di Nicola Zaccardi
Tutti la cercano per un’intervista. Tutti vogliono sapere cosa pensa e cosa farà. E’ la star della politica più acclamata del momento: Paola Binetti, l’inflessibile teodem del Partito democratico. Lo spauracchio dei gay e della sinistra zapaterista. Ve la ricordate? E’ la senatrice che tempo fa passò alle cronache per aver dichiarato di fare uso del “cilicio”, una cintura ruvida portata sulla pelle nuda per penitenza. Una pratica non proprio moderna e piacevole che giustificò dicendo: “Ci costringe a riflettere sulla fatica del vivere; è il sacrificio della mamma che si sveglia di notte perché il bimbo piange”. Rispettiamo le scelte individuali, ma crediamo che non sia proprio la stessa cosa.
Quello della Binetti è un percorso professionale che si sviluppa all’interno di importanti istituzioni culturali cattoliche. Nel 1967 si laurea in medicina e chirurgia all’Università Sacro Cuore di Roma. E’ negli anni vissuti in facoltà che i valori cristiani cominciarono ad occupare tutto il suo spazio esistenziale. Successivamente si specializza in neuropsichiatria infantile e psicologia clinica alla Navarra, l’Università dell’Opus Dei in Spagna. Dopo aver lavorato per la Provincia di Milano fino al 1975, passa alla direzione di un centro di orientamento per adolescenti dell’Associazione Faes, “Famiglia e Società”, gestito da esponenti dell’Opus Dei. Dal 1991 assume le redini del Dipartimento ricerca educativa e didattica dell’università Campus Bio Medico di Roma, dove si occupa anche dell’insegnamento di materie come storia della medicina, psicologia clinica e scienze umane. E’ stata anche presidente del comitato “Scienza e vita” che nel 2004 si batté con successo per favorire l’astensione, poi raggiunta, al referendum per l’abrogazione della legge 40 sulle tecniche di fecondazione assistita. Fin qui, dunque, una tranquilla carriera di tutto rispetto.
Ma è con l’ingresso nella politica, avvenuto su proposta di Francesco Rutelli nel 2006 (evidentemente quel giorno l’allora leader della Margherita non aveva proprio nulla da fare), che la professoressa Binetti dà inizio ad una lunga serie di dichiarazioni, tali da attirare l’attenzione costante dei media. Ad esempio, quando partecipò alla trasmissione Tetris di La7, suscitò forti reazioni critiche una sua affermazione secondo la quale “l’omosessualità è una devianza della personalità”.
Disse anche che essere gay è “un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endocrinologico e caratteriologico”. In quella stessa trasmissione parlò anche della pratica del cilicio di cui si è detto, e da quel momento la senatrice teodem acquisì una connotazione che ancora oggi la contraddistingue. Durante la vicenda Welby chiese le dimissioni di Emma Bonino, suscitando così la reazione stizzita di Rutelli che le disse: “Magari avvertimi se decidi di chiedere la rimozione di un ministro”. Ma è con la seduta del Senato del 6 dicembre del 2007 che la numeraria dell’Opus Dei la fece grossa: durante la votazione sul cosiddetto “pacchetto sicurezza”, pur facendo parte della coalizione di maggioranza, votò contro la fiducia al governo per esprimere dissenso sulle norme anti-omofobia. Insomma, una vera mina vagante per il centrosinistra.
Chi conosce la Binetti sostiene che, tuttavia, dietro la facciata della teodem battagliera si nasconde una persona dall’animo gentile e dotata di grande umanità. Fece notizia il sostegno che diede alla sua “avversaria” politica Anna Paola Concia, portavoce di Gayleft, quando quest’ultima scoprì di avere un tumore alla tiroide. La professoressa la assistette durante e dopo l’operazione. Va apprezzato inoltre il suo impegno sul versante delle politiche di aiuto alle famiglie. In particolare per ciò che riguarda la defiscalizzazione dei costi dei figli a carico, nonché per la messa in atto di misure volte a favorire la conciliazione tra il lavoro professionale e la vita delle famiglie.
La carriera politica della Binetti non sembra arrestarsi. Attualmente è candidata per un seggio alla Camera dei deputati in Lombardia. Dunque non più senatrice ma probabile deputata. Non sarà stato un modo per liberarsi della sua presenza al Senato? Chi l’ha inserita nelle liste del Pd avrà pensato che collocandola alla Camera starà buona e tranquilla. Forse avrà fatto qualche errore di valutazione: i radicali, avvisati, attendono. Un pò meno tranquilli! (La rete on line)