Non tutti sono al corrente del fatto che la regione Puglia sia leader indiscusso della produzione, a livello nazionale, di sostanze tossiche nocive e che, solo tra Taranto e Brindisi, si produca il 30% della diossina in Italia e ben 36 milioni di tonnellate di gas. I primi tre impianti su dodici, a livello nazionale, che producono più anidride carbonica sono tutti in Puglia e, come riportato dall'European Pollutant Emission Register e dall' Inventario Nazionale delle Emissioni e Loro Sorgenti, sono:
1) la centrale termoelettrica Enel di Brindisi sud con il primato di 15.340.000 tonnellate l'anno di CO2;
2) l'Ilva di Taranto con i suoi 11.070.000 tonnellate;
3) le centrali termoelettriche Edison di Taranto con 10.000.000 tonnellate.
Inoltre, per quanto riguarda la diossina, sempre l'European Pollutant Emission Register, riportò come l'8.8% della quantità totale di diossina prodotta a livello europeo ed il 30.6% a livello nazionale uscisse dagli impianti Ilva di Taranto. Un primo riconoscimento della politica industriale altamente inquinante attuata nei decenni soprattutto a Taranto avvenne con le quattro condanne inflitte dal giudice monocratico del tribunale di Taranto, Martino Rosati, al termine del processo per l'inquinamento atmosferico prodotto dalle grandi industrie Ilva ed Agip. Per quanto riguarda l'Ilva, la pena più severa fu inflitta al presidente del consiglio di amministrazione del gruppo Riva, Emilio Riva, proprietario dell'Ilva Raffineria con una pena di tre anni di reclusione. Inoltre, due anni e otto mesi di reclusione furono inflitti al direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso; un anno e sei mesi al figlio di Emilio Riva, Claudio, e sei mesi e 15 giorni di reclusione all'ex dirigente del reparto cokerie dell'Ilva, Roberto Penza.
È interessante, a mio avviso, elencare di cosa dovessero rispondere tutti gli imputati:
– omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro;
– getto pericoloso di cose;
– violazione di norme antinquinamento;
– danneggiamento aggravato di beni pubblici.
Inoltre, Emilio Riva e Luigi Capogrosso furono anche interdetti dall'attività industriale e dichiarati incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione per il tempo delle pene detentive inflitte.
La realtà tarantina è senza dubbio difficile e complessa anche per il semplice motivo che le risposte da dare alle varie problematiche ambientali, ma anche sociali e di occupazione, non sono immediate. In molti vorremmo la dismissione dell'intero sito industriale ed una riconversione, riqualificazione del territorio e delle sue risorse, magari in ottica turistica ma questo richiederebbe un grande sforzo politico che sinceramente non esiste, ne a destra ne a sinistra. Per questo motivo, i Radicali di Sinistra chiedono almeno il rispetto della salute dei cittadini e scusate se è poco. Una su tutte, ristabilire i valori massimi di diossina per l'Ilva di Taranto in modo che non superino più i 0,4 nanogrammi a metro cubo. Sino ad oggi, tali valori massimi sono stati abbondantemente superati grazie al decreto 152 del 2006 che consente di produrre 100.000 (centomila) volte di più diossina PCDD e PCDF per metro cubo rispetto ad un inceneritore.
Comitato Politico dei Radicali di Sinistra
Responsabile Giustizia, Mass Media, Concorrenza e Libero Mercato