“Meraviglia e sconcerto nel mondo dello spettacolo per il decreto 602/73 in materia di pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, emanato dal Ministro Padoa Schioppa, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di sabato 29 marzo. Meraviglia, perché si tratta innanzitutto di un decreto attuato nel 1973, che entra in vigore dopo ben 35 anni di silenzio, per stabilire, con un insolito criterio vessatorio, le regole a cui le pubbliche amministrazioni dovranno attenersi per effettuare i pagamenti superiori all’importo di 10.000 euro. Sconcerto, perché il decreto in oggetto mescola gli enti pubblici in un unico calderone, non tendendo conto delle singolari caratteristiche di ognuno. In particolar modo per gli enti che si occupano di spettacolo, laddove il decreto trasformerà gli addetti al settore in veri e propri agenti al servizio del Ministero dell’Economia, sacrificando la possibilità di sopravvivenza del mondo della cultura – già di per sé marginalizzato e penalizzato a causa dell’inadempienza del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS). Tanto per intenderci, lo Stato chiede la perfetta regolarizzazione dei beneficiari del pagamento, ma continua a restare il primo inadempiente per il ritardo con cui eroga i finanziamenti del FUS, aumentando, per tutte le società di gestione, gli interessi passivi da pagare presso le banche per ottenere l’anticipo di liquidità. Siamo tutti d’accordo che occorre una regolarizzazione in materia per smascherare e denunciare gli abusi. Ma l’impressione è che, così come preposto il decreto, al momento, sembra solo l’ennesima randellata a danno di Enti statali che si occupano di cultura e spettacolo, già penalizzati dai ritardi della burocrazia italiana, e sempre più indeboliti”.