta in rissa.”
Dopo una chiara esemplificazione dell'abbandono del senso della realtà negli ultimi anni, Alberoni osserva che “oggi la gente torna a vedere la realtà… può riflettere e giudicare con la sua testa, usare il buonsenso. E il ritorno del senso della realtà porta a cercare soluzioni concrete”
Poi conclude: “In Italia il sistema produttivo, i servizi, l'agricoltura, ma anche la medicina, anche la ricerca, sono a livello elevato, come il made in Italy. Poi, fra questi settori di alta qualità ci sono dei vuoti abissali, che finalmente però tutti incominciano a vedere e sono decisi a eliminare. E se tutto un popolo si mobilita e incomincia a cooperare, il risultato è rapidissimo. I grandi progressi si realizzano dopo le guerre o dopo le gravi recessioni quando, di fronte alla rovina, tutti decidono di mettersi al lavoro”.
Grazie a Francesco Alberoni e al “Corriere della Sera”.
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Non credi, caro Lettore, che la diagnosi sia giusta e perciò valga la pena sperare? Sperare anche se sembra tanto difficile per alcuni rinunciare a privilegiare ancora un tema, già vecchio di anni, cioé la mafia o la camorra o si chiami come si voglia? E ora un altro tema che mi è stato suggerito come spunto a cui non potrei nè dovrei rinunciare , cioè il duplice premio a film italiani nel Festival di Cannes.
Ed invece rinuncio per varie ragioni, la prima delle quali, più importante di tutte, è che non ho visto nè “Gomorra”, nè l'altro film premiato “Il divo” e pertanto non sono in condizioni di esprimere un giudizio sul valore artistico di questi film. Ma non meno importante (anzi forse più) per me è un'altra ragione. Il ricordo mi riporta indietro nel tempo, a una cinquantina di anni fa, i miei primi di emigrato. Allora qui a Buenos Aires, venivano spesso proiettati film (alcuni ben fatti) su vicende della mafia, prodotti negli Stati Uniti, ma sempre ambientati in Italia, per cui altrove era diffusa la convinzione che la mafia fosse un fenomeno tipicamente italiano, nè potesse essere diversamente. Ricordo che al “Corriere degli Italiani” che allora aveva iniziato le pubblicazioni arrivavano dure proteste dei lettori che chiedevano perché dalla nostra ambasciata non protestassero! La conseguenza era che discutevamo fra noi del Corriere se fossero ammissibili e servissero a qualcosa quelle proteste, ma naturalmente proteste ufficiali dalla nostra ambasciata non ve ne furono. Come era logico. Perché questo ricordo? Perché adesso quale paese non ha la sua mafia? E qual'è il vantaggio lecito non dei mafiosi ma dei paesi? Perché ai romanzieri e cineasti e giornalisti nostrani piace tanto occuparsi di mafia? E chi ci guadagna? Comunque sono sicuro che tanto Gomorra che Il Divo (cioé Andreotti) saranno visti da tanti. Contenti perciò la cassetta e il botteghino. Ma l'arte… non so. Dirai che sono troppo all'antica? Forse si; del resto a 86 anni…ma non mi dispiace e gli spunti li cercherò altrove.
MARIO BASTI
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