Il Giudice per le udienze preliminari Marcello Piscopo, accogliendo le richieste della
Procura di Napoli, ha rinviato a giudizio Antonio Bassolino per i reati di: TRUFFA ai
danni dello Stato, FRODE in pubbliche forniture, ABUSO di ufficio e FALSO.
Si tratta di reati infamanti, soprattutto se a carico, come nella fattispecie, di un pubblico
amministratore.
A questo punto Bassolino ha una sola strada da percorrere: le immediate e irrevocabili
dimissioni da Presidente della Giunta Regionale.
Sconcerta, pertanto, la dichiarazione resa l’altro giorno da Antonio Bassolino: ma io
non scappo. Anziché chiedere scusa ai Cittadini campani e a tutti gli Italiani per la
vergogna di cui ne ha ricoperto l’immagine nel mondo intero, lascia ancora intendere
che da quella poltrona non intende assolutamente schiodarsi.
Eppure, durante i primi anni novanta, predicava testualmente: un pubblico
amministratore è incompatibile anche con un semplice avviso di garanzia e deve
assolutamente dimettersi.
Qui non si tratta di un semplice avviso di garanzia ma addirittura di un rinvio a giudizio.
A Veltroni una domanda va posta: se Bassolino, come tutto lascia prevedere, rimarrà
saldamente incollato alla poltrona rifiutando di dimettersi, come si comporterà il
Segretario del Partito Democratico? Continuerà a sostenerlo con il voto dei suoi
Consiglieri regionali o ne provocherà l’immediata caduta?
Staremo a vedere.
Come pure, staremo a vedere il comportamento di Di Pietro. Continuerà a militare
in una coalizione che tiene in così provocatorio scacco la dignità degli Italiani, gli
interessi economici della Campania e del Paese e il concetto invalicabile di rispetto
delle Istituzioni democratiche e della Magistratura?
