di Paolo Bonetti
Man mano che avanza la campagna elettorale, appare sempre più chiaro il tentativo di Veltroni di dar vita a una nuova Democrazia cristiana attraverso un battesimo elettorale che si presenta, però, quanto mai rischioso. Ci sono fra la vecchia e la nuova Dc differenze che possono far fallire questo tentativo di creare un nuovo centro che si allarghi tanto verso sinistra quanto verso destra. Intanto la Dc di Veltroni non è più un partito di centro che guarda a sinistra, ma un partito di centro che considera come uniche possibili alleanze quelle con partiti collocati più o meno nettamente a destra dello schieramento politico. Se Veltroni perderà di misura, l’accordo con Berlusconi è l’opzione politica più probabile. Se, inopinatamente, dovesse vincere (sempre di stretta misura, s’intende), e Casini conseguire un buon successo, i finti cattolici liberali, in realtà clericali, dell’Udc, diventerebbero il suo naturale alleato. In ogni caso, è da escludere ogni alleanza con la Sinistra Arcobaleno, che ben difficilmente avrebbe i numeri per governare e costituirebbe, comunque, la più clamorosa smentita del progetto veltroniano.
Ma è possibile, oggi, ricostituire su nuove basi il vecchio partito di centro in cui possano confluire e convivere le più diverse culture e tradizioni politiche? Questa pretesa appare francamente velleitaria, anche se Veltroni, di tutti i politici italiani contemporanei, è il più indiscutibilmente democristiano, non solo nelle idee e nel linguaggio, ma perfino nel modo di parlare, di camminare, di vestirsi, di sorridere e di salutare. Quando una persona di una certa età lo vede comparire in televisione, si sente immediatamente ringiovanire, come se si ritrovasse di colpo in pieno 1950, alla maniera di quel personaggio gozzaniano che, alla vista di Carlotta, l’amica di nonna Speranza, regrediva subito al 1850; se proprio dovessimo trovare per il segretario del Pd una metafora che ne sottolinei la freschezza, diremmo che è come quelle signore che, a furia di farsi delle plastiche facciali o delle iniezioni di botulino, ormai non riescono più a riconoscere nemmeno se stesse. Ma che però insistono nel mettersi la minigonna e nel comparire in pubblico accompagnate da giovinetti scalpitanti.
Il problema di fondo, però, non è la finta giovinezza di Veltroni, ma la sua pretesa di rifare la Dc in condizioni storico-politiche profondamente mutate. Intanto non c’è più un partito comunista a fare da coagulo, per necessaria reazione di difesa, di ceti sociali e culture politiche altrimenti incompatibili. Inoltre, la Chiesa di Ratzinger non è quella di Pio XII, reazionaria quanto si vuole, ma anche sufficientemente duttile (nonostante certi tentativi di spostare a destra l’asse politico italiano) da comprendere che la moderazione democristiana era lo strumento migliore per salvaguardare gli interessi della Chiesa in Italia, senza provocare eccessive tensioni col mondo laico. La Chiesa di Benedetto XVI è molto più rigida e chiaramente intenzionata a riconquistare una sorta di primato morale sulla società civile italiana, usando spregiudicatamente ogni forma di condizionamento politico. Con questa Chiesa non si tratta, certe sue richieste non sono negoziabili, si deve obbedire e basta, e tutti i contorcimenti veltroniani non servono a rimandare il momento in cui bisogna pagare in moneta sonante l’appoggio politico della Chiesa. Infine, all’interno del Pd, nonostante il tentativo di addormentare i conflitti con la speranza del potere, questi continuano ad esserci su questioni morali e civili essenziali, e questi contrasti malamente sopiti esploderanno in modo virulento in caso di sconfitta elettorale.
Non vogliamo fare i sondaggisti abusivi e tanto meno gli astrologi, ma l’orizzonte del veltronismo appare avvolto dalle nebbie dell’illusione, il suo leader non sembra capace di leggere la vera realtà culturale, politica ed economica della società italiana contemporanea, le soluzioni proposte sono spesso contraddittorie, una cattiva imitazione del berlusconismo più velleitario e incoerente. A queste illusioni noi laici dobbiamo continuare ad opporre l’elenco di quei fatti che un vero partito del socialismo liberale europeo dovrebbe cercare di realizzare senza penosi tentativi di eludere la sostanza delle questioni. Nelle sette proposte di “fatti laici”presentate qui accanto (dall’abolizione del concordato alla difesa della scuola pubblica e della libertà di ricerca, dal testamento biologico al diritto delle donne di scegliere consapevolmente e liberamente la maternità, dalla pari dignità sociale per tutti, quale che sia l’orientamento sessuale di ciascuno, al rifiuto di fare dei media uno strumento del clericalismo) ci sono tutti i presupposti per ricominciare a ricostruire la sinistra in Italia. Lo fece Mitterand in Francia, lo ha fatto più recentemente Zapatero in Spagna, anche noi possiamo farcela. Ma prima bisogna che si squagli la panna montata del veltronismo.(Italialaica.it)