Indipendenza politica

La nuova tornata elettorale alla quale siamo chiamati noi italiani residenti all'estero, ripropone, come è avvenuto due anni fa in occasione del primo voto degli italiani all'estero, la questione dell'indipendenza politica di alcune liste che si presentano all'estero, specialmente nella Ripartizione America Meridionale.
Indipendenza duplice se si vuole.
La prima, più ovvia, riguarda la non appartenenza e la mancanza di legami con i partiti politici italiani.
La seconda, sulla quale abbiamo già scritto a suo tempo, si riferisce all'indipendenza da scelte politiche locali.
Sul primo aspetto c'è da dire che l'esperienza di questi meno di due anni di attività legislativa dei nostri 18 parlamentari, dimostra che quelli legati alla maggioranza di governo, hanno dovuto limitare la loro azione alle necessità dell'esecutivo, reclamando un impegno maggiore in favore degli italiani all'estero, ma non potendo andare oltre a quanto il governo decideva, perché non avevano all'interno della coalizione il potere sufficiente, sia perché di numero limitato, sia perché ultimi arrivati.
Peggio ancora per quanto riguarda i parlamentari eletti nell'opposizione. Da una parte erano impossibilitati a impostare una azione a lungo termine, perché i leader della coalizione alla quale appartenevano davano per scontata, fin dal primo giorno, la caduta del governo. Dall'altra parte, in quanto membri della coalizione di centrodestra, sono stati lasciati da parte da una maggioranza che non ha concesso praticamente nessuno spazio istituzionale all'opposizione. Meno ancora agli eletti all'estero. Nella situazione di muro contro muro in cui ha operato questa legislatura che sta per chiudersi, non è sorprendente che siano caduti nel vuoto gli appelli dell'ex ministro Tremaglia (che è stato ridimensionato nella sua stessa coalizione a causa dell'insuccesso all'estero della sua lista nel 2006) alla costituzione di una commissione bicamerale dei 18 eletti all'estero.
In un tale contesto, si è rivelata azzeccata la scelta della lista dell'Associazionismo di correre da sola, non legandosi a nessun partito. Una scelta che poi i risultati delle elezioni hanno premiato ancora, quando Pallaro è diventato prezioso per la sopravvivenza del governo di centrosinistra.
Non si può non riconoscere che se non ci fosse stato quel risultato elettorale, probabilmente Pallaro non sarebbe stato ascoltato e coccolato dal governo, tanto da ottenere alcuni importanti risultati, specialmente nel campo dell'assistenza ai connazionali indigenti e dell'aumento del personale nei consolati e da aprire il cammino per ottenere altri risultati in linea con quanto annunciato nella campagna elettorale.
Probabilmente non si ripeteranno i risultati di due anni fa, per cui difficilmente un nostro senatore tornerà ad essere l'ago della bilancia. Ciò non significa però che la scelta di mantenere l'indipendenza dai partiti italiani sia da abbandonare. Effettivamente, essa si sostiene nel convincimento che i nostri rappresentanti conoscono la realtà della politica italiana, ma che non devono inserirsi nella logica della contrapposizione con cui oggi essa si esprime. Devono partecipare a decidere chi deve governare, ma nel rispetto della volontà della maggioranza degli italiani in Patria. Devono far conoscere a Roma la realtà degli italiani nel mondo e portare in Parlamento le loro istanze. Ciò non significa che siano ghettizzati o che debbano limitarsi a difendere i nostri interessi a Roma. Siamo italiani all'estero, ma ci sentiamo legati all'Italia, per cui i nostri parlamentari si interessano anche dei problemi degli italiani in Italia e della ricerca delle soluzioni migliori. Interessarsi delle istanze degli italiani in Italia e degli italiani all'estero, nella certezza che dalle sinergie tra le due Italie si possono ottenere solo risultati positivi.
Per quanto riguarda l'indipendenza dalle scelte politiche locali, essa è ancora più necessaria dell'altra. Non sono felici, infatti, scelte di candidati che ricreino in Italia conflitti politici locali o viceversa. E' sufficiente e avanza la partigianeria politica italiana per accodarle in più quella dei Paesi di residenza delle nostre comunità. Sarebbe snaturare il nostro voto.
Infatti, c'è da chiedersi che senso hanno i candidati dei partiti italiani, nelle liste della Circoscrizione Estero, che non fanno parte delle comunità italiane locali? Come possono rappresentare gli italiani all'estero persone che non hanno rapporti con loro? Candidati che non parlano l'italiano, che non conoscono problemi, necessità e proposte delle nostre comunità? Candidati che non conoscono nemmeno quali sono le normative italiane che ci riguardano, per cui magari propongono cose che sono già state ottenute?
Ci sono candidati che sarebbero legati ai partiti locali, per i quali conquistare un seggio a Roma significherebbe solo avere una carta da giocare sul tavolo del loro partito… locale. Ci sono altri che sarebbero legati ideologicamente ai partiti italiani, (anche ai finanziamenti destinati a ong ad essi legati), ma senza alcun legame con le nostre comunità. La solidarietá ideologica, non comporta automaticamente la conoscenza della realtá degli italiani residenti nel Paese.
Caratteristica della nostra collettività è la vita associativa. Ad essa partecipano italiani nati in Italia, discendenti di italiani nati in Argentina e argentini di altre origini. Ognuno con le proprie idee politiche, con la propria fede religiosa, con le proprie origini regionali. Se sono andati avanti durante tutti questi decenni, è stato proprio perché hanno lasciato alla porta tutte quelle legittime posizioni, per lavorare uniti oltre a quello che hanno in comune: cioè la volontà di mantenere un legame prima di tutto culturale, ma anche affettivo, economico, di valori, con l'Italia.
Ecco perché l'Associazionismo rivendica la sua indipendenza politica.
Ecco perché bisogna stare attenti ai paracadutisti.

marcobasti@tribunaitaliana.com.ar

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