Picchi e Fantetti: per una politica del fare

di Agènore Italiano

Il Corriere d’Italia incontra man mano i candidati nelle prossime elezioni politiche. È la volta di Guglielmo Picchi, già eletto, che si presenta come capolista alla Camera per il Popolo della Libertà e di Raffaele Fantetti, capolista al Senato
Onorevole Picchi, avvocato Fantetti gli italiani all’estero sembrano piuttosto delusi della prestazione dei loro eletti. È anche la vostra opinione?
Picchi. Io credo che gli italiani eletti in parlamento non abbiano fatto un buon lavoro in questa legislatura, non tanto in termini di risultati ottenuti, quanto perché questi risultati sono stati valutati non all’altezza delle aspettative degli italiani all’estero.
Però abbiamo svolto una grande opera di sensibilizzazione del Parlamento. Finalmente tutte le forze politiche e tutti i nostri colleghi sono a conoscenza dei gravi problemi che vivono quotidianamente gli italiani all’estero. Perciò credo che il vero risultato che i parlamentari eletti all’estero hanno raggiunto è quello di far capire che esistono gli italiani all’estero, che hanno problemi. Sono problemi gravi che devono essere affrontati e risolti, speriamo nella prossima legislatura.
Fantetti. Certamente le aspettative erano forti, c’è stata una battaglia che è durata tantissimo per ottenere il voto per gli italiani all’estero. Si era creato il ministero. Ci si aspettava un impatto maggiore. Quello che poi ha disturbato maggiormente è la politica di ricatti che alcuni parlamentari hanno messo in essere sulla finanziaria italiana per ottenere qualcosa in più.
Ciò ha ulteriormente pregiudicato la situazione. Farei peraltro una distinzione tra una componente, che è quella del Centrodestra, che si è presentata come più giovane più dinamica. Essendo stata all’opposizione ha avuto però anche le armi spuntate.
Speriamo nella prossima legislatura di avere dei rappresentanti più competitivi e soprattutto di avere una maggioranza di Centrodestra al governo in modo da poter influire sul ministero e su altre leve in modo efficace.
Se vincesse la coalizione del Centrodestra cosa potremmo aspettarci sul piano della ristrutturazione della rete consolare?
Picchi. Noi abbiamo in mente un grande piano di riforma complessiva della presenza degli italiani all’estero e in più generale della presenza italiana all’estero. Questo vuol dire razionalizzazione dei tanti rivoli di spesa che ci sono da parte dello Stato centrale, delle regioni, delle province e dei comuni per sostenere tantissime iniziative che però non hanno una finalità.
Bisogna arrivare veramente a far sì che l’Italia sia un sistema Paese che funziona e quindi bisogna far sentire il nostro peso a livello internazionale, sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista economico. L’Italia dovrebbe essere riconsciuta per quello che veramente è e vale. Per cui sicuramente una riforma della rete consolare è necessaria; questo, però, vuol dire grande investimento sui servizi per i cittadini, per far sì che cessi l’isolamento. I servizi offerti devono essere all’altezza degli stessi servizi che gli italiani ricevono in Italia.
Fantetti. Questo è un punto sul quale noi siamo stati, credo, particolarmente aggressivi nelle politiche che proponiamo. Io nel programma ho inserito proprio l’out sourcing dei servizi consolari e non solo consolari, anche quelli dei supporti delle imprese italiane all’estero, in modo da rendere la struttura più efficiente, destatalizzarla, far sì che le istituzioni fungano da enti appaltanti di servizi rispetto ai quali si può monitorare costo ed efficienza.
Questo sarebbe un grosso passo in avanti, sarebbe una piccola rivoluzione. Speriamo di poter essere in grado di portarla in concreto in Parlamento.
Perché la gente dovrebbe votare per Voi?
Picchi. Io credo che la gente dovrebbe riconfermarmi la fiducia che mi aveva già affidato nel 2006. Innanzi tutto perché sono in una forza politica che dovrebbe andare al governo e soprattutto rimediare a tutti i guasti che negli ultimi due anni sono stati fatti dal governo della Sinistra e dal Partito Democratico il cui presidente è Prodi.
Quanto alla scelta della mia persona, io credo che ci sia necessità di avere una classe politica competente; non una classe politica che abbia vissuto la politica come professione, ma che venga piuttosto dal mondo del fare, come è il mio caso. Essendo io il più giovane tra i deputati eletti, vorrei la conferma del mandato; vorrei continuare l’esperienza. Investire sui giovani e quindi anche su di me è investire sul futuro.
Fantetti. Io parlo con competenza essendomi occupato per gli italiani all’estero in tempi non sospetti. Ancora questa volta, ai margini delle elezioni, c’è un pullulare di marziani che atterrano sul pianeta degli italiani all’estero. Bisogna vedere chi si è sempre appassionato di queste tematiche, chi ha vissuto veramente all’estero e chi viene da una esperienza del fare -come è stato detto; chi lavora e chi non è in politica per lavoro.
Io credo di avere queste caratteristiche e di poter portare eventualmente al Senato anche un tocco di gioventù. Ricordiamoci sempre che l’emigrazione italiana in crescita è quella professionale. Il Paese soffre di gerontocrazia. Le cose per altro sono collegate, mancanza di rispetto della meritocrazia quindi anche in Senato una ventata di gioventù che venisse dall’estero potrebbe essere opportuna.

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