La burocrazia è la centrale del malessere e del malaffare, perché burocrazia significa corruzione

Intervista all’on. Santo Domenico Versace Popolo della Libertà

Cosa può rappresentare il cognome e la tradizione Versace alla Camera dei Deputati?

Ho già compiuto tre volte i ventuno anni, sono giovane ma ho una certa esperienza. Mi sono reso conto avendo anche due figli, che non è che siamo stati bravi a tenere il paese, a loro ai nostri giovani, consegniamo un paese che non è messo bene. Ho ritenuto, come già fatto da giovane in qualità di ufficiale di cavalleria che era arrivato il momento di servire ancora una volta il mio paese. Ecco perché ho scelto questa strada che penso sia la più giusta in questo momento. Sono tornato a fare politica, dopo l’esperienza nella sinistra universitaria all’Università di Messina degli anni sessanta, per dare una mano a rifondare il paese. Il nostro è un paese meraviglioso, straordinario, fantastico, incredibile ed è un peccato vederlo gestito così male. Volevo tornare in politica per lavorare affinché questo paese valorizzasse tutte le ricchezze che possiede nel miglior modo possibile, per far si che le nuove generazioni future prendessero in consegna una realtà della quale essere orgogliosi.

Onorevole, è proprio il caso di dire che questo non sia un buon momento con tutto quello che succede nel paese.

In questo momento siamo afflitti da tanti problemi. La gente non è serena, non guarda al futuro con fiducia e questo è colpa della politica. La politica si occupa di noi cittadini ventiquattro ore al giorno ma molto spesso lo fa male. Per me fare politica significa correggere questa tendenza. Quando parliamo dei malesseri italiani che cambiano denominazione a seconda della regione, penso alla Sicilia, alla Calabria, alla Campania, alla Puglia, intendo sottolineare che questi malesseri sono figli della mala politica e della mala burocrazia. La mala politica e la mala burocrazia creano malessere. La buona politica priva di burocrazie produce e favorisce invece il benessere. Il mio ritorno alla politica attiva, anche se devo ammettere di non averla mai abbandonata praticandola da privato cittadino intervenendo nei convegni incontrando i giovani nelle Università, è il tentativo in prima persona di incidere per invertire questa tendenza. Lavoro nei cinque continenti per l’immagine del nostro paese per lo stile e la promozione dei prodotti italiani ma ritengo che ora sia arrivato il momento di tornare nelle istituzioni per cambiarle in meglio.

Il suo cognome, il marchio Versace che è sinonimo di qualità e creatività del made in Italy in tutto il mondo, non potrebbe essere usato come un grimaldello per aprire ancora di più il mercato estero ai prodotti ed alla industria italiana nel mondo? Per esempio, gli italiani eletti all’estero, potrebbero o dovrebbero rappresentare il “piede di porco” per sfondare ed incentivare il commercio con l’estero richiamando anche investitori stranieri?

Per funzionare bene all’estero, abbiamo la necessità di funzionare bene in Italia. A metà degli anni settanta l’Italia veniva rappresentata sulle copertine dei settimanali tedeschi con gli spaghetti e la P38. Quello era un segnale di quale fosse il degrado del paese. Da allora la moda, la creatività, lo stile italiano, cambiarono l’immagine del paese facendolo diventare un paese amato, rispettato e ben voluto da tutti. Nell’ultimo periodo, purtroppo a causa del degrado di Napoli, dell’Alitalia e della degenerazione della politica, si è squalificata l’immagine degli italiani nel mondo. Ecco perché abbiamo bisogno di essere forti in Italia, di farci amare per la nostra cultura, la nostra creatività, la nostra bellezza. Non possiamo permetterci questo degrado che abbiamo avuto nell’ultimo anno. L’immagine compromessa di un sud che invece è meraviglioso in quanto a ricchezza di beni naturali ed in quanto a materiale umano è un vero peccato. Cosa dire della nostra compagnia di bandiera che è stata ed è un simbolo della capacità italiana dell’accoglienza e della comunicazione? E poi la politica non si è mostrata in grado di fare fronte ad emergenze di vitale importanza. Il malessere di tutto il sud è causato dalla mala politica. Se la politica diventa una missione, se diventa un luogo delle competenze, dei valori, dell’etica, dell’impegno e dell’onestà, il malessere sparirà in poco tempo.

In realtà questi sono i motivi per i quali gli imprenditori stranieri non vengono ad investire in Italia?

La cosa che più di tutte spaventa e fa scappare gli imprenditori stranieri, è la burocrazia. Finanche la sicurezza non è tanto grave quanto la burocrazia. La sicurezza è un problema ma risolvibile. Ma la nostra burocrazia fa danni incalcolabili. Non si può pensare che per avere certezze, per fare investimenti in Italia, occorrano almeno tre anni e più di tempo solo per sapere se sarà possibile attuarli. E’ una cosa allucinante. La burocrazia in Italia è il problema più grave di tutti. Se si sommano i malesseri della Sicilia, della Calabria, della Puglia e della Campania messi insieme, non fanno tanti danni quanti ne fa la burocrazia.

Quindi lei ha intenzione di agire in questo senso, per rendere meno elefantiaca la burocrazia?

Il discorso è quello di delegificare, dobbiamo demolire la burocrazia. Il paese deve essere sinonimo di efficienza, di semplificazione, di agilità. In Italia la burocrazia è la centrale del malessere principale, è la centrale del malaffare perché burocrazia significa corruzione, significa poca trasparenza. L’organizzazione mondiale sulla trasparenza, dice e dichiara che la corruzione intorno alle istituzioni in Italia supera i cinquanta miliardi di euro e che la burocrazia è la fonte di tutti i malesseri italiani.
Allo stesso tempo però, aggiungo che noi dobbiamo essere ottimisti e fiduciosi. E’ giunto il momento di una rivoluzione culturale che però dipende molto anche dai cittadini. Dobbiamo cominciare a mobilitarli aiutandoli a capire che chi li rappresenta alle Camere è un loro servitore, non il padrone. I politici vanno stimolati quotidianamente a che si comportino in maniera adeguata. Voi dei media avete una responsabilità spaventosa perché se i giornalisti economici fossero stati attenti e diligenti, il caso Parmalat non sarebbe esistito. Calciopoli, se i giornalisti ed i dirigenti sportivi fossero stati attendi, diligenti ed onesti, non sarebbe esistita. Ecco perché voi dei media avete una grande responsabilità, rappresentate un terzo dell’intero problema. Dovete risolverlo voi e quindi fate il vostro dovere sino in fondo, impegnatevi sul tema altrimenti questo paese non lo riformeremo.

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