di Giuseppe Pappagallo
Sulla questione della gratuità dei passaporti ci scrive il presidente dell’Inca Cgil Germania, Giuseppe Pappagallo
Gentile direttore, il patronato Inca Cgil in Germania da mesi segue la problematica relativa al rilascio e al pagamento del passaporto presso il Consolato Generale d’Italia a Francoforte. La questione che ci poniamo è la seguente: perché il Conosolato in questione non rilascia passaporti gratuitamente a coloro che ne avrebbero diritto?
Non avendo ottenuto risposta dal Consolato stesso, il patronato ha richiesto al Direttore generale per gli Italiani nel Mondo, presso il dipartimento apposito al Ministero degli Esteri, min. plen. Benedetti, di sollecitare un parere al Consiglio di Stato relativamente alla interpretazione della normativa sulla gratuità dei passaporti, con particolare attenzione alla situazione in Germania. Infatti alcuni Consolati interpretano la norma in modo restrittivo e contraddittorio.
Però, a un anno dalla richiesta, purtroppo non abbiamo nessuna risposta dal Consiglio di Stato, nonostante i solleciti. Una seconda questione che ci poniamo è perché viene attuata, da parte del Consolato Generale di Francoforte, una interpretazione fiscale restrittiva in relazione ai diritti dei lavoratori che svolgono attività manuali.
Ad esempio una lavandaia, Grazia Parente, attiva in un albergo di Francoforte, la quale per quarant’anni non ha pagato il passaporto, nelle scorse settimane ha dovuto pagarlo. Una terza questione che vorremmo porre riguarda l’autocertificazione dei cittadini in stato di indigenza. Per indigenti noi intendiamo le persone che vivono ricevendo la prestazione sociale chiamata “minimo garantito” (il cosiddetto Harz 4).
A questo gruppo di persone che, ovviamente, nella richiesta del passaporto certificano lo stato di indigenza con la presentazione dell’autocertificazione, viene contestato che la stessa non sarebbe conforme alla legge istitutiva dell’autocertificazione stessa.
Tra l’altro si può dire che -colmo dei colmi- il funzionario che riceve l’autocertificazione non ha la competenza di svolgere ulteriori accertamenti, perché questi competono ad un istituto distinto. Nonostante il fatto che il patronato Inca Cgil Germania abbia tentato più volte di risolvere le questioni citate, anche grazie all’impegno personale del console generale dott. Carloni, la situazione ancora oggi permane non chiara.
Tenuto conto che moltissimi cittadini italiani si sono rivolti al nostro ufficio di Francoforte protestando e chiedendo un sostegno affinché la situazione venga normalizzata, intendo fare un appello di buonsenso all’Amministrazione italiana a Francoforte e contemporaneamente invito i cittadini che si riconoscono nei casi citati di rivolgersi al patronato Inca Cgil per tutelare i loro diritti, nel caso questi fossero di fatto stati lesi.
Superata la fase di concertazione con il consolato, il patronato Inca consiglierà ai cittadini il modo migliore per ottenere il rispetto della legge, anche presentando ricorsi di primo livello presso il Consolato generale. Il consiglio che vogliamo dare ai cittadini è anche quello di non escludere un ricorso presso la Tar di Roma. Relativamente a situazioni simili che si possono essere create nelle altre Circoscrizioni consolari, dove non ci fosse un ufficio del patronato Inca, invito i colleghi degli altri patronati sindacali di consigliare i cittadini ad esigere il rispetto di una legge che, pur essendo vecchia, rimane nondimeno attuale e valida.
Vorrei poi fare un’ultima considerazione: sul fronte dei passaporti si sono mossi l’Inca e il Corriere d’Italia. Abbiamo visto un documento di Intercomites e Cgie. Ma il Comites di Francoforte, deputato sul posto, che fa?