DOVE SONO FINITI I COMUNISTI?

Ing. Catello Masullo

A sentire il “Cavaliere” per antonomasia , in una delle prime dichiarazione come nuovo Presidente del Consiglio “in pectore”, con la consueta sobrietà…, i comunisti sono nel Partito Democratico. Probabilmente sarà stato spiazzato pure lui dalla scomparsa dal parlamento italiano dei partiti politici che esplicitamente alla ideologia comunista si ispirano. A chi rivolgerà mai i suoi strali preferiti, contenenti appunto la parola magica “comunista”, che tante fortune gli ha arriso? Ci ha pensato su non più di una notte. Ma sono nel PD. E dove sennò? E, paradossalmente, la tesi sembrerebbe condivisa dagli stessi comunisti “spariti”. Che addossano la colpa principale della loro scomparsa a Veltroni. Con la sua “sciagurata”, e troppo “repentina” decisione di “andare da solo”. A rigor di logica, non sembrerebbe infondato il ragionamento secondo il quale la martellante campagna sul cosiddetto “voto utile” abbia potuto contribuire non poco al desolante risultato elettorale della Sinistra Arcobaleno (aggregazione di “Rifondazione Comunista”, “Comunisti Italiani” e “Verdi”, ndr). In una logica di contrapposizione duale, chi avesse voluto contrastare l'annunciata vittoria di Berlusconi, trovava il miglior e più “utile” voto nel PD di Veltroni . E, di conseguenza, gli abituali votanti per i tre partiti della sinistra estrema (è stata più volte definita “radicale” nella campagna elettorale, ma il termine apparrebbe improprio, in quanto potrebbe generare confusione con i “radicali” storici di Pannella e Bonino, che sono ben distinti da tali partiti politici) avrebbero trovato naturale far confluire il loro consenso al PD. Partito ideologicamente meno distante. Almeno sulla carta. Ma le prime analisi del voto ci dicono che il PD ha ottenuto solo 160.000 voti in più della somma dei costituenti DS e Margherita , rispetto alle politiche di meno di due anni fa. E, allora, dove sono finiti i circa due milioni e seicentomila voti che mancano all'appello di “Rifondazione Comunista”, “Comunisti Italiani” e “Verdi”? Ove fossero confluiti nel PD, Veltroni avrebbe rischiato, se non di vincere (il PDL ha ottenuto alla camera quasi 3.5 milioni in più dell'avversario), almeno di ottenere quel risultato minimo sperato di sostanziale “pareggio” al Senato. E invece, se non in piccola parte, sembrerebbe che tali voti non siano andati al PD. Né , apparentemente, si potrebbe asserire che avrebbero rimpiazzato una sostanziale fuga dell'elettorato cattolico dal PD, spaventato dall'ingresso della “mangia-preti” Bonino. Il voto cattolico, apparrebbe , come abitualmente avviene, essersi distribuito trasversalmente. Senza nemmeno concentrarsi sulla UDC di Casini, che sulla carta appariva il partito che meglio difendeva i valori cattolici. Dopo le affermazioni, da parte di Berlusconi, di “anarchia” in fatto di temi sensibili per il PDL. E invece l'UDC ha semplicemente “tenuto”. Senza sfondare. Nell'Italia del Nord, una parte dei consensi di sinistra estrema, potrebbero essere stati intercettati dalla Lega di Bossi. Che ha superato il 30% in 15 province ed il 15% in altre 20. Con connotazioni di vero voto popolare. La lega interpreta infatti con efficacia lo spirito di “anti-politica”. Da sempre forte. Ma rinfocolato dal grande successo editoriale del libro di Stella e Rizzo “La Casta”. Il libro più venduto dello scorso anno. Apparrebbe quindi probabile che anche una fetta non trascurabile della classe operaia del Nord abbia optato per la Lega. L'operaio della proverbiale “fabbrichetta” del Nord, ed in particolare del brillante Nor-Est, ha infatti tutto l'interesse che il suo datore di lavoro prosperi e che, soprattutto, non si trasferisca nei paesi dell'Est europeo o, peggio, nei paesi in via di sviluppo. Ed è quindi sempre più ostile ad una politica vetero-stalinista che criminalizza la ricchezza e la produttività. Ma cosa è successo , invece, al Sud, e, soprattutto, nelle regioni rosse del centro, zoccolo duro e roccaforte anche della sinistra estrema? Una parte dei voti migranti li ha probabilmente intercettati l'Italia dei Valori di Di Pietro. Che fa del rispetto assoluto della legalità una bandiera (riportando in auge il famoso “tintinnìo” di manette). Ad ulteriore conferma di un processo di “radicalizzazione” (nel senso più squisitamente letterale del termine, e quindi con nessun riferimento al movimento Pannella/Bonino) del voto della sinistra estrema. Ma la parte del leone per i 2.600.000 voti che mancano all'appello l'ha forse fatta l'astensione. Specchio della generale sfiducia nelle istituzioni e nel sistema politico. Sfiducia nel poter contare veramente. Ed è l'ipotesi più inquietante. Perché se una fascia così vasta non si sente più rappresentata, potrebbero venirsi a creare di nuovo le condizioni di una recrudescenza degli anni di piombo. Specie in una generale condizione di congiuntura internazionale. Che acuisce il peso della crisi sulle classi più deboli. Più esposte ai rincari dei generi alimentari di prima necessità. E dove maggiormente aleggia lo spettro della disoccupazione e della precarietà del lavoro.

Distinti saluti

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