La forza del bello. L’arte greca conquista l’Italia

di Francesca Mentella

PALAZZO TE, MANTOVA FINO AL 6 LUGLIO 2008

Fu su richiesta di Federico II Gonzaga, signore di Mantova, che Giulio
Romano costruì palazzo Te, uno degli edifici rinascimentali più
significativi e meglio conservati. Palazzo Te non fu concepita come
residenza del principe, ma come palazzo per il tempo libero, per le feste,
le cerimonie, i grandi ricevimenti.
Quasi emulando gli antichi fasti, questo sito accoglie la mostra La Forza
del bello. L'arte greca conquista l'Italia , dove grazie all'assoluta
straordinarietà dei prestiti, i visitatori avranno l'opportunità di avere
riunita insieme una collezione temporanea di antichità che né i Gonzaga, né
gli Este, né i Medici hanno mai posseduto.
Nelle corti più illuminate e colte, intellettuali, mercanti, mecenati e
soprattutto principi, da sempre amarono e ricercarono l'arte antica,
esprimendo la passione per il mondo ellenico anche con il ritorno allo
studio del greco.
La mostra si propone di spiegare la storia della presenza dell'arte greca in
Italia analizzando un fenomeno particolare come l'appropriazione della
cultura greca da parte dei Romani. Questo processo di acculturazione, lungo
e complesso viene esplicato molto bene nelle tre sezioni della mostra.
La prima sezione ci fa vedere come la presenza delle opere d'arte greca sul
suolo italiano ha il suo esordio nel VII secolo a. C. Taranto, Sibari,
Crotone, Reggio, Siracusa , Agrigento, erano colonie greche e le opere
venivano importate in Italia. Spesso però furono gli artisti che dalla
Grecia raggiunsero la nostra penisola. L'arte greca fu apprezzata per le sue
alte qualità formali , ma anche per la sua capacità di narrare il mito, la
storia e di mostrare al meglio il bello, l'umano, il divino.
E' in questi secoli infatti che l'arte greca sviluppò i suoi tratti
fondamentali, ossia l'attenzione sul corpo umano nei suoi valori di energia
ed eleganza, il controllo sui movimenti del corpo e la sfrenatezza
consentita in condizioni estreme (come nelle danze bacchiche), il contrasto
tra la sensualità dei volti femminili e l'intensità ideale di quelli
maschili e, non ultima, la modalità di narrazione del mito e della
rappresentazione degli dei.
Scriveva Orazio “Una volta conquistata, la Grecia conquistò i suoi selvaggi
vincitori, e portò le arti fra i contadini del Lazio”: queste significative
parole, ci servono ad introdurre la seconda sezione della mostra. Nel II
secolo a. C. la Grecia era ormai completamente assoggettata a Roma, sia
politicamente che militarmente. Per i romani delle classi agiate la cultura
di quella Graecia capta fu un punto di riferimento costante.
Moltissime opere d'arte greca vennero violentemente strappate alle città
sconfitte e portate come bottino di guerra a Roma, dove sfilavano nelle
processioni trionfali per poi essere esposte nei templi. Molti Romani delle
classi più alte inoltre, facevano a gara nel raccogliere nelle loro ville
opere d'arte greca, dando vita a un collezionismo competitivo. Per
assicurarsi la presenza dell'arte greca in Italia, specialmente a Roma, si
offriva lavoro e commissioni ad artisti greci, che in gran numero si
trasferirono a Roma e vi impiantarono le loro botteghe.
L'arte greca era esposta negli edifici pubblici ma era richiestissima anche
nelle abitazioni private. Presto gli originali greci non furono più
sufficienti e la conseguenza fu la crescita del mercato delle copie. E'
possibile che i conoscitori ritenessero le copie delle sostituzioni di
originali a loro inaccessibili ma presto l'originalità non ebbe più molta
importanza. Nacque così l'industria delle copie che sono per noi
preziosissime, perché spesso ci restituiscono l'aspetto generale di
originali andati quasi tutti irrimediabilmente perduti.
Il mito greco divenne anche uno specchio in cui identificarsi: perciò i
Romani amarono sempre più farsi rappresentare nelle vesti di figure mitiche
dell'antica Grecia, ma anche raccogliere in biblioteche pubbliche e private,
in case e ville, gallerie di ritratti dei poeti e dei filosofi greci. La
“Grecia conquistata” – aveva davvero conquistato Roma ed era pronta ad
invadere l'Europa.
La memoria dell'arte greca, spiegata nella terza e ultima sezione, rimane
ben viva anche nel Medio Evo: ma si tratta di una memoria più letteraria che
monumentale. Nel grande naufragio della cultura e dell'arte antica dopo la
fine dell'impero romano, vennero distrutte quasi tutte le sculture in marmo
e in bronzo, le pitture, le decorazioni dei templi e degli edifici civili;
quello che si salva deve quasi sempre attendere molti secoli prima di
tornare alla luce, per caso o dopo uno scavo. Roma quanta fuit ipsa ruina
docet: c'è da dire che le rovine nel medioevo hanno quasi un senso di
necessità poiché rappresentavano una certezza, ossia la fine di un tempo e
la vittoria del cristianesimo sul paganesimo.
Dei dipinti ovviamnete non rimase nulla. Sono soprattutto le sculture a
tramandare l'arte antica: ma in quel poco che resta visibile nessuno riesce
più a distinguere il greco dal romano. Molte delle statue “greche” che
emersero a Roma e altrove erano copie da originali perduti, ma lo si
comprese molto tardi. Si trattava invece, per la gran parte, di opere
romane. E' così che antiquari e archeologi italiani ed europei finirono col
comprendere che molte delle “statue di Roma” erano sì copie, ma andavano
rivalutate introducendo nuovi metodi per “ricostruire”, almeno mentalmente,
gli originali perduti.
Solo coi grandi viaggi esplorativi fra Sette e Ottocento, con le campagne di
acquisti di vasti cicli scultorei – trasferiti da Egina a Monaco, da Atene a
Londra e, più tardi, da Pergamo a Berlino – e con il consolidarsi
dell'archeologia nelle università, si imparò a distinguere l'arte greca
dalla romana e a ricostruirne lo sviluppo storico. La prima guida su questa
strada è l'opera del tedesco J.J. Winckelmann, che in Grecia non mise mai
piede e che per intendere l'”essenza dell'arte greca” si basò sulle fonti
antiche e su una secolare cultura antiquaria tutta incentrata sulle “statue
di Roma”: ma in esse, con prodigioso intuito, riuscì a cogliere lo spirito
di quelle di Atene, la forza e le ragioni del Bello.
La grazia, l'equilibrio, la misura, la naturalezza della rappresentazione e
l'intensità dell'espressione divennero così criteri distintivi dell'arte
greca, ma anche modello per quella neoclassica di Thorvaldsen o di Canova.
Nata da un'idea del Professor Salvatore Settis, messa a punto con l'aiuto di
Maria Luisa Catoni, Francesco De Angelis e Paul Zanker, questa impedibile
mostra è stata curata da Salvatore Settis con Maria Luisa Catoni e la
collaborazione di Lucia Franchi e dello staff del Centro di Palazzo Te.
L'esposizione, che si avvale dell'allestimento di Andrea Mandara, con una
scelta di oltre centoventi opere di straordinario impatto visivo,
provenienti da tutto il mondo ed esposte per la prima volta
contemporaneamente nelle Sale di Palazzo Te e nelle Fruttiere, si avvale di
un prestigiosissimo comitato scientifico e di un ricco catalogo edito da
Skira.

INFO: La Forza del bello. La arte greca conquista l'Italia, 29 marzo-6
luglio 2008, Mantova, Palazzo Te Viale Te, 13 – 46100. Prenotazioni 199 199
111 dall'estero +39 02 43353522 dal lunedì al venerdì ore 9 – 18 Diritto di
prenotazione Tariffa ordinaria: 1,5 ? Tariffa per studenti: 0,5 ? Orari 9.00
– 19.00 (chiusura biglietteria 18.00) Modalità di visita La visita della
mostra è regolamentata da un sistema di fasce orarie con ingressi
programmati. La prenotazione è obbligatoria per i gruppi e consigliata per i
singoli. Il biglietto di ingresso consente la visita gratuita anche del
Museo della Città di Palazzo San Sebastiano (Largo XXIV Maggio, 12).
Biglietti intero: 10 ? ridotto: 8 ?; gruppi superiori alle 15 unità,
maggiori di 60 anni, possessori del biglietto di ingresso al Museo
Archeologico Nazionale di Ferrara, possessori MantovaCard, possessori di
CardBresciaMusei, soci Touring Club, soci FAI, altre categorie convenzionate
ridotto: 4 ? visitatori tra i 12 e i 18 anni, studenti universitari e
disabili;gratuito minori di 11 anni, un accompagnatore per gruppo, due
accompagnatori per scolaresca, accompagnatori di disabili che presentino
necessità.
http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article2502

29 MARZO-6 LUGLIO: SCULTURE ANTICHE A MANTOVA
La Forza del Bello
il grande fascino della scultura

Dal 29 marzo al 6 luglio Palazzo Te di Mantova ospita un'altra grande mostra
di scultura antica: La Forza del Bello. L'arte greca conquista l'Italia,
nata da un'idea del professor Salvatore Settis.

Oltre cento opere di straordinario impatto visivo (l'allestimento è stato
curato da Andrea Mandara), provenienti da tutto il mondo ed esposte per la
prima volta contemporaneamente nelle sale di Palazzo Te e nelle Fruttiere,
che ripercorrono la storia della presenza dell'arte greca in Italia, di
centrale importanza nella millenaria vicenda di contatti e scambi che forma
la trama delle culture artistiche del Mediterraneo.

Le vicende di questa storia sono suddivise in tre momenti diversi,
corrispondenti ognuno ad una sezione della mostra, in modo da proporre un
racconto di grande fascino, con un suo inizio, uno sviluppo e un punto di
arrivo.

Prima fase (VII-II sec aC): corrisponde alla prima sezione della mostra.
L'arte greca prodotta nelle città greche dell'Italia meridionale e della
Sicilia s'intreccia con quella prodotta in Grecia e importata non solo dai
Greci d'Italia, ma anche da altri popoli della Penisola, specialmente gli
Etruschi, che ne furono conquistati e presero ad imitarla.

Seconda fase (III sec aC IV sec dC): fra le culture durevolmente sedotte
dall'arte greca, spicca quella di Roma, a cui è dedicata la seconda parte
dell'esposizione. I Romani non solo saccheggiano e raccolgono opere d'arte
greca, ma attraggono artisti greci a lavorare per loro in Italia, e delle
opere più celebrate vogliono copie in serie, a onorare case, palestre e
giardini.

Terza fase (Medio Evo-Ottocento): la moltiplicazione dell'arte greca, e
l'eco duratura che essa lascia nelle opere degli scrittori romani, ne ha
assicurato la fama e ha formato come la trama di fondo per la sua ricerca e
riscoperta dal Medio Evo all'Ottocento, tema della terza parte della mostra.
A un'idea quasi favolistica dell'arte greca perduta si affianca dal
Quattrocento in poi l'importazione di sculture dalla Grecia; rinasce il
collezionismo di scultura antica, e nell'assiduo tentativo di ricostruire
l'antica narrazione storica dell'arte, si impara a distinguere gli originali
dalle copie, mentre dal suolo italiano spuntano nuovi originali greci.

Su questa base nasce, dal Settecento in poi, lo studio scientifico dell'arte
greca, partito con l'antiquaria italiana e culminato nell'archeologia
tedesca.

I curatori:
Mostra ideata da Salvatore Settis, messa punto con l'aiuto di Maria Luisa
Catoni, Francesco De Angelis e Paul Zanker. Curata da Salvatore Settis con
Laria Luisa Catoni e la collaborazione di Lucia Franchi e dello staff del
Centro di Palazzo Te.

Informazioni: Sede di Palazzo Te dal 29 marzo al 6 luglio 2008
orari: dalle 9 alle 19 (biglietteria chiusa alle 18)
Biglietto: euro 10, ridotto euro 8
Prenotazioni: 199 199 111 www.laforzadelbello.it
(25 marzo 2008)

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