Corsi di lingua e cultura italiana nel mondo: la legge quadro di Narducci

E’ quanto sostiene Franco Narducci impegnato nello studio di una “legge quadro complessiva” sui corsi di lingua e cultura italiana nel mondo.
Mostrando una particolare sensibilità su temi di tale portata a vantaggio dei giovani italiani all’estero e non solo con una proposta di legge di cui è primo firmatario, l’on. Franco Narducci candidato nella circoscrizione Estero Europa in qualità di capolista del Partito Democratico, risponde alle nostre domande in merito. A lui abbiamo posto interrogativi e critiche mosse anche da parte dei detrattori.

On. Narducci, Lei è stato primo firmatario di una proposta di Legge che intende riformare l'intervento dello Stato sui corsi di formazione linguistica e culturale. Che fine ha fatto la sua proposta?

Prima della crisi di Governo e del successivo scioglimento delle Camere era in fieri l’indagine conoscitiva sulla promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, che sarebbe stata condotta dalla III e dalla VII Commissione permanente della Camera. I colleghi parlamentari italiani, infatti, conoscono poco le forme di intervento del nostro Stato all’estero in ambito scolastico e le inquadrano soprattutto come “scuole”. La proposta di legge di cui sono stato primo firmatario, al pari di tutte le altre, è dunque ferma. Tuttavia, ciò non è del tutto negativo perché la pausa riflessione offre a tutti l'opportunità di riflettere sull'intero comparto della diffusione della cultura italiana all'estero, comprese le Scuole e i lettorati. Una riflessione che potrà essere messa a frutto nella prossima legislatura.

La sua poroposta ha, talora sollevato delle critiche.

Certamente. Ma spesso le critiche non hanno tenuto conto di un aspetto fondamentale: il campo circoscritto del settore preso in considerazione dalla proposta di legge, ovvero i corsi di lingua e cultura italiana nel mondo, che attualmente sono frequentati (da due a tre ore settimanali) da un gran numero di giovani italiani, discendenti e anche ragazzi di altra nazionalità. Nella prossima Legislatura si dovrà porre mano a una Legge quadro complessiva allora anche le critiche non avranno ragion d'essere».

E cosa si può intendere con “legge quadro complessiva”, può anticiparci quali sono le linee guida al riguardo?

Ovviamente ho già delle idee, maturate grazie all’acceso dibattito di questi due anni al riguardo e al confronto di idee che c’è stato in numerosi convegni e seminari sulla riforma della legge 153/1971. Ma la complessità del problema mi obbliga a ulteriori riflessioni. Posso senza dubbio affermare che le linee guida – come Lei le chiama – dovranno considerare

• la riorganizzazione dell'intervento e la sua razionalizzazione sia dal punto di vista dell'impegno economico che dell'efficacia didattica;

• il rilancio e potenziamento della rete scolastica pubblica e privata, privilegiando strategie differenziate a seconda delle finalità dell'intervento e dell'utenza interessata;

• una maggiore presenza in quelle realtà dove storicamente l'intervento non è stato mai pensato ma nelle quali oggi esso si rende necessario in vista della nuova emigrazione;

• la razionalizzazione e potenziamento dei corsi sia sotto il profilo della qualità dell'offerta che delle innovazioni didattiche.

Naturalmente, questi sono solo alcuni nodi che dovranno essere studiati e valutati anche con il contributo di esperti del settore.

On. Narducci, con i corsi tocchiamo anche un punto estremamente delicato: cosa prevede per il contingente MAE, per i docenti a contratto locale e per il ruolo degli Enti Gestori?

Premetto che il mondo dei corsi costituisce per la lingua e la cultura italiana un ambito di importanza estrema. Nei mesi passati è stato detto che io volevo tagliare il contingente MAE in servizio presso i Corsi. In effetti la mia Proposta di Legge prevedeva un riassorbimento nei ruoli metropolitani nell’arco di un quinquennio. Ritengo, di contro, che il ruolo del contingente MAE sia di grande importanza, ma ad una condizione: che metta a disposizione la sua professionalità anche per attività quali la formazione e il tutoraggio degli insegnanti assunti in loco, la sperimentazione, ecc. e si senta maggiormente coinvolto verso le comunità italiane. Allora tale personale diventerà un supporto indispensabile. Ma nello stesso tempo si devono trovare le soluzioni adeguate per il personale assunto in loco

Rimane infatti il problema del personale assunto in loco e la forte precarietà del loro ruolo.

Su questo versante non vi possono essere ulteriori tentennamenti. Con la proposta di legge di cui sono primo firmatario mi sono battuto per una forma di stabilizzazione del personale a contratto locale. Studiare i modi e, sopratutto, le condizioni di lavoro e di retribuzione per il personale assunto dagli Enti Gestori è irrinunciabile e naturalmente il tutto non Può essere disgiunto dai prerequisiti accademici e professionali.

A chi l'accusa di voler privatizzare i corsi cosa risponde?

«Mi creda, io non voglio privatizzare nulla. Ma la via maestra non è lasciare le cose come sono legittimare ulteriormente una situazione che si protrae dal 1993. Sono invece del parere che la privatizzazione si sta attuando gradualmente senza sciogliere i nodi strutturali di fondo che gravano sui corsi di lingua e cultura italiana. Come interpretare diversamente i continui tagli al contingente del personale di ruolo? Per inciso devo anche ricordare che in ogni forma ho sostenuto che lo Stato deve promuovere più scuole italiane all’estero, ma ad una condizione essenziale: che siano di alta qualità e bilingue. Ritengo che in ogni Paese in cui risiedono grandi comunità italiane, ivi compresi gli oriundi e i discendenti, si debbano avere uno o più poli scolastici di alta qualità, simili, per esempio, al modello Madrid.
Oggi nelle scuole italiane vi è una ricchezza di contributi e di ricerca di strategie che non possiamo non trasferire nelle istituzioni all'estero. Nel caso dei corsi un ruolo importante, ma peraltro lo avevo previsto nella mia proposta, deve essere svolto dagli Enti Gestori; quest'ultimi debbono attrezzarsi anche dal punto di vista pedagogico e didattico, con specifiche responsabilità di organizzazione degli interventi culturali. Nella rete delle scuole abbiamo un grande numero di scuole paritarie, perché non pensare a un istituto analogo anche per gli Enti Gestori, ovviamente sotto il controllo costante di uffici scolastici circoscrizionali?

Lei si rende conto della complessità di questo lavoro legislativo?

Mi rendo perfettamente conto. Ma ritengo che chi vuole occuparsi di scuola italiana all’estero non possa sottrarsi ad un impegno di questo tipo. Nei due anni della passata legislatura mi sono interessato a molte questioni relative alla vita quotidiana dei cittadini italiani che vivono all'esterno (www.franconarducci.com)- lo può vedere anche dal dossier scaricabile dal mio sito -, ora fra tutte le questioni quella dell'istruzione e della qualità dell'intervento culturale è prioritaria.

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