Intervista al Senatore Edoardo Pollastri Estero America Meridionale
Alla luce del nuovo scenario politico, il PD come si inquadrerà a livello europeo considerano la dislocazione del PDL nel Partito Popolare Europeo? E' una questione che interessa l'America Latina?
Il Pd è una novità, un unico partito che racchiude anime diverse che a livello europeo si riconoscono in schieramenti diversi. Sicuramente sarà necessario un confronto approfondito per individuare differenze e punti in comune con i principali partiti dell'Europa.
Non credo che l'America Latina sia interessata direttamente all'inquadramento europeo del Pd, ma piuttosto è importante anche per le comunità italiane lì presenti che l'Italia diventi una presenza forte e credibile anche nel contesto europeo.
Una parte del lavoro svolto dagli eletti all'estero è rimasta in sospeso a causa della caduta anticipata del governo Prodi, cosa le stava più a cuore e con quale proposta ricomincerà una volta eletto?
Tra le mie questioni prioritarie ci sono la ristrutturazione della rete consolare e l’assegno sociale. In America Latina sono stati fatti dei passi avanti negli ultimi mesi, grazie ai miei interventi e quelli del senatore Micheloni, durante la manovra finanziaria 2008. I governi precedenti hanno sempre tagliato fondi al Ministero degli Esteri: per la prima volta siamo riusciti, lavorando letteralmente notte e giorno, a ottenere risorse in Finanziaria per le politiche per gli italiani all'estero che saranno investite nella lingua italiana, assistenza sociale e scolastica e modernizzazione della rete consolare.
La decisione del Ministero degli Affari Esteri di inviare un primo contingente (15 unità di ruolo, 25 lunghe missioni, digitatori) e di aumentare di 9 posti in corso di istituzione il contingente di ruolo e di 150 unità il contingente dei contrattisti per rafforzare la rete consolare soprattutto in Sud America, non è certamente la soluzione dei problemi, ma rappresenta un'inversione di tendenza importantissima che è frutto del lavoro di quasi due anni di mandato parlamentare.
Per arrivare a questo è stato necessario aumentare le risorse finanziarie destinate alle politiche degli italiani all'estero con la legge finanziaria 2007 e poi 2008. È inutile presentare progetti di legge se poi non si trovano i fondi per metterli in pratica: questo è stato il mio leitmotiv durante tutta la legislatura. Ora bisogna consolidare i risultati già raggiunti e continuare su questa strada. Bisognerà inoltre riprendere altri progetti, come la nuova legge sulla cittadinanza e la legge sull'assegno sociale ad esempio, che tanti connazionali stanno da tempo aspettando e il cui iter è stato purtroppo interrotto dalla fine prematura della legislatura.
Ad elezioni concluse e a ripresa dei lavori parlamentari, ha pensato ad una riforma elettorale che non penalizzi gli eletti della circoscrizione estero come era nelle intenzioni del progetto, cioè dodici senatori e sei deputati invertendo così, con l'ordine, anche l'importanza dal momento che in un Senato federale i senatori eletti all'estero sarebbero inutili?
Certamente una proposta di riforma del voto all’estero deve essere valutata nel contesto generale della riforma elettorale nazionale. È importante che, qualsiasi riforma venga adottata, non venga messo in discussione il voto degli italiani nel mondo e nemmeno il ruolo dei parlamentari della circoscrizione Estero. Non credo che anche nell’ipotesi, da valutare, di riforma in senso federale i senatori eletti all’estero sarebbero inutili: avrebbero funzioni analoghe a quelle dei senatori eletti in Italia, rappresentando le istanze di una “regione”, l’estero, dove vivono alcuni milioni di cittadini italiani che attraverso i loro rappresentanti regionali potranno portare in parlamento le loro richieste e fornire il loro contributo allo sviluppo del Paese.
L'esperienza pregressa ha messo in luce limiti, difetti ed insufficienze, ce ne elenca qualche esempio in maniera tale da non reiterare vecchi errori o distrazioni?
È evidente che uno dei maggiori ostacoli che ha dovuto affrontare il precedente governo è stata la situazione in Senato: una maggioranza di pochi senatori che ha impedito di portare avanti delle riforme sostanziali e importanti per il Paese e le comunità all'estero. Tornare al voto con questa legge elettorale non è stata una scelta saggia, ma una decisione dettata da mere strategie politiche di alcuni partiti. Per non ripetere tanti di quegli errori sarebbe necessario approvare una nuova legge elettorale che riesca a garantire la stabilità del governo. Questa situazione in Parlamento, però, ci ha permesso di individuare anche quei soggetti politici che pretendono di portare riforme e cambiamento attraverso la minaccia della caduta del governo.
Per cambiare veramente e non tornare alla situazione venutasi a creare in questi 20 mesi di governo, è necessario creare una coscienza critica tra i nostri elettori per far capire loro che la politica non si fa in questo modo, ma attraverso il lavoro costante in aula, nelle commissioni, con la collaborazione delle istituzioni, in sede di governo.
Questo è stato il mio impegno principale durante la scorsa legislatura: serietà e costanza.
In che cosa l'ha deluso il governo Prodi ed in che cosa invece l'ha soddisfatta?
Il governo Prodi è riuscito in poco tempo e nonostante la situazione critica in Senato a portare avanti delle riforme importanti come le liberalizzazioni e un controllo fiscale più ferreo. La cosa che mi ha deluso è stata la scarsa coesione tra le forze politiche che componevano l'Unione. Questa è stata la debolezza di questa coalizione e questo ha impedito di portare a termine le riforme necessarie per il Paese.
Una delle priorità del nuovo partito è proprio la chiarezza e la necessità di un'unione di intenti per poter essere compatti e coesi per un obiettivo comune.