L’Europa è in coda al mondo, noi siamo in coda all’Europa

Ad otto giorni dal voto del 13-14 aprile penso che alla gente bisogna parlare con molta chiarezza e semplicità: è il tempo delle responsabilità. L’Italia ha un bisogno estremo di un governo serio, coeso, che duri cinque anni, che abbia la forza e il coraggio di imporre delle scelte, le applichi, ne colga i risultati e poi si ripresenti al giudizio elettorale. Per tirare fuori il paese dalla crisi si impongono scelte difficili e magari anche impopolari, ma se non si prendono alla svelta andiamo tutti alla deriva. L’Europa è in coda al mondo per quanto riguarda lo sviluppo economico, noi siamo in coda all’Europa: sono fatti e dati veri, altrimenti non saremmo qui a votare, e avremmo avuto ancora per tre anni Prodi a (s)governare con il suo solito ghigno stordito e triste sulle labbra. Invece il sistema intero della sinistra è andato in crisi, l’Italia si è ribellata dalle fondamenta e Berlusconi lo ha capito prima degli altri: sta sul ponte di comando nel momento della tempesta ma indica la rotta e Fini è con Lui, mentre Casini si è perso a discutere sui colori della moquette in sala da pranzo, mentre fuori soffia la bufera. Per governare servono allora poche idee ma chiare, una maggioranza autonoma e forte, possibilmente che non stia sotto ricatto di nessuno. La Lega, per esempio, è ottima alleata e condivide i programmi, ma starebbe molto più tranquillo un governo che avesse con i soli seggi del PDL la maggioranza assoluta di Camera e Senato.
Cinque anni di rilancio italiano e poi un voto: alla fine non ci sarebbero dubbi sulle responsabilità, ovunque. Il Piemonte, per esempio – ma vale per tutte le regioni d’Italia – o torna a diventare il crocevia d’Europa o non ha futuro. Non possiamo fermare le grandi opere, non possiamo non utilizzare il traino della grande occasione dell’Expo 2015 per saldare tutto il nord-ovest del paese: vorrebbe dire perdere l’ultimo treno. Allo stesso modo dobbiamo pretendere un rilancio del trasporto aereo con Caselle e soprattutto Malpensa e tagliare brutalmente i costi della politica regionale per selezionare solo spese produttive, messe a disposizione in modo diretto e veloce per aiutare per chi vuole rischiare ed intraprendere: il resto può, deve attendere. Tra l’altro siamo una regione che diventa sempre più anziana, ma i servizi non sono sufficienti e non possiamo dividerli con tutti quelli che arrivano e non partecipano ad assumersene il costo in quota-parte. Anche qui scelte chiare, priorità e tanto coraggio. Proprio nel momento più buio della recente storia italiana, però, quasi per caso è cominciata la rivoluzione, la riscossa: chi se ne è accorto la vincerà, chi si aggrappa al passato e – come la sinistra – ripropone vecchie formule, simboli, buonismi melensi non solo perderà il 14 aprile, ma soprattutto sarà fuori dalla storia.
Credo però che in politica le questioni non siano solo di carattere amministrativo o gestionale ma debbano anche essere legate a valori “veri” scolpiti nel cuore e che non vanno mai traditi nei comportamenti, perché è troppo facile riempirsi la bocca solo di parole. Ecco perché, soprattutto, bisogna poi avere il coraggio di applicarli sul serio nei principi di governo per guidare la nave nella tempesta o si finisce tutti dritti sugli scogli. Chi ama l’Italia davvero lo ha capito ed ha già scelto: Il “Popolo delle libertà” che, unito, è la risposta per un’Italia che vuole finalmente rialzarsi.

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