di Paolo Ciofi – Megachip
A due settimane dal voto sarebbe molto utile prendere in mano il pallottoliere e l'abbecedario della democrazia per fare un po' di conti. Il Paese soffre, gli italiani tirano la cinghia, ma c'è anche chi si arricchisce smodatamente. Per i principali top manager italiani il 2007 è stato addirittura un anno d'oro, avendo totalizzato in 20 la modesta somma di 180 milioni di euro. Quale sarà il punto d'approdo di questa società, sempre più ingiusta e diseguale?
Lasciamo stare Berlusconi, il quale ha costruito il suo potere economico-mediatico e politico sul concetto greve che con il denaro tutto si ottiene al di sopra e al di sotto di ogni regola. Lui, con i suoi 139.245.570 euro dichiarati, da solo ha guadagnato poco meno della metà dei redditi di tutti i parlamentari della Repubblica, ed è ampiamente fuori classifica.
Ma che dire di Montezemolo? Considerato coram populo un campione di democrazia, ci ha esortato dagli studi del Tg 1 (o da un blog di Confindustria?) ad essere “tutti meno egoisti”.
Però alla Fiat gli operai continuano a morire, mentre alla Ferrari gli ispettori hanno accertato che non vengono rispettate le regole sulla sicurezza. Non sarebbe il caso che devolvesse una parte dei suoi esorbitanti guadagni alle famiglie delle vittime, e a tutela della vita dei “suoi” operai? Anche perché il presidente degli industriali privati ha ricevuto nel 2006 7,5 milioni di euro in qualità di presidente di un ente pubblico, il più pagato dopo l'Ad dell'Eni. Stupisce che l' homo novus della politica italiana, parlando alla “conferenza operaia” di Brescia, non abbia pronunciato una parola su questa strabordante (e non nuova) concentrazione del denaro e del potere, che fa strame delle regole.
