Immigrazione:Come coniugare legalita’ e integrazione. Gli Italiani visti dagli immigrati

Politicattiva

Nel 2000 è stata pubblicata un’indagine fatta su un campione di immigrati presenti nel nostro Paese, a cui si chiedeva di mettere so tto esame (una volta tanto) gli Italiani. Il nostro ritratto risultante dal sondaggio fu il seguente: “gli Italiani sono sospettosi e tolleranti solo sulla carta; non distinguono le diverse culture ed etnie; equiparano gli stranieri ai ladri; in famiglia sono dominati dalle donne, educano male i figli, sono troppo tiepidi nella religione ed esagerano con il consumismo; in politica, sono incomprensibili e opportunisti”.Benché siano trascorsi vari anni, tale descrizione pare riflettere quanto mai la situazione attuale: – gli Italiani, buonisti e perbenisti spesso per facciata, si rivelano pronti a trasformarsi in ostili e intolleranti (sempre solo per facciata) ogni qual volta lo richiedano eventi di cronaca che vedono protagonisti gli immigrati- è sempre più radicato la dipendenza comune da una sorta di “consumismo ad oltransa”, che determina l’emergere di una nuova categoria sociale: i “nuovi poveri”, gli Italiani che s’indebitano (prendendo un mutuo o impegnandosi a pagare a rate) non più (o non solo) per l’acquisto della casa o del pc per lo studio dei propri figli bensì per comprarsi l&rsquo ;ultimo modello SUV o il videofonino di ultima generazione o per non rinunciare ad una vacanza alle Maldive- sono sempre più diffuse forme di devianza sociale, di cui ne sono recenti esempi le intollerabili violenze di Verona da parte di giovani naziskin, i (sempre più filmati) fenomeni di bullismo nelle scuole oppure l’emergente uso di droghe anche tra i giovanissimi- si percepisce un grave disorientamento sociale delle famiglie ed una perdita di consenso sociale dei docenti, smarrendo quei valori su cui si fonda un ordinamento sociale: la famiglia -qualsiasi forma assuma- e il rispetto per la Comunità e le Istituzioni- per quanto riguarda la crisi di credibilità e legittimità della classe politica, non occorre aggiungere molto: basta rinviare alle famose denuncie contenute nel libro “la Casta” di Rizzo e Stella! Nonostante tutto questo, però, oggi, secondo l’informazione “semi-libera” del nostro Paese (e secondo l’opinione pubblica che vi si conforma passivamente) è l’immigrazione la più grave “emergenza nazionale”… L’ipocrisia tutta italiana nell’affrontare il tema dell’immigrazione:L’Italia non ha mai dato l’immagine di un Paese intollerante bensì ha sempre mostrato il volto dell’accoglienza e de llo spirito di umanità, anche grazie al lavoro svolto in silenzio da molte Comunità e Associazioni. Nello stesso tempo, però, il nostro è un Paese intrinsecamente insicuro e instabile, facilmente influenzabile nei suoi umori comuni. Spesso si addita l’Italia di ragionare solo con le logiche dell’“emergenza”: forse per questo non si riesce a fare a meno: – o di affrontare i problemi quando assumono carattere cronico (vedi il caso dei rifiuti in Campania)- oppure, al contrario, di creare “allarmismi ingiustificati” ad uso e consumo di parte. Per di più, con la stessa spavalderia con cui l’opinione pubblica cambia atteggiamento, la politica, che dovrebbe mostrare maggiore raziocinio, più che governare si lascia governare dalle paure più precarie (proprio cavalcando l’onda lunga della paura per l’immigrato, ad esempio, il centrodestra ha costruito le sue fortune alle ultime elezioni romane). Alcuni episodi criminali, aventi come protagonisti immigrati, risultano facili pretesti per far scattare l’allarme immigrazione e diffondere la “paura del diverso”, inculcando nella gente il falso binomio immigrato-criminale.Una dimostrazione di ciò si può trarre dalla cronaca recente: – mentre il tragico omicidio della signora Reggiani a Roma (da parte di un rumeno) ha avuto l’impatto di costringere l’ormai ex governo Prodi a varare un pacchetto-sicurezza di cui, fino al giorno prima del misfatto, non se ne sentiva l’urgenza, e mentre un tentativo di rapire una bambina a Napoli (da parte di una piccola rom) ha fatto esplodere la rivolta della gente, pronta a cacciarli tutti bruciandone le baracche – al contrario, negli stessi giorni, lo stupro consumato da un italiano ai danni di una giovane rumena ha avuto una minima visibilità, non trovando praticamente spazio nel mondo dell’informazione, non essendo redditizio parlarne in periodo di “caccia al clandestino”!Ma questo non &e grave; un atteggiamento nuovo. Nell’estate del 2000, ad esempio:- da un lato, l’Italia accoglieva con favore le parole dell’allora Presidente del Senato, Nicola Mancino, dichiarante (citando uno studio dell’ONU) che gli immigrati erano un’indubbia risorsa per il Paese e che ne servivano almeno il triplo, commuovendosi di fronte alle immagini di profughi albanesi gettati in mare come merce da scafisti senza scrupoli- ; dall’altro, non appena qualche giorno dopo è seguita la morte in mare di due finanzieri (dovuta allo scontro con un gommone usato da scafisti albanesi), molti degli stessi Italiani caldeggiavano con favore le richieste della Lega (e, in parte, di AN) di chiudere le frontiere, mettere al bando gli immigrati e lasciare libertà alle forze dell’ordine nell’uso delle armi contro le “carrette del mare”!Il pericolo peggiore, allora, è che la politica segua le emozioni del momento nel dettare la propria agenda e nell’affrontare i problemi, puntando ad una “legislazione simbolica” piuttosto che risolutiva dei problemi. L’ideologia della “tolleranza-zero”:Per scongiurare che la ragionevolezza ceda il posto all’intolleranza e che l’intolleranza possa trasformarsi in xenofobia, occorre evitare un errore di fondo, eppur comune (basta ascoltare uno dei tanti dibattiti politici sul tema in questi giorni): parlare indistintamente di “immigrazione”, senza operare le dovute distinzioni tra:- immigrazione “comunitaria” ed “extracomunitaria”, che (dati i vincoli imposti dalla UE) richiede interventi e risposte diverse- e immigrati che vengono in Italia risoluti a trovare un lavoro e quelli che vengono allo sbando, pronti ad arrangiarsi nell’arte di vivere non facendosi scrupoli nel bypassare le soglie della legalità.Questo è un errore frutto di una sbagliata visione ideologica di fondo: quella che considera l’immigrazione come un problema in sé, in quanto:- mera questione di ordine pubblico – e freno per l’occupazione e lo sviluppo.Questa ideologia trova sovente espressione in una parola in questi tempi di moda: “tolleranza-zero”, una etichetta in sé inaccettabile per definizione perché non altro che sinonimo di intolleranza (“zero tolleranza” vuol dire “non avere tolleranza”!). L’immigrazione non è il “male assoluto”: il male sta sia dentro che fuori l’immigrazione, sia tra gli immigrati che tra gli Italiani, e risiede nell’ILLEGALITA’, questa sì da perseguire senza tentennamenti (indipendentemente dal colore della pelle o dalla nazionalità dell’individuo).Ecco perché non è condivisibile la tolleranza-zero ed è inaccettabile che questo slogan sia fatto proprio dal Governo di una Repubblica che si fonda su una Costituzione che esordisce all’art. 2 affermando (a favore di ogni persona, indipendentemente dalla cittadinanza): – di riconoscere e garantire i diritti inviolabili dell’uomo – e di richiedere l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà.Il compito che lo Stato “può e deve” rivendicare è quello di lottare senza confini e senza distinzioni per il rispetto dello STATO DI DIRITTO e contro ogni forma d’illegalità (che si annida sia tra gli immigrati che tra gli Italiani).E’ solo all’interno di tale prospettiva (in cui vanno inseriti anche interventi di moralizzazione pubblica a 360°) che il rigido controllo dei flussi migratori, lo smantellamento dei campi nomadi non autorizzati e le espulsioni degli immigrati irregolari o che delinquono non assume forme intolleranti o razziste bensì rientra semplicemente nelle dovute politiche di mantenimento dell’ordine e della sicurezz a spettanti allo Stato.Esiste una via intermedia, dunque, tra l’ideologia comunista (che propone l’abbattimento dei confini e l’accoglienza indiscriminata degli stranieri) e l’ideologia fascista (che ripudia l’immigrazione e l’integrazione culturale, scorgendo in essa un pericolo per la purezza dell’identità culturale nazionale): questa è l’“unica” perseguibile. Occorre stare attenti, anche con le sole parole, ad incitare forme d’intolleranza nei cittadini (che possono sfociare nei noti fatti di Napoli). Allo stesso tempo, occorre avere il c oraggio di affrontare a viso aperto i problemi legati all’immigrazione, nell’interesse degli stessi immigrati regolari ch vivono in Italia e sono ingiustamente screditati dall’opera di una minoranza che delinque o, più semplicemente, è incivile nei comportamenti.Non è razzismo, allora, cercare semplicemente di imporre dei doveri e richiedere il rispetto di alcune regole a chi viene a vivere in Italia. Due esempi possono essere chiarificatori:1- A Bologna il sindaco Cofferati, dopo aver approvato la costruzione di una nuova mos chea come luogo di culto per la Comunità musulmana, raccogliendo i dubbi e le proteste provenienti dai cittadini del quartiere San Donato e dall’opposizione consiliare, ha raggiunto un accordo con la cittadinanza che prevedeva la richiesta al Centro di Cultura islamica di accogliere due condizioni per il definitivo via libera alla costruzione: istituire una apposita fondazione (per garantire la trasparenza dei fondi investiti nella moschea) e tagliare rompere ufficialmente i rapporti con l’Ucoii, associazione sospettata di estremismo. Ebbene, proprio lo scorso aprile il Centro ha rifiutato entrambe le condizioni, non rispondendo nemmeno alla lettera inviatale dall’Assessore Merola. Ebbene, in tal caso l’Amministrazione non ha potuto far altro che bloccare il progetto. 2- Caso Rom (attenzione! Non Rumeni!). I Rom sono un popolo prevalentemente nomade e che vive in gruppi formati in specie da clan familiari, in cui il legame è molto forte. Benché l’80% di quelli che vivono in Italia sono ormai cittadini italiani, di norma essi rifiutano di vivere in una abitazione, per non dire che rifiutano spesso di cercarsi un lavoro facendo dell’accattonaggio un libero stile di vita (ovviamente, arrotondando con piccoli furti e scippi). Se è vero che non si può criminalizzare un gruppo etnico né tantomeno cercare di imporre un diverso modello culturale, quel che è certo è che accoglienza e rispetto non può voler dire rinunciare a far valere le leggi d ello Stato nel suo territorio. Non è accettabile, allora, il diffondersi incontrollato nel territorio di accampamenti nomadi abusivi privi dei requisiti minimi di igiene e sicurezza, così come non è tollerabile l’occupazione abusiva delle aree di sosta stradale da parte di camper di nomadi che trasformano in privata dimora quello che dovrebbe essere un luogo pubblico. Le prime misure sull’immigrazione del Governo Berlusconi:Sulla “emergenza” immigrazione, il Cdm del Governo Berlusconi, tenutosi a Napoli lo scorso 21 maggio, ha approvato le prime discusse misure, contenute nel “pacchetto sicurezza” (costituito da un decreto legge e tre disegni di legge). Eccone i punti principali:- l'immigrazione clandestina diventa reato: in base al disegno di legge, lo straniero che farà ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni di legge sarà punito con la reclusione “da 6 mesi a 4 anni”- la clandestinità diviene una aggravante in sede penale, nel caso di commissione di ulteriori reati – le espulsioni diventano più facili- il tempo di soggiorno massimo nei Cpt è prolungato da 2 a 18 mesi- gli appartamenti affittati a clandestini sono soggetti a confisca- maggiori poteri sono conferiti ai sindaci, che potranno rifiutare la concessione della residenza agli immigrati che non dispongono di un reddito sufficiente e di una abitazione, il che farà scattare l’espulsione immediata – i ricongiungimenti familiari sono resi più difficili e soggetti ad esame del dna per chi lo chiede – è introdotto il reato di accattonaggio – è revocata la patria potestà per i genitori che obbligano i figli minorenni all’accattonaggio sulle strade – è posto un freno ai matrimoni di convenienza finalizzati all’acquisizione della cittadinanza italiana: i due coniugi dovranno prima convivere per almeno due anni- è prevista l’assunzione di 3.917 addetti alle cinque forze dell'ordine- è resa più facile la distruzione delle merci contraffatte Piogge di critiche son piovute addosso al Governo: – dalla Spagna, dal vice-premier Vegas e dal ministro per le pari opportunità – dall’UE, dal Parlamento dell’Unione- da Thomas Hammarberg (commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa), per il quale “i politici Italiani non dovrebbero infiammare situazioni che già di per sé provocano nuovi atti di xenofobia”.Si tratta di accuse gravi. Accuse più o meno esplicite di xenofobia che, francamente, paiono strumentali, inopportune, dettate da pregiudizio ideologico e da non conoscenza della natura dei provvedimenti in oggetto. Soprattutto risulta paradossale l’attacco del Governo spagnolo, lo stesso che, nel settembre del 2005, ha adottato una politica intransigente ai limiti del rispetto dei diritti umani contro gli immigrati che dalle coste marocchine hanno tentato di oltrepassare la frontiera spagnola di Ceuta e Melilla: in quella circostanza, il premier Zapatero non si è fatto molti complessi nello schierare l’esercito in assetto da guerra contro 600 persone disperate, provocando almeno 5 morti e centinaia di feriti. E’ indiscusso che il nuovo Governo è riuscito a captare la “voglia di Stato” dei cittadini, con risposte ferme e immediate. Sul merito dei provvedimenti occorre, anche a Sinistra, una analisi obiettiva e non ideologica:- riconoscendo i punti qualificanti del piano-sicu rezza Maroni- denunciando i punti criticabili – ed invocando gli interventi mancanti e complementari. Analisi degli interventi del Governo sul fenomeno migratorio:Il provvedimento certamente più criticabile è l’introduzione del reato di “immigrazione clandestina”, una misura più propagandistica (volta a rassicurare l’opinione pubblica ed ammansire la base leghista) che utile ed efficace:- da una parte, il rimedio sembra peggiorare il male. Rendere, da un giorno all’altro, circa 650.000 clandestini latitanti su cui far pendere un procedimento penale vorrebbe dire paralizzare la macchina della Giustizia italiana, far scoppiare le carceri e distogliere tempo e risorse dal perseguimento di veri e più gravi reati. Non solo non ci sarebbe nemmeno un’espulsione in più ma tale norma avrebbe dei costi enormi, determinando un ingestibile appesantimento delle strutture giudiziarie. La gestione delle convalide e delle direttissime per i clandestini sarà praticamente impossibile nei piccoli uffici del Sud Italia: posti come Locri, Sciacca, Crotone non hanno mezzi né strutture per affrontare i maxi processi quotidiani a centinaia di immigrati. Si scaricherebbe sull'apparato giudiziario e di polizia un fenomeno di massa, senza peraltro fornire risorse, con il risultato che migliaia di polizi otti e centinaia di giudici si dovranno occupare inutilmente dei processi ai clandestini.- dall’altra, è eticamente inaccettabile la criminalizzazione dei clandestini, indipendentemente dal concreto accertamento della loro pericolosità sociale, col rischio di innestare una spirale di intolleranza nei confronti di tutti gli immigrati.Opinione diversa, invece, va espressa riguardo al resto dei provvedimenti, per lo pi&ugrav e; condivisibili. In particolare, va segnalata:- l’introduzione dell’aggravante della clandestinità, un valido deterrente per il clandestino che delinque: il solo fatto che lo stesso sia arrivata in Italia irregolarmente e, nel territorio italiano, abbia commesso reati, rappresenta una autodenuncia della volontà di venire nel nostro Paese non alla ricerca di un lavoro e nel rispetto delle comuni regole di convivenza bensì pronti ad oltraggiare l’ordine pubblico e la sicurezza- il prolungamento della detenzione dei clandestini nei Cpt, un fatto in linea con gli altri paesi europei e dovuto alla necessità di consentire l’identificazione di soggetti che, nella maggior parte dei casi, fanno di tutto per non render manifesta la propria identità- la confisca degli appartamenti in affitto a clandestini, un valido deterrente per scoraggiare sia lo sfruttamento degli immigrati ad opera di italiani senza scr upolo (che si fanno pagare enormi cifre in cambio di abitazioni fatiscenti) sia il facile occultamento della clandestinità- l’introduzione del reato di accattonaggio, non una misura disumana bensì necessaria sia per combattere lo sfruttamento di donne e minori gettati nelle strade da uomini senza scrupoli sia per garantire un maggior decoro e senso di sicurezza nelle città. Fare l’elemosina a piccoli sulle strade spesso significa finanziare l’illegalità alle loro spalle. In un paese civile, l’accattonaggio non dovrebbe esistere: dovrebbero essere le Istituzioni pubbliche a garantire il minimo indispensabile per vivere degnamente a chiunque. Occorre inculcare la cultura della solidarietà ma far capire che, piuttosto che finanziare l’illegalità, è più meritorio aiutare (tramite donazioni o offrendo collaborazione) le innumerevoli Associazioni che, nel territorio, si spendono per i più umili (sia religiose, come la Caritas, sia laiche, come la Comunità di Biagio Conte a Palermo). Un’altra critica al piano-sicurezza sull’immigrazione del Governo, inoltre, è che, mentre dedica grande attenzione alla repressione della clandestinità, si disinteressa dei virtuosi processi d’integrazione degli immigrati e del problema di governare (oltre che l’immigrazione futura) l’immigrazione clandestina già stanziata in Italia: pensare, infatti, di espellere circa 650.000 persone dal territorio italiano è una pura follia, un’idea non sostenibile né roponibile! Proposte per fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione:Una politica seria del fenomeno dell’immigrazione non dovrebbe lasciarsi guidare da modelli ideologici prestabiliti:- di “Destra” (considerando l’immigrazione una minaccia per il Paese e pensando all’immigrato solo come un fattore-lavoro da sfruttare, senza sostanziali diritti)- o di “Sinistra” (pensando che l’Occidente, avendo la “colpa” di rappresentare la parte più ricca del mondo, debba rimuovere tale “peccato originario” accogliendo chiunque provenga da i paesi più in difficoltà, anche al rischio di un collasso socio-economico).Per governare l’immigrazione in maniera razionale e trasformare gli immigrati in una risorsa anche “umana” per la nostra Comunità, occorre condurre “inscindibilmente” due politiche parallele:- una politica di controllo della legalità e di imposizione delle regole di convivenza civile- ed una politica di accoglienza ed integrazione (senza chiamarla spregiativamente di “tolleranza”).Come tradurre tali slogan in provvedimenti concreti? Alcuni possibili soluzioni possono essere le seguenti: DAL LATO DEL RISPETTO DELLA LEGALITA’, occorre semplicemente affermare lo “Stato di Diritto”, l’idea per cui l’Italia non è una terra franca, in cui tutto è lecito e consentito e nessuno risponde di niente (ovviamente, facendola valere anche per gli italiani). Il nostro Paese non può essere il “ventre molle” dell’Europa, terra privilegiata di stabilimento per chi viene in Europa con la prospettiva di delinquere. Questo può tradursi in tre obiettivi di fondo:1- combattere la clandestinità, dietro cui, il più delle volte, si nasconde la microcriminalità (condotte di spaccio di droga, di furti, scippi e rapine che, benché un tempo considerati reati “bagatellari”, oramai esprimono un grande allarme sociale). Come? A tal fine, può esser utile:- inasprire le sanzioni gravanti sugli italiani che sfruttano il lavoro dei clandestini, con misure premiali per i lavoratori che denunciano le situazioni di irregolarità: in nessun modo può tollerarsi la clandestinità diffusa, perché dietro essa si nascondono persone senza diritti e libertà, facili preda di imprenditori senza scrupoli!- rendere effettivo il controllo delle dimensioni del fenomeno migratorio attraverso la creazione di corpi speciali di Pubblica sicurezza a ciò preposti: è inaccettabile che un Paese come l’Italia non sappia con certezza quanti stranieri risiedano nel suo territorio!- inasprire le pene per chi promuove, organizza e finanzia il traffico degli esseri umani- punire lo sfruttamento dei minori in attività criminali o nell’accattonaggio: è inaccettabile il riemergere del fenomeno dei “minori argati&rd quo;, di piccoli rumeni (o di altra nazionalità) usati, in quanto non imputabili, per la commissione di reati (che spesso, già a quattordici anni, vantano una lunga fedina penale!)- favorire e rendere più efficace la collaborazione tra i prefetti e i sindaci, attribuendo a quest’ultimi maggiori poteri e strumenti di controllo del territorio – attribuire ai prefetti poteri d’espulsione immediata, senza previa autorizzazione della magistratura: la cosa che capita oggi, invece, è che, non avendo le disponibilità economiche per le espulsioni, regolarmente

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