CIRCOSCRIZIONE AFRICA,ASIA, OCEANIA E ANTARTIDE

CANDIDATA PER IL PARTITO DEMOCRATICO (PD) PER IL SENATO DELLA REPUBBLICA

Mi chiamo Silvia Finzi, sono nata in Tunisia l’ 11/12/54 e qui risiedo con la mia famiglia
Ho due figli rispettivamente di 16 e di 15 anni.
Sono Professore ordinario presso la Falcoltà di Lettere e Scienze Umane di Tunisi, dipartimento d’italiano.

Una storia di migrazione
La mia famiglia emigrò in Tunisia nella prima metà dell’Ottocento per ragioni politiche. Repubblicana e mazziniana, trovò rifugio su questa sponda sud del mediterraneo. Qui aprì la prima tipografia privata del paese e continuò la sua azione a favore dell’Unità d’Italia.
Alla fine dell’Ottocento, l’emigrazione di massa la vide impegnata nell’organizzazione sociale, culturale ed economica di una collettività che superò le centomila unità nella prima metà del Novecento.
L’attitudine anti-fascista di mio nonno ne fece una persona non grata al regime. Ad aggravare ulteriormente la situazione, l’applicazione delle leggi razziali nelle scuole italiane di Tunisi impedirono a mio padre Elia di proseguire i suoi studi. Veniva negata, in questo modo, un’appartenenza così profondamente sentita che non si immaginava potesse un giorno essere rimessa in discussione; la rivelazione che l’identità italiana non era più un fatto scontato ma una conquista, fu un vero e proprio trauma.
Da questa storia nacque il bisogno di proporre un’italianità che non si identificasse con quella propandatistica del regime ma si fondasse su ideali di libertà e giustizia.
In nome di questo ideale, nell’immediato dopoguerra mio padre fondò il giornale Il Corriere di Tunisi, unica testata italiana tutt’ora esistente sulla riva sud del Mediterraneo che prese posizione contro il Colonialismo e sostenne l’Indipendenza dei popoli e le nazioni prima tra le quali la Tunisia .

La continuità con la mia storia
Io mi sento in continuità con questa mia storia che significa proseguire questo percorso di convivenza, di progresso e di libertà nel rispetto di sé e degli altri: questi sono gli aspetti che compongono il mosaico della mia italianità e questi sono i valori che riconosco nel partito al quale appartengo, il Partito Democratico che è un’identità plurale, sola garante della tua libertà e della mia libertà proprio perché usa il plurale e mai l’esclusione del singolare.
Faccio quindi parte della cosiddetta emigrazione italiana storica che ha portato con sé un bagaglio di saperi, di ricordi, di miti, che ha permesso alla gente di riconoscersi, di ricostituirsi, di costruirsi, di mantenere e difendere una sua identità italiana . Voglio ricordarla perché dobbiamo riconoscerle il merito di non aver dimenticato da dove veniva e di aver sempre operato perché dell’Italia si avesse una percezione di operosità e di serietà attraverso il suo lavoro ed il suo impegno.
D’altra parte essa è, nella storia delle migrazioni passate e presenti, un esempio di integrazione riuscita.
A questi primi italiani all’estero si sono aggiunti dagli anni 70 ad oggi nuove tipologie dell’essere italiano: matrimoni misti, figli bi-nazionali e bi-culturali, nuove energie imprenditoriali che hanno fatto evolvere il mio sentimento d’appartenenza proiettandomi verso un futuro ed una maggiore diversità della presenza italiana all’estero.

La mia formazione ed il mio contributo alla diffusione della lingua e cultura italiana
Ho frequentato l’Università in Italia e in Francia (La Sapienza a Roma, La Scuola Normale a Pisa, Panthéon-Sorbonne a Parigi). Ho conseguito il Dottorato in Filosofia etica e politica.ed ho vinto il concorso di Dottorato in Storia dell’Africa e paesi afro-asiatici.
Dopo aver insegnato nei licei storia e filosofia, essendo abilitata in Italia all’insegnamento, decisi di intraprendere una carriera universitaria, vincendo il concorso di ricercatrice a Tunisi. Dall’85 ad oggi la mia carriera si svolge in ambito universitario.
Nella mia università abbiamo attivato una laurea, un master ed un dottorato in italianistica.
Il mio ritorno in Tunisia dopo gli studi è stata una scelta maturata a lungo poiché ho pensato che questa pluralità dovesse essere vissuta ed integrata anche da chi non aveva avuto la fortuna, come me, di essere su entrambe le rive del Mediterraneo, a casa sua.
I mari sono più sicuri se non sono solo frontiere; la circolazione delle merci, delle idee e degli uomini ha fatto grande la storia del Mediterraneo ed in particolare quella dell’Italia.
Ritornare in Tunisia ha attivato la mia italianità poiché insieme ai miei colleghi abbiamo lottato per l’inserimento della lingua italiana nelle scuole tunisine e per il suo potenziamento nelle Università.
La diffusione della lingua italiana mi ha anche vista partecipare attivamente al Comitato della Dante Alighieri Tunisi che dirigo da vari anni.
Ho partecipato e partecipo alla redazione di manuali d’insegnamento della lingua italiana per i licei tunisini e per la Dante di Tunisi.
Dirigo il Progetto della Memoria degli italiani in collaborazione con il MAE e l’Università di Tunisi ed è in stampa il sesto volume della collezione intitolato “Poeti e scrittori italiani di Tunisia.”
Con l’Istituto di Cultura italiano, la casa editrice Finzi e l’Università tunisina, ho lanciato una collana di Classici italiani di cui stiamo pubblicando il decimo volume.
Partecipo attivamente alla redazione del giornale “Il Corriere di Tunisi”
Collaboro a progetti di ricerca con le Università italiane.

Il mio credo
Ritengo che la diffusione della lingua e della cultura italiana sia fondamentale non solo come difesa e mantenimento della nostra italianità ma anche perché possa essere espressione di idee e di dialogo di civiltà.
Se la cultura italiana si rafforza, più facile sarà anche per l’operatore economico portare il suo “know how” poiché “far impresa” presuppone una cultura che può capire e condividere solo chi la possiede o la comprende.
Sono figlia dell’emigrazione ed in quanto tale ho sempre pensato che l’Italia, ma anche i paesi nei quali questi migranti si sono inseriti, hanno un dovere di memoria poiché ricordare chi siamo e chi siamo stati ci permette di non essere ai margini della storia, né quella da dove siamo partiti né quella in cui siamo giunti.
La memoria dell’emigrazione è esperienza viva della multiculturalità, esperienza ricca che va condivisa perché possa divenire ricchezza di tutti gli italiani e non solo.
Sono vissuta in un ambiente in cui tutte le fedi erano presenti nella mia famiglia: cattolici, ebrei, musulmani, agnostici …
Ci siamo sempre seduti intorno allo stesso tavolo.
Per mantenere questo tavolo intorno al quale tutti possano sedersi e allargare questo mio vissuto familiare in un ideale da condividere anche con gli altri, ho aderito al Partito Democratico perché mi è sembrato l’unico intorno al quale ci potevamo tutti sedere, partecipare, discutere, fare della nostra diversità una ricchezza.
É il nostro tavolo, dobbiamo cercare di mantenerlo se crediamo che il mondo debba costruirsi nel dialogo e non nello scontro. Non dobbiamo credere che annulando gli altri, la nostra vita sarà più facile o migliore: al contrario, diventa molto più pericolosa perché tutto ció che è diverso o creduto tale, appare una minaccia.
Vogliamo vivere in pace e vogliamo pace per i nostri figli senza rinunciare ai nostri valori né ai nostri diritti.
Noi che sediamo intorno ad un tavolo sappiamo che la minaccia c’è quando sparisce il tavolo, mentre quando c’è possiamo sperare nel futuro dell’Italia, dell’Italia fuori dall’Italia, del Mediterraneo e del mondo.
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Perché mi candido nel PD
Tutto rimbomba nel mondo e ci ritorna con un eco assordante. Per noi italiani all’estero questo eco si concretizza in immagine e condiziona il nostro lavoro, il modo in cui siamo percepiti, la nostra integrazione nei paesi esteri in cui operiamo. L’Italia suscita simpatia, consensi e interesse all’estero ed in particolare sulla riva sud del Mediterraneo. Non sprechiamo questo patrimonio ottenuto anche grazie al nostro lavoro.
Walter Veltroni ha detto: “L'Italia può riconquistare una posizione di eccellenza nell'economia globale se utilizza pienamente una risorsa troppo a lunga trascurata: gli italiani residenti all'estero.”
Condivido questa posizione e penso che la mia azione sul terreno sia in sintonia con i sei punti programmatici del PD che riguardano gli italiani all’estero:
I sei i punti programmatici:
1. Informazione circolare – dall'Italia agli italiani all'estero e tra questi ultimi, e viceversa – sulla cultura italiana e le esperienze della nostra comunità all'estero, utilizzando anzitutto il servizio pubblico radio televisivo italiano, anche rimuovendo i programmi criptati.
2. Promozione della lingua e della cultura italiana, con la riforma – già promossa dai Parlamentari eletti all'estero – delle leggi e dei relativi Regolamenti. Essenziale, a questo scopo, la riforma dei Comites (Comitati degli Italiani all'Estero) e del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero).
3. Legge per il riacquisto della cittadinanza.
4. Riorganizzazione dei Consolati, utilizzando le professionalità degli italiani all'estero nei servizi consolari, nell’informazione, nelle attività di promozione della lingua, della cultura e del Made in Italy, e valorizzando le Associazioni a scopo non lucrativo degli italiani residenti all'estero, i servizi dei Patronati.
5. Diversa regolazione della imposizione fiscale e tariffaria (ICI, TARSU) sulle abitazioni di proprietà in Italia degli italiani residenti per quasi tutto l'anno all'estero e piena attuazione della Finanziaria 2008, in tema di assegno di solidarietà.
6. Valorizzazione delle eccellenze italiane nel mondo. Sostegno di scambi di esperienze e progetti tra Università italiane e straniere, con il coinvolgimento di professionalità italiane operanti all'estero
Infine e non ultima, aderisco a questa volontà, che si è espressa nelle liste del PD, di costruire un’Italia sul valore di un’assoluta parità tra donne ed uomini .
Ritengo che l’esercizio alla parità ed alla partecipazione sia tra i più importanti valori di un democratico.

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