Veltroni prende atto del disastro del governo precedente

Membro del direttivo di Forza Italia alla Camera

SU PARLAMENTO E AZIENDE NON DECIDONO MAGISTRATI

E’ tempo di elezioni o di rinnovo di importanti cariche in aziende pubbliche? Pronto, riparte il timer dei sospetti, delle accuse. Insomma la giustizia a orologeria esiste non perché lo dice qualcuno ma perché è sotto gli occhi di tutti.
Il vice ministro dell’Economia, censurato dal Tar del Lazio per “abuso di potere” nella vicenda Speciale, si ritrova fra le mani una lista di italiani eccellenti in odore di evasione fiscale. Bene, eviti di abusare un’altra volta del suo potere, caro Visco, e spifferi quel che ha da spifferare, evitando magari di farlo a ridosso del 13 aprile.
E che dire di quell’altro timer messo in moto come un siluro diretto contro uno dei migliori e più stimati manager italiani quale è l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti? La procura indaga da più di un anno, sulla base di una trasmissione televisiva. Per formulare, a ridosso del rinnovo delle cariche in importanti aziende come l’Enel, l’accusa di corruzione a carico del dott. Conti.
La storia italiana da almeno quindici anni è una storia di strane coincidenze. In un paese democratico è assurda la pretesa di chi vorrebbe assegnare ai magistrati il potere esclusivo di stabilire chi candidare in Parlamento e chi nominare ad dell’Enel. E’ fuori di ogni regola democratica. Quando Napolitano invoca, giustamente, una più netta separazione fra politica e giustizia viene da chiedersi se non sia la giustizia a invadere il capo della politica e non il contrario.

DA VELTRONI SCHIAFFI A COMUNI E AMMINISTRATORI

Il candidato premier del Pd non è neppure lontano parente del sindaco uscente di Roma. Non si spiega altrimenti come Walter Veltroni si sia potuto dimenticare, dalla sera alla mattina, di essere stato sindaco della Capitale. Prove della sua memoria labile si trova nel fatto che nel programma di governo di Veltroni non si trova nessuna traccia, ma che dico, neppure un indizio che possa far pensare al federalismo o alla valorizzazione delle autonomie locali.
La mia osservazione non è soltanto polemica elettorale, ma esprime l’amarezza di chi sa quante battaglie il centrosinistra ha fatto all’interno dell’Associazione nazionale dei Comuni (Anci) in difesa delle autonomie locali e per una politica di governo più accelerata sulla via del federalismo.
Veltroni è stato un sostenitore di queste battaglie, come sindaco, ma come candidato premier ha rimosso questo capitolo decisivo per la riforma dello Stato. Altra prova: uno sguardo nelle liste del Pd è sufficiente per capire che non ci sono amministratori locali candidati. A conferma che Veltroni predilige una politica tutta lustrini e paillettes al rapporto vero con il territorio. Gli elettori, però, sono meno distratti di Veltroni e sapranno valutare bene nel segreto dell’urna.

PAESE IN GINOCCHIO, PAROLA DI VELTRONI

Veltroni si affanna inutilmente a rivestire tutte le parti in commedia. E’ bravo almeno quanto Fregoli, con una differenza: Fregoli aveva il dovere di divertire, Veltroni aspira invece a governare. Fare il pompiere e insieme l’incendiario riesce difficile a chiunque. Una verità comunque gli è scappata di dire: il Paese è in ginocchio. E un paese è in ginocchio, lo sanno tutti, perché chi governa lo mette in ginocchio. La terapia suggerita da Veltroni di aumentare i redditi è vera ma anche molto parziale e insufficiente.
Veltroni vorrebbe fare la campagna elettorale scassinando l’erario. E vorrebbe distribuire un tesoretto sulla cui esistenza nutre dubbi fortissimi il ministro dell’Economia, Padoa-Schioppa. Si calmi Veltroni: aspetti la trimestrale di cassa, vediamo quanto fieno ha messo in cascina il governo Prodi e poi si parli al Paese il linguaggio della verità. Veltroni finge di non sapere che l’Italia ha segnato a gennaio la più alta impennata dell’inflazione su base mensile e annuale rispetto ai Paesi dell’Unione europea. Le liberalizzazioni del governo Prodi sono rimaste sulla carta, miseramente arenate in Parlamento per i veti della sinistra radicale, con ciò impedendo una vera concorrenza e quindi prezzi più bassi per i cittadini.
Tutto questo sarà possibile con una governo di centrodestra coeso e senza più i veti e i lacciuoli della passata legislatura.

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