Noi della comunità  siamo troppi o loro dei consolati sono pochi?

La finestra di Mario Basti

Te lo dicevo, caro Lettore, nella FINESTRA del 6 febbraio scorso: anche per noi italiani d’oltreatlantico c’è il Purgatorio. E quindi anche per me, che posso perciò sperare che dal cielo sarò assolto per una categorica affermazione, fatta proprio nella FINESTRA del 6 febbraio, quando rinnovai un impegno assunto da quando, tanti anni fa, decisi di aprire settimanalmente questa finestra. Presi allora, lo rinnovai il 6 febbraio e lo rinnovo ancora in questa FINESTRA, l’impegno di “escludere tutto quanto riguarda gli sviluppi della politica italiana”. Ed invece proprio oggi (Purgatorio in vista!) violo questo impegno. Ma ti preciso che l’impegno era condizionato solo a certi sviluppi della politica italiana, quelli che non riguardano specificamente noi italiani all’estero, le nostre aspirazioni, le nostre rivendicazioni, quelli che da sempre abbiamo definito “i nostri problemi con Roma, cioé con lo Stato italiano”. Anche di questi naturalmente la TRIBUNA ITALIANA si occuperà, come oggi, in altre pagine. Oggi e nei prossimi numeri. Come potrebbe essere diversamente se questo giornale si pubblica proprio per gli italiani che sono interessati specificamente a quei problemi? E come potrebbe mancarci, quando il caso é uno specifico riferimento proprio nella FINESTRA, a quello che vuol essere un incontro settimanale diretto fra il giornale e i suoi lettori? Non so cosa ne pensi, ma credo che tu sia d’accordo. Ed allora fatta la precisazione e meritato per conseguenza -spero – il Purgatorio, ti dico qualcosa, che penso io personalmente sulle elezioni che a metà aprile ci porteranno nuovamente alle urne, e assegneranno a Palazzo Madama e a Montecitorio seggi a 18 nostri rappresentanti che, come nei due anni trascorsi – ed io confido anche poi – faranno sapere agli altri Onorevoli che hanno invece la fortuna di risiedere in Patria – che in una ventina di Paesi in tutti i continenti vivono emigrati varie migliaia di italiani, altri milioni che non sono formalmente cittadini italiani, ma non perchè loro non vogliono. Il motivo é che l’Italia – pur essendo uno dei sette Paesi piú importanti del mondo – non solo e non tanto per il suo presente quanto e soprattutto per il suo passato – é tanto povera da non poter contrattare, neppure per un periodo di tempo limitato alcune migliaia di impiegati, che si debbano dedicare esclusivamente a registrare all’anagrafe consolare e a quella comunale i nati in Italia e i loro familiari, anche se nati in altri Paesi, come prescrive la Costituzione. (Siamo tanto poveri!)
Esclusivamente a questo, perché la soluzione di tutti gli altri problemi dipende da questo. Visto che Stato, Governo, Parlamento di Roma, nei due anni trascorsi dalle elezioni di due anni fa, di questo non si sono occupati affatto, anzi se prima avevano contrattato alcune centinaia di impiegati, non li hanno confermati, ma licenziati (almeno in queste terre d’oltreatlantico).
Allora é possibile che ad aprile gli italiani all’estero che avranno diritto a votare e potranno farlo, saranno forse meno di quelli che votarono due anni fa. Perchè non vorranno? Perché sono astensionisti? Perché non conoscono o non apprezzano liste e candidati? No, caro Lettore, non é per questo o per ragioni analoghe. Non é nemmeno perché siano scontenti, insoddisfatti dall’azione svolta dai 18 senatori e deputati che mandammo alla Camera e al Senato due anni fa; Certo, non facciamo salti di gioia, non tutti credono che quel che é stato ottenuto in materia di assistenza, di pensioni, di cultura, di insegnamento della lingua e della cultura italiana, di borse di studio, di turismo sociale, d’informazione, ecc. ecc. sia stato sufficiente. Ma sappiamo benissimo che le decisioni non spettavano soltanto a quei 18, (né spetteranno soltanto ai 18 che eleggeremo fra poche settimane). Non furono due anni fa i 18 eletti che fecero votare gli italiani all’estero che avevano accesso alle urne, né saranno fra due mesi i 18 che eleggeremo: furono allora il ministero dell’Interno e quello degli Esteri che la scheda per votare la diedero soltanto agli iscritti alle anagrafi. E lo stesso succederà fra meno di due mesi. Perciò poco o nulla cambierà se gli italiani all’estero in maggioranza non potranno votare e ancora una volta saranno privati di un diritto che é fondamentale nei paesi democratici per chiunque sia un Carneade.
Per chi non lo sapesse, i numeri parlano chiaro. Avrai letto, ne sono certo l’articolo di fondo del Direttore Marco Basti nel numero scorso. Comunque non sarà inutile rileggerlo in questa FINESTRA.
Ecco: “Niente é stato fatto in questi due anni, nonostante l’ampia coincidenza sul fatto che qualcosa bisognava fare per rendere piú certi il nostro diritto di voto e i risultati delle elezioni all’estero. “I numeri parlano di 420 mila posizioni non presenti nelle anagrafi consolari e 650 mila presenti nelle anagrafi consolari. Ma non recepite dai Comuni”. Si tratta di circa mezzo milione di italiani all’estero che prevedibilmete avranno difficoltà per votare”
Non lo diciamo noi, lo dice il segretario generale del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) cioé un nostro rappresentante e ciò significa che mezzo milione di aventi diritto per la Costituzione non potranno votare per un “veto burocratico”.

sarà sempre cosí? Oppure a noi residenti all’estero questo diritto ce lo toglieranno, come alcuni politici avrebbero voluto già fare per queste elezioni?
Io ringrazio i 18 che abbiamo eletto due anni fa – e un grazie speciale ai cinque che abbiamo eletto noi – per quello che hanno fatto e fatto fare in materia di assistenza, di pensione, di cultura e ringrazio fin d’ora quelli che saranno eletti in aprile, ma mi permetto, se non altro per il diritto che mi viene dagli 86 anni di età, di cui 59 trascorsi qui come emigrato, a battermi per sostenere il diritto che abbiamo anche noi comunità italiane all’estero di votare, di eleggere, di scegliere chi deve rappresentarci, che questo diritto ci venga finalmente concesso a tutti, anche al mezzo milione e passa di non iscritti: A TUTTI. Altrimenti continua la beffa, la burla, la presa in giro. E il resto e le altre cose e gli altri problemi?
Tutto al confronto diventa secondario. Onorevoli e non onorevoli ricordano cosa dicevano gli italiani, quando erano tutti romani e perciò parlavano in latino? Primum vivere, deinde philosophari”. Il significato, la traduzione non cambiano, per i politici e gli onorevoli!

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