L’opposizione scrive un nuovo copione

di Nunzia Auletta

Le tre facce dell’opposizione: Veltroni, Di Pietro e D’Alema

Cosa hanno in comune Veltroni, Di Pietro e D’Alema? A sentirli e vederli in questi ultimi giorni, la risposta è scontata: niente. Anzi, la loro distanza politica e programmatica si può riassumere in tre parole che definiscono, rispettivamente, gli atteggiamenti dei tre leader dell’opposizione: fair play, grillismo e fronda!
Sono bastati un paio di giorni di dibattito di questa nuova legisltatura per raccogliere i gesti premonitori di quello che sarà l’opposizione dentro e fuori dal Parlamento.

Il fair play di Veltroni, col suo anglosassone Governo Ombra, è stato confermato dal tono del suo discorso di oggi che lascia le porte aperte a possibili convergenze per le riforme urgenti. “Accogliamo da subito il suo invito ad approvare le riforme”, dice “pacatamente” Veltroni, ma avverte “faremo un’opposizione forte e responsabile”. Un discorso da leader democratico di oltreoceano, che potrebbe far sperare in una contrapposizione su temi programmattici più che su posizioni ideologiche o atavici pregiudizi.

Di tutt’altra pasta il suo alleato-apparentato-ora battitore libero Di Pietro, che con piglio grillino, decide di giocare nel ruolo di enfant terrible. L’ex-pm fa il Robespierre anti-casta, insignito dalla ritrovata purezza della fiducia popolare, un 4,4% (28 deputati e 14 senatori) che Di Pietro intende rappresentare con fierezza. “Noi non abbocchiamo”, esordisce il leader del Idv verso Berlusconi, “non cadremo nella sua tela del ragno, nelle sue pacche sulle spalle”. Si spezza così l’incantesimo del veltrusconismo e si accendono le prime polemiche. I parlamentari della maggioranza sbottano ed interrompono ripetutamente Di Pietro, che chiede supporto a Fini. Stizzito il neo presidente super partes (ancora in praticantato istituzioanale) gli risponde: “Dipende anche da quello che si dice”. Occasione ghiotta per Di Pietro: “Ha ragione….qui non bisogna disturbare il manovratore”. Il copione è scritto e siamo solo all’inizio del primo atto!

Dal canto suo, D’Alema lancia una campagna trasversale, non dagli scranni di Montecitorio, ma dalla pagine del Corriere. Nell’intervista rilasciata a Maria Teresa Meli, annuncia la creazione di una nuova struttura politica, che avrebbe come punto di partenza la sua fondazione Italianieuropei. Non rimane chiaro cosa intenda D’Alema, ma ce n’è abbastanza per far tremare la rinnovata (?) leadership democratica. Un think tank, un centro di ricerca, una forza di confluenza trasversale, una scuola di politica per i giovani, un gruppo con supporto mass mediatico.

Forse una scusa per il vecchio leader della Quercia, per ricostruire ponti con la sinsitra oggi extra-parlamentare, una possibilità di ricreare correntoni e movimenti, ma al di fuori del contenitore partitico, quel Pd, che non può non rimanergli stretto. E non rassicurano le parole di diplomazia in extremis: “Naturalmente, questo progetto è legato organicamente alla costruzione del Pd, anche se nelle nostre iniziative vogliamo dialogare con tutti, compresi il governo, la maggioranza e le altre forze di opposizione”.

Insomma un’opposizione nell’opposizione, ma al di sopra del maggior partito dell’opposizione, con apertura ai fuorisciti ed esclusi del Pd. In quest’Italia del possibilismo dialettico la si presenta come innocua iniziativa politico-culturale, nella Francia dei Cardinali, la chiamavano, più semplicemente, FRONDA!(www.agoramagazine.it)

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