TECNOLOGIA DELLA PAROLA. DALL’ORALITA’ ALLA SCRITTURA

Studio sull’epigenesi dei segni grafici,parallela all’ antropogenesi e alle nuove comunicazioni e informazioni tecnologiche.

L’oralità è profondamente diversa dalla scrittura. La cultura chirografica è basata sulla scrittura, come esiste un’oralità primaria che prevede culture prive di segni grafici.
La comunicazione e il pensiero sono collegati al suono. Esistono tremila linguaggi e attualmente centinaia di lingue mai state scritte perché è difficile la formalizzazione delle regole linguistiche. Leggere un testo consiste nel convertirlo in suono con l’immaginazione, per cui la scrittura non può fare a meno dell’oralità. L’espressione orale può esistere senza scrittura, ma la scrittura, che affida la parola ad uno spazio, non esiste senza oralità. L’alfabetizzato non recupera totalmente il senso della parola come chi è immerso nella tradizione solo orale; per esempio l’alfabetizzato quando pensa ad una parola immagina il carattere grafico, ma è importante pensare la parola solo in riferimento al suono perché è astratta.

La questione omerica

Wood per primo ipotizza che Omero sia analfabeta e produce opere grazie al potere della memoria, per cui le frasi dell’Iliade e dell’Odissea sono incastonate da formule prevedibili, in una prosa formulaica con parti pre-fabbricate.
Parry ipotizza la teoria delle formule fisse in uso in Jugoslavia presso i cantori popolari serbo croati. I Greci dell’epoca di Omero apprezzano i clichè, le frasi fatte che nella cultura orale costituiscono dei modelli fissi e formulaici: la conoscenza acquisita è costantemente ripetuta per non perderla e dimenticarla.

Psicodinamica dell’oralità

In una cultura ad oralità primaria il pensiero e l'espressione tendono ad essere strutturati per favorire una facile memorizzazione e possono essere classificati secondo alcune caratteristiche. Essi sono
paratattici invece che ipotattici, ovvero basati su una struttura di frasi coordinate e non su una sintassi costruita con subordinate;
aggregativi piuttosto che analitici: le espressioni tradizionali nelle culture orali sono ricche di epiteti o caratteri fissi e non possono essere disgregate. La ricchezza e pesantezza delle formule del discorso orale ne rendono caratteristica la
ridondanza o “copia”, fenomeno tipico anche della retorica. La memoria infatti ha bisogno di molte più parole per ricordare di quanto non faccia la scrittura. Essi inoltre sono
conservatori o tradizionalisti, poiché bloccano la sperimentazione intellettuale;
vicini all'esperienza umana: una cultura orale non racconta concetti astratti ma i riferimenti sono sempre alla vita concreta dell'uomo;
dal tono agonistico, poi istituzionalizzato nella retorica e nella dialettica;
enfatici e partecipativi.
Il sistema della memoria, inoltre, è omeostatico, ovvero elimina le memorie che non hanno più rilievo (o sono scomode) per il presente, e situazionale piuttosto che astratto: le domande di tipo analitico compaiono in uno stadio di alfabetizzazione avanzato, e la memoria orale funziona in modo assai diverso da come un alfabetizzato possa immaginare.
Nella memorizzazione orale non esiste la ripetizione dell'identico ma la composizione dell'epica è controllata da precise formule metriche che possono essere facilmente spostate senza che questo cambi senso al racconto. L'espressione orale non è mai solo verbale, ma è uno stile di vita 'verbomotorio', che coinvolge il corpo intero dell'individuo in ogni attività: ogni azione e interazione è retorica.
Altra caratteristica fondamentale della psicodinamica orale è l'interiorità del suono: solo l'udito infatti “può prendere atto dell'interno di un oggetto senza penetrarlo”. L'udito, a differenza della vista che isolando i singoli elementi li separa, li unifica e li armonizza.
“Un'economia verbale dominata dal suono tende verso l'aggregazione (armonia) piuttosto che verso l'analisi disaggregante (che compare assieme alla parola scritta, visualizzata). Tende anche all'olismo conservatore (il presente omeostatico che dev'essere mantenuto intatto, le espressioni formulaiche che devono essere conservate), al pensiero situazionale (di nuovo olista, con l'azione umana al suo centro) piuttosto che a quello astratto, ad una organizzazione della conoscenza centrata attorno alle azioni di esseri umani o antropomorfi, piuttosto che attorno a cose impersonali”.
Risulta impossibile fermare il suono perché è dinamico e noi sappiamo ciò che ricordiamo.
Nella cultura orale si utilizzano moduli mnemonici per ricordare. Il pensiero orale è ritmico, perché il ritmo aiuta la memoria. Nella cultura orale il pensiero sommato all’espressione, può assumere diverse caratteristiche e specificità:
PENSIERO PARATATTICO, quale grammatica articolata e differente dall’ipotattico, che è un pensiero subordinato.
FORMULA AGGREGATIVA con epiteti ed elementi formulaici
RIDONDANZA, ripetizione
PENSIERO CONSERVATORE, mentalità tradizionalista
PENSIERO AGONISTICO, descrizioni entusiastiche della violenza fisica
PENSIERO ENFATICO, identificazione stretta con ciò che viene raccontato
PENSIERO OMEOSTATICO, equilibrio/omeostasi con il presente. La cultura orale elimina le parti non inerenti.

La scrittura ristruttura il pensiero

Il nuovo mondo della scrittura influisce sugli esseri umani, perché ristruttura processi mentali. Il paradosso con la scrittura è l’associazione con la morte suggerita da Platone nell’accusa di una scrittura
-disumana
-inanimata
-distruttiva della memoria

La scrittura è un processo guidato da norme inventate, in cui la razionalità, per il discorso orale, si discosta dall’inconscio.
Segni di scrittura sono comparsi 50.000 anni fa con l’Homo Sapiens, ma il primo esempio di grafia appare nel 3500 a. C. con la civiltà dei Sumeri in Mesopotamia.
Esistono molti sistemi grafici:
-pittogrammi, presso gli Egizi per cui la figura coincide con il significato.
-ideogramma, l’insieme di figure (immagine collettiva) significa una parola singola
l’alfabeto è stato inventato nel 1500 a. C.. Tutti i tipi di alfabeto derivano dal semitico originario. I primi inventori delle lettere con le vocali furono i Greci o le scritture bustrofediche in cui le righe grafiche procedevano alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra o dall’alto in basso e dal basso in alto.
L’invenzione della carta rese più facile la scrittura. Fu fabbricata in Cina nel II sec a.C. e diffusa dagli Arabi nel VIII sec. In Europa venne prodotta nel XIII sec. Di conseguenza la scrittura soprattutto in epoca moderna diviene un’operazione solipsistica: la scrittura rafforza, potenzia, incentiva l’analisi e con essa è necessario utilizzare un linguaggio chiaro perché non vi è più il contesto della cultura orale, la quale prevedeva quali supporti comunicativi l’espressione del volto e delle mani e l’intonazione.
Bernstein distingue un codice linguistico ristretto o lingua pubblica, in cui l’oralità si avvicina alla realtà e un codice linguistico elaborato, una lingua privata.
Dall’interazione tra scrittura e oralità derivano:
LA RETORICA ACCADEMICA, la retorica è l’origine dell’arte oratoria usata a fini di persuasione (retorica forense e deliberata) e a scopi di esposizione (retorica epidittica). La finalità ultima della retorica è provare a confutare un argomento di fronte ad un oppositore
LATINO COLTO, per 1000 anni è stata la lingua scritta e parlata solo da maschi. Il passaggio dalla cultura orale a quella scritta è molto lento. Avviene un avvicinamento alla dimensione inconscia del messaggio scritto.

Stampa, spazio, chiusura

Il passaggio dal discorso orale allo scritto presuppone uno spostamento dall’ambito sonoro allo spazio visivo. L’invenzione dei caratteri mobili in Europa nel XV sec. costituisce un impulso fondamentale per la stampa, in quanto sostituì il dominio dell’udito con la vista, radicò la parola nello spazio, escluse l’antica arte retorica orale dall’educazione accademica, incentivò lo sviluppo della privacy personale e rese possibile un’ampia quantificazione di conoscenza.
La tecnologia elettronica ( televisione, radio, telefono) apre l’era dell’oralità secondaria, per cui anche l’educazione avviene tramite i massmedia. La parola esposta oralmente risulta collettiva, mentre quella scritta è solo individuale.
Per noi moderni e' ormai scontato che la scrittura, o meglio, l'egemonia culturale e sociale della scrittura e della stampa, abbia segnato il tramonto della comunita' e l'emergere di quel suo triste surrogato che e' la ''societa' civile''. Naturalmente la parola parlata, il ''discorso vivente e animato'' di cui parla Platone, non e' scomparsa, ma ha assunto, a differenza che nelle societa' arcaiche e classiche, un ruolo secondario (di commento, di rafforzamento) rispetto a quello fondante della scrittura. Ed e' tuttavia significativo che nei luoghi di formazione e di trasmissione del sapere, come in quelli della produzione, come nella vita quotidiana, l'oralita' per cosi' dire ''secondaria'' abbia continuato a giocare un ruolo indispensabile. Il passaggio dall'oralita' alla scrittura – dall'orecchio all'occhio, come ci ha insegnato McLuhan – e' in realta' il lungo processo che nella storia delle civilta' occidentali ha teso alla rimozione del corpo, alla sua marginalizzazione rispetto a degli universali astratti come la cultura o il denaro.
Ma l'era dell'informazione, o della globalizzazione, o l'eta' postindustriale in cui stiamo mettendo ancora timidamente (ma quanto drammaticamente) i piedi, indica forse tendenze diverse. Senza voler esagerare i fenomeni, e' pero' significativo che nel corso del Novecento le telecomunicazioni – quelle che mettono in relazione le persone tra loro, come il telefono o le reti telematiche, non tanto gli apparati del broadcast come la televisione – abbiano incrementato e non diminuito la produzione di oralita'. E adesso gli ultimi nati, il telefono cellulare e la e-mail, cominciano a infettare di oralita' anche la scrittura. é vero che i messaggi di posta elettronica e quelli dei cellulari sono ancora messaggi scritti, ma le loro condizioni di produzione e di ricezione li costringono a emulare la parola parlata: mancanza di punteggiatura, disinvoltura della sintassi, spontaneita' e immediatezza della comunicazione. Ma soprattutto impallidisce la rigidita', l'incapacita' di rispondere della scrittura: al messaggio sul cellulare si risponde in qualche minuto, alla posta elettronica in qualche ora. Le parole scritte (e anche le immagini) hanno cominciato a risponderci: Platone non le riconoscerebbe piu'. La ragione piu' profonda di cio' e' che le nuove tecnologie sono (a differenza di quanto spesso si crede) un segnale e uno strumento importante di una nuova centralita' del corpo, che sta uscendo dal regime disciplinare in cui l'aveva ingabbiato la civilta' industriale e sta riportando a se' stesso ambiti e funzioni delegate alle organizzazioni impersonali e astratte. E in questo ritorno del corpo la nuova centralita' della voce, che in fondo non e' altro che la parte piu' mobile e aerea del nostro corpo, non puo' stupire.

Memoria orale

La narrativa è un’arte orale. La trama del racconto apparirà nelle narrazioni lunghe solo con la scrittura. La trama lineare ed il climax raggiungono la forma più compiuta nel romanzo poliziesco, come il primo poliziesco del 1841 “I delitti della rue Morgue” di Edgar Allan Poe.
La stampa sigilla le parole in uno spazio, meccanicamente e psicologicamente, aumentando il senso di chiusura. L’origine del romanzo moderno, caratterizzato dall’intreccio compatto, è la rottura con la struttura episodica, diventando così letteratura d’avanguardia, libera da narrazioni episodiche o a episodi, ma costituita di variazioni impressionistiche e immaginifiche diverse dai precedenti racconti a intreccio. Il personaggio si staglia a tutto tondo nella narrazione e si differenzia dal personaggio piatto, che deriva dalla narrazione dell’oralità primaria.

Conclusioni

Fino al XVIII sec. i testi letterari scritti sono destinati alla recitazione. L’epica è una forma d’arte orale nel mondo occidentale, mentre l’epica scritta è imitazione consapevole. La corrente del new criticism insisteva sull’autonomia di ogni singola opera d’arte testuale, esaltando il testo, che è soggettivo e non esiste oggettività. Lo strutturalismo di Levi Strauss difende i popoli che noi occidentali definiamo “primitivi”. La risposta estetica di Ricoeur definisce la scrittura e la lettura come forme comunicative differenti dalla comunicazione orale in termini di assenza. Il lettore è assente quando lo scrittore scrive e viceversa. Nella comunicazione orale il parlante e l’ascoltatore sono l’uno in presenza dell’altro. La teoria della ricezione estetica reagisce contro l’esaltazione del testo come soggettività del new criticism. La teoria della ricezione estetica sostiene l’oggettività del testo, per cui non occorre la presenza dell’autore. La comunicazione umana è verbale e non, e per aver luogo richiede un feed back, ossia una reazione anticipata: chi invia un messaggio non è solo emittente, ma anche destinatario. La comunicazione non è a senso unico. E’ un’interazione.

La scrittura ristruttura il pensiero. Nuove tecnologie della parola

La scrittura è disumana, distrugge la memoria, è inerte e non può difendersi. Queste critiche, che Platone muove alla scrittura, sono le stesse che oggi molti rivolgono al computer. In realtà Platone, come mostra Havelock, fonda la sua epistemologia proprio sul rifiuto del vecchio mondo della cultura orale rappresentato dai poeti. La scrittura, come Platone ha sottolineato, è una tecnologia della parola, e se le tecnologie sono artificiali, l'artificialità è naturale per l'uomo. Essa infatti è stata l'evento di maggior importanza nella storia delle invenzioni tecnologiche dell'uomo poiché ha trasformato pensiero e discorso. Ong illustra come nascono e si sviluppano i primi sistemi di scrittura e come residui di oralità restino in diverse forme anche in una cultura profondamente alfabetizzata come la nostra e ritiene che “la trasformazione elettronica dell'espressione verbale ha accresciuto quel coinvolgimento della parola nello spazio che era iniziato con la scrittura, e ha contemporaneamente creato una nuova cultura, dominata dall'oralità secondaria.” La nuova oralità presenta somiglianze con la vecchia per la sua mistica partecipatoria, il senso della comunità, la concentrazione sul presente e addirittura per l'uso di alcune formule, ma essa genera il senso di appartenenza a gruppi molto più ampi – a ciò che McLuhan chiama “villaggio universale”..
Ong, pur non facendo esplicito riferimento alle nuove forme di comunicazione che crea Internet, sembra anticipare alcune delle caratteristiche messe in luce da Pierre Lévy: la struttura della rete, secondo il filosofo francese, può essere compresa con la nozione di “universale senza totalità”, la quale si fonda su di un ordine non gerarchico che riflette la struttura ipertestuale e può essere interpretato nella prospettiva di ciascun nodo.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy