Tribunale di Modena: no all’imposizione di terapie intensive anche se ‘salvavita’

Tribunale di Modena: no all'imposizione di terapie intensive anche se 'salvavita'

Una donna di 70 anni che soffre di una malattia neurologica degenerativa ed e' ricoverata a Modena ha chiesto al marito (da lei nominato amministratore di sostegno in base a una legge del 2004) di opporsi a una probabile tracheotomia salvavita su di lei. E il magistrato ha dato ragione alla coppia.

La vicenda e' riportata in pagina regionale da 'L'Informazione' di Modena, Reggio Emilia e Parma. Il giudice tutelare del Tribunale di Modena Guido Stanzani, ha stabilito che il rifiuto di terapie invasive, anche salvavita, puo' essere espresso dall'amministratore di sostegno che affianca il paziente. L'ammalata (che soffre di sclerosi laterale amiotrofica ed ha la prospettiva, ineluttabile, di dover fare ricorso in tempi brevi a una ventilazione forzata invasiva) ha nominato il marito amministratore di sostegno. E questi si e' rivolto al giudice per chiedere, nel rispetto della volonta' della moglie, che non venga eseguito l'intervento di tracheotomia quando si rendera' necessario.

Il giudice ha visitato la paziente, che fatica a parlare ma e' lucida e, facendosi aiutare dai figli per interpretarne il pensiero, si e' sentito comunicare l'intenzione precisa di non essere sottoposta alla pratica invasiva. Il decreto, emesso il 13 maggio scorso, non ha precedenti a Modena ed e' tra i primi del genere in Italia. In base al decreto del giudice, l'amministratore di sostegno viene autorizzato a negare ai sanitari il consenso necessario per praticare la ventilazione forzata sulla paziente, ma anche a chiedere agli stessi medici le cure palliative piu' efficaci per annullare ogni sofferenza alla persona.

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