di Mauro Montanari
La orribile cronaca italiana degli ultimi anni ha un nome di esordio, che non è solo un animale da cortile di origini classiche. Da noi la legge elettorale si chiama “Porcellum” dal nome dal suo ideatore, il leghista Roberto Calderoli, che la chiamò, appunto, “una porcata”. La Porcellum è una legge antisistema, voluta da una forza antisistema, come la Lega Nord, con lo scopo neanche tanto segreto di mettere in ginocchio il Paese. Diciamo queste cose in chiaro.
Fu votata dalla passata maggioranza -quella che formò il governo di Silvio Berlusconi- soprattutto per creare difficoltà alla futura prevista maggioranza di Centrosinistra. E c’è riuscita benissimo. Ora c’è il pericolo che questa legge, tanto favorevole ad una parte, rimanga. Fa ancora comodo. E visto che, ai partiti, dello stato di salute del Paese non gliene frega niente, il pericolo è reale.
La Porcellum prevede un sistema proporzionale puro, senza sbarramento. Vuol dire che qualsiasi partitino può entrare e ricattare la maggioranza che governa. Vuol dire che personaggi come Mastella o Pecoraro Scanio, o domani, magari, Rotondi, che in un Paese civile farebbero i vigili urbani, in Italia diventano ministri.
Aproposito Mastella: vuoi vedere che il teatro che ha fatto prima di uscire dal governo, lo ha fatto proprio perché si torni a votare con la Porcellum, che è l’unica che gli garantisce la presenza in parlamento, e non per amore di sua moglie Sandra, come dice lui? Ci scommetterei i miei ultimi dieci euro di questo mese.
La Porcellum non prevede il voto di preferenza. Vuol dire che le segreterie di partito decidono chi viene eletto e chi no. I parlamentari non rispondono più al popolo votante, come è in una normale democrazia europea, ma unicamente alle loro rispettive segreterie.
L’elettore firma un contratto in bianco col suo partito di preferenza, poi può andare a morire ammazzato, perché non ha più voce in capitolo. Anche per questo ai partiti la Porcellum, sotto sotto, piace, mentre gli elettori, i primi danneggiati, pensano ad altro, non si intendono di politica, preferiscono la fiction alla Tv; quella stessa che Agostino Saccà organizza loro così bene con le sue belle soubrette.
E con le soubrette di Agostino Saccà mi viene in mente Silvio Berlusconi, detto il Caimano perché quando si tratta dei suoi interessi non molla mai la presa. Scusate se lo cito. Non Berlusconi il mezzano, no! L’altro! Silvio Berlusconi l’imprenditore, ultimamente assolto dal reato di falso in bilancio con una legge votata nel passato governo, quello guidato dal presidente del Consiglio, Berlusconi Silvio.
Non saranno mica parenti? -direte voi. Chissà, verificheremo. Dunque, dal 2006, una risigata maggioranza dà luogo al governo, ora in via di scadenza. Ci riferiamo al governo di Romano Prodi, detto Mortadella per via della sua faccia morbida, indagato, insieme all’ex ministro della giustizia Clemente Mastella e al segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, per concussione nelle inchieste Why Not e Poseidon.
Ve la ricordate, l’inchiesta Why Not? Quella che voleva chiarire come mai mezzo miliardo di euro, stanziati per le spiagge della Calabria, siano poi finiti invece in altri lidi? Proprio quella! E la Poseidon? Quella che indagava sul fatto che 200 milioni di euro messi a disposizione dalla Ue per un gasdotto tra Grecia e Italia, non si trovano più. Ve la ricordate?
Proprio quella! Ora, torniamo a noi. Il governo Prodi è formato da un presidente del Consiglio, due vicepresidenti, 26 ministri, 10 viceministri, 70 sottosegretari. Un reggimento che basterebbe per governare la Cina, altro che la nostra Italietta. E d’altra parte mica è colpa di Prodi.
Se la Porcellum aveva messo tutti quanti dentro la maggioranza, un posto in poltrona bisognava pur trovarlo per tutti. O no? Altrimenti quelli escono e fanno cadere il governo. Prodi, semmai, avrebbe dovuto rifiutarsi di formare un governo in quelle condizioni, allora sarebbe stato lui a ridere per ultimo.
Invece, a ridere per ultimo è proprio il nostro padre della Porcellum: Calderoli Roberto, medico, vicepresidente del Senato, organizzatore del Maiale Day, iscritto l’11 giugno 2007 nel registro degli indagati dalla procura della Repubblica di Lodi con l’accusa di appropriazione indebita.
Parliamo dell’inchiesta Antonveneta; inchiesta che vede coinvolto in particolare il suo amico Giampiero Fiorani, amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, detto “Il furbetto di quartiere” per via dei suoi legami con il già governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Un giorno vi racconteremo anche di quella inchiesta.