di Augusto Cavadi (la Repubblica)
Che cosa prova “un cittadino europeo, sbarcato in un'isola piena di misteri, di contraddizioni, di cupezza” come la Sicilia? Marcelle Padovani, nota per aver firmato con Falcone Cose di Cosa nostra, risponde: ” il dilemma tragico, ma fecondo: essere un vigliacco o un eroe in tutti i gesti della quotidianità”. La risposta, contenuta nella sua presentazione al libro di Davide Romano La pagliuzza e la trave (La Zisa), dà una delle due chiavi di lettura principali. Perché la raccolta di articoli e interviste e brevi del giornalista palermitano non è solo una rivisitazione di alcuni protagonisti cattolici del “laboratorio” siciliano: come annunzia già il sottotitolo (Indagine sul cattolicesimo contemporaneo), essa intende presentarsi, più ambiziosamente, come un saggio di informazione laica sul cattolicesimo nazionale. E Dio solo sa quanto ce ne sarebbe bisogno in una fase storica in cui del cattolicesimo o parlano (quasi sempre apologeticamente) i cattolici o nessuno.
Ma che significa visitare il cattolicesimo con occhi laici? Leggendo queste pagine si intuisce che non si tratta di invertire il registro agiografico in prospettiva polemica: piuttosto di cercare di fotografare l'oggetto dello studio in maniera onesta, rispettando la varietà (talora persino contraddittoria) dei pezzi che costituiscono questo strano puzzle. Perché il cattolicesimo contemporaneo non è un blocco monolitico: è costituito da politici che in nome della religione tessono legami con i poteri forti (mafia non esclusa), ma anche da preti che in nome del vangelo denunziano quegli stessi poteri al punto da rimetterci la vita. E' costituito da monsignori che vivono, da diplomatici e da banchieri, tra diplomatici e banchieri; ma anche da uomini e donne, senza nessuna investitura ecclesiastica istituzionale, che per fedeltà al battesimo lavorano quotidianamente – in sincera solidarietà con uomini e donne del proprio tempo che non si riconoscono in nessuna confessione religiosa – per costruire una società meno ingiusta e meno infelice.
Questa poliedricità del cattolicesimo è già, in qualche modo, esemplificata in due testi che introducono al libro. E' il cattolicesimo di chi, come Anna la Rosa, ritiene appropriata l'espressione “Chiesa viva e giovane” per designare la chiesa, un po' azzoppata, che Giovanni Paolo II ha consegnato a Benedetto XVI dopo più di un ventennio di dura repressione del dissenso interno (anche a costo di perdere quasi tutte le firme più prestigiose della teologia del XX secolo); ed è il cattolicesimo di chi, come don Vitaliano La Scala, protesta accoratamente contro l'attuale gerarchia che “sa solo pronunciare i suoi eterni, anacronistici e indiscutibili 'no' di fronte a qualsiasi richiesta di apertura che viene dalla base”, dando però l'impressione che per lui l'andazzo possa mutare anche senza rimettere in discussione il quadro teologico-dogmatico di fondo.
Uno sguardo laico sul cattolicesimo non censura nessuno di questi aspetti e scopre che persino nella stessa persona possono registrarsi mutamenti sorprendenti. “Al di sopra del papa resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell'autorità ecclesiastica”: chi attribuirebbe oggi questa frase del 1967 al suo vero autore, il perito conciliare tedesco Joseph Ratzinger?
Davide Romano è un giovane giornalista free – lance che vive ed opera a Palermo (cura alcuni uffici stampa e collabora con testate giornalistiche regionali e nazionali ). Questa raccolta di scritti (La pagliuzza e la trave. Indagine sul cattolicesimo tradizionale, La Zisa, pagine 152, euro 12) contiene, fra l'altro, un'intervista al cardinal Tonini, al vescovo di Trapani Micciché, a don Francesco Michele Stabile, nonchè il testo dell'orazione funebre pronunciata nel 1976 dal vescovo di Ragusa, mons. Angelo Rizzo, alle esequie di Calogero Volpe (deputato democristiano e suo “cugino di sangue”).