LA RIFORMA SCONOSCIUTA DELLA DESTRA CANCELLATA DALLA SINISTRA

AIUTI ALLO SVILUPPO

(La Velina Azzurra) – Nell’estate del 2006, al primo “comitato direzionale” della Cooperazione allo sviluppo dopo l’uscita di Gianfranco Fini e l’arrivo di Massimo D’Alema agli Esteri, il direttore generale Alain Economides varava una raffica di delibere, cancellando con un solo colpo tutte le innovazioni istituite dalla precedente gestione Mantica di centro-destra e ripristinando lo statu quo. Capire che cosa significa ciò è facilissimo. Gli aiuti allo sviluppo sono un settore quasi esoterico e di impossibile comprensione per i non addetti ai lavori. Nello stesso tempo costituiscono l’unica direzione generale degli Esteri dotata di un proprio autonomo bilancio. La rete mafiosa italiana ed estera che conosce i meandri di questa realtà nascosta ai comuni mortali (e così si è voluto sempre che fosse) decide su come spendere quei soldi e a favore di chi, permettendosi di chiudere la bocca ai politici e persino ai vertici diplomatici che mettono la loro firma sulle erogazioni. Ciò spiega perché da 30 anni, il settore è controllato da una ristretta e impenetrabile cupola di cosiddetti “esperti”, contrattisti esterni del ministero, alleati con la Cgil e con la sinistra politica, che ne ricava benefici vari e finanziamenti per le proprie Ong. Non a caso la cooperazione, come quasi tutto il quarto settore, è rimasta un fenomeno controllato dai sindacati di sinistra e chiuso alla destra.

Con lo sbarco dei berlusconiani alla Farnesina, era avvenuta una cosa semplice e in fondo ovvia: in pochi mesi quella Babele di norme e procedure iniziatiche era stata semplificata e ricondotta alla comprensione di tutti; il meccanismo dei progetti era stato accelerato; ed erano stati messi nuovi paletti sia per limitare lo strapotere degli “esperti” sia per verificare ex-post come vengono spesi i soldi. Le delibere successivamente varate da Economides abolirono questa riforma ripristinando lo statu quo. Adesso, il “piano Massolo” mira semplicemente a perpetuare il “sistema Cgil” affinché tutto resti nelle mani degli “esperti” e vengano impediti nuovi tentativi di riforma da parte del centro-destra.

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