Apprendere ed Insegnare nella diversità . La questione delle differenze culturali e linguistiche

di Ada Nucita Stefanelli

dalla Grecìa Salentina

La centralità dell’alunno come persona e la lingua come importante elemento di identificazione personale
La centralità dell’alunno come persona e la lingua come importante elemento di identificazione personale e di appartenenza sociale, con l’ausilio della antropologia e della sociologia, ci proiettano in una nuona filosofia delle culture del domani. Il paesaggio multiculturale della scuola italiana, la questione delle differenze culturali, religiose, linguistiche e sociali sollecitano il mondo della formazione a riorientare aspettative pedagogiche e pratiche educative. Nel lessico quotidiano e nell’immaginario collettivo, accanto alla parola multiculturale, è entrata a gran velocità l’altra parola globalizzazione. Si parla di cultura globale con chiaro riferimento alla omogeneizzazione degli stili di vita, delle idee, dei consumi che avvicinano le persone delle diverse parti del globo. Le istanze universalistiche si oppongono a pressioni particolaristiche, il cosmopolitismo al localismo, le pluralità culturali e religiose ai fondamentalismi. Viviamo in un mondo in rete e contemporaneamente in un mondo in frammenti. Quotidianamente si vivono esperienze di eterogeneità e frammentazione culturale. In una società globalizzata e frammentata, ricca di esperienze diversificate, mobile e omologante e consumistica c’è posto per la formazione dell’identità? Molta attenzione si deve porre – a parere di chi scrive – ai tanti linguaggi attraverso i quali si esprime e si rappresenta il tema delle alterità e delle differenze: la musica, il cinema, il teatro, lo sporto, internet.
Le nuove minoranze, quelle di culture provenienti da Paesi stranieri, pur configurandosi come una tematica più recente, sono al centro di un intenso dibattito.
Si stanno sperimentando interventi particolari che permettano di intervenire in maniera positiva, immaginando e prefigurando un’educazione interculturale quale condizione strutturale di una società sempre più variegata ed orientata a trasformarsi in senso multietnico e multiculturale. Il confronto con altre realtà europee su queste tematiche diventa necessario e indispensabile per poter proseguire su una strada di ricerca comune che abbia come obiettivo l’arricchimento culturale per tutti. Con l’approvazione della legge 482/99 si è chiuso per molte minoranze un periodo trentennale di provvisorietà in cui l’insegnamento delle lingue e culture minoritarie rimaneva ancorato alla prima sperimentazione degli anni 70. Con una C.M. del 1974 a firma dell’allora ministro Malfatti, il Ministero della P.I. autorizzava l’insegnamento della lingua e cultura grecanica nelle scuole del Salento (Grecìa Salentina), sottovalutando i problemi organizzativi e di gestione nel rendere operativo il disposto ministeriale. I capi d’Istituto avevano difficoltà ad individuare all’interno della normativa modalità adeguate all’adempimento, in parte anche per la necessità di migliorare la formazione linguistica e metodologica dei docenti non ancora adeguatamente preparati a questa innovazione. Problema, questo, ancora da risolvere visto che i docenti in minima parte sono “grecofoni” e neppure stabili nella sede di servizio. Il problema della formazione dei docenti è vivo e viene affrontato con maggiore impegno da parte di strutture private che da quelle pubbliche.
Ad esempio, la LUSEFE di Lecce (Libera Università di Studi Europei e Formazione d’Eccellenza) ha speso energie professionali e risorse economiche per avviare – prima nella provincia di Lecce – Master di Lingua e Cultura grika volti alla formazione di diplomati e laureati che, oggi, insegnano nelle scuole in qualità di esperti. Emerge la necessità di una nuova professionalità per i docenti che operano nelle scuole situate in zone plurilingui. Il loro profilo deve comprendere alcuni elementi fondamentali di consapevolezza e di conoscenza sui problemi del plurilinguismo. Alcune competenze specifiche, soprattutto nel campo della glottodidattica ed una disponibilità alla programmazione collegiale ed alla gestione dei progetti di lavoro, devono mirare a conoscere a fondo l’utenza e le dinamiche ambientali. La cultura è radicata nell’ambiente; il patrimonio culturale locale va orientato in senso multimediale per cogliere elementi di carattere universale presenti nelle diverse culture. Si tratta di difendere il “diritto alle differenze” per mezzo della “doppia acculturazione” o “acculturazione supplementare”, che vuol dire aggiungere competenze culturali senza mai sostituirle. La conoscenza costante socio-etnografica delle origini e del contesto sociale diviene necessaria affinché i gruppi minoritari non perdano di vista le proprie radici culturali e, nel contempo, non misconoscano le valenze culturali del nuovo contesto sociale. Una negoziazione , quindi, arricchente, possibile dei differenti aspetti sociali ed ideologici, con pari dignità e valore delle due culture: la dominante, ufficiale (maggioranza) e la minoritaria (minoranza) Accanto alla Scuola, le altre Istituzioni, gli Enti locali devono realizzare una “politica” educativa e migratoria in ciascuna differente realtà locale. Come occorre anche superare l’interculturalismo ingenuo, per evitare di frenare i progetti di trasformazione culturale in certi gruppi minoritari. L’espressione “Oh, diversità: che bella!” rende l’idea negativa della contemplazione museale di ciò che è stato e che resta nel mondo dell’ideale e dell’utopico. La cultura, invece, è qualcosa di vivo in continua trasformazione.
Altro grosso problema che dovrà essere affrontato è quello di insegnare in lingua e non la lingua minoritaria. Insegnare la lingua come un “oggetto” d’insegnamento non supera l’aspetto accademico che considera il linguaggio uno strumento od un mezzo. L’apprendimento naturale della lingua materna introduce l’individuo in un ambito emozionale molto più ampio in cui si utilizza una forte relazione di tipo comunicativo.
La validità di penetrare nel “modus vivendi” di un popolo consiste nell’entrare in comunione con l’anima della gente, è vivere – rivivere in profondità il folklore che è il substrato culturale di ogni espressione con cui un determinato gruppo sociale manifesta il proprio “credo”, costituito da principi, valori, regole non scritte, credenze, usi e costumi, sentimenti. Conoscere le diversità linguistiche culturali consente di apprezzarle e di rispettarle. Questa è la base concettuale per una educazione su misura, per una società pluriculturale e plurilinguistica, con tutti i vantaggi sociali e culturali che permettono di vivere con gli altri e non accanto agli altri condividendo il presente ed il futuro.(2duerighe.com)

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy