Care amiche e cari amici,
la crisi politica che ha determinato la fine del Governo Prodi è la dimostrazione chiara ed inequivocabile che l’Italia ha bisogno di scelte coraggiose. Le riforme istituzionali non sono solo uno slogan o peggio una distrazione dall’affrontare i problemi più urgenti che attanagliano le fasce sociali più deboli, i pensionati, il lavoro dipendente, le famiglie e i giovani.
Le riforme consentiranno all’Italia di uscire dalla situazione di blocco in cui si trova, di avere governi che abbiano maggioranze forti e coese. Per avere maggioranze capaci di governare occorrono modifiche alla Costituzione, alla legge elettorale ed ai regolamenti parlamentari.
Per rendere finalmente possibile che ciascuno svolga bene il proprio ruolo, di maggioranza o di opposizione, attraverso un autentico dibattito interno alle forze politiche ed ai gruppi parlamentari e con la società civile.
Liberando il campo dai timori, spesso utilizzati come ricatto, di far entrare in crisi un “Governo” democraticamente eletto per svolgere il programma sul quale ha ottenuto il consenso degli elettori. Accettando l’idea che nel dibattito interno si può vincere o perdere e chi perde accetta l’orientamento espresso dalla maggioranza, non sceglie la strategia del ricatto, dal centro o da sinistra o da destra. In questo modo si rafforzano gli strumenti della democrazia che debbono consentire di fare bene maggioranza ed opposizione e di produrre scelte e riforme.
La proposta di fare in poco tempo le riforme istituzionali, o quanto meno la riforma della legge elettorale – affidata con l’incarico esplorativo al Presidente del Senato Marini – è stata respinta dal centro destra: questo momento, il grande rifiuto, potrebbe davvero passare alla storia come la grande occasione mancata. La grande occasione per non essere ricattati e fare le riforme!
Il centro destra si prepara ad una nuova stagione di instabilità interna alla coalizione e nel Paese.
La sfida del Partito Democratico costituisce per tutti occasione di riflessione. Per noi democratici è la sfida verso l’unità non la solitudine. L’unità che non si sgretola perché il collante è la voglia di cambiare, insieme, l’Italia. Le liste PD avranno bisogno del nostro sostegno pieno, del nostro lavoro ed impegno, della nostra convinzione.
Ventuno mesi di legislatura non hanno indebolito il significato della rappresentanza eletta dall’estero: hanno confermato che ancora il sistema politico italiano, nel suo complesso, non ha recepito le novità di questo momento politico-culturale. L’attività parlamentare è stata intensa a sostegno delle scelte e degli indirizzi del Governo Prodi. Nella finanziaria 2007 abbiamo contribuito al risanamento dei conti pubblici, a far ripartire la lotta all’evasione fiscale, a fare le liberalizzazioni, ad estendere le detrazioni per carichi di famiglia ai residenti all’estero. Abbiamo evitato i tagli ai capitoli di bilancio del Ministero degli affari esteri ed investito nuove risorse per la rete commerciale all’estero, per la scuola e la cultura e per l’assistenza sanitaria ai connazionali indigenti. Nella finanziaria 2008, dopo il decreto fiscale ed il protocollo sul welfare che ha aumentato le pensioni anche per i residenti all’estero, abbiamo ulteriormente aumentato le dotazioni dei capitoli degli esteri di 32 milioni di euro. Ed abbiamo chiesto al Governo di raccogliere la sfida verso l’obiettivo della parità di trattamento per quanto riguarda l’ulteriore detrazione ICI, la puntuale verifica reddituale per i pensionati residenti all’estero anticipata da una sanatoria degli indebiti, l’utilizzo del modello 730 per la dichiarazione dei redditi del personale impiegato da amministrazioni che sono sostituiti d’imposta, il potenziamento della rete diplomatico-consolare e la ratifica di importanti convenzioni internazionali.
L’azione del Governo non ha sempre dato le necessarie risposte alle richieste della rappresentanza parlamentare degli eletti all’estero anche per i diversi ruoli e le diverse responsabilità che rivestono Governo e Parlamento. La debolezza della coalizione, la risicata maggioranza al Senato, l’attacco costante dell’opposizione su ogni singolo aspetto – anche sugli aumenti ai capitoli per l’estero, tacciati di costituire merce di scambio – sono altre ragioni addebitabili ai ritardi su alcune questioni. Tra le proposte più significative e sulle quali il PD deve riprendere la propria azione, vi sono: cittadinanza e riapertura dei termini per il suo riacquisto, immigrazione e diritti di partecipazione, riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, conferenza dei giovani, partecipazione del personale a contratto alle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali, riforma della legge 153/71 su diffusione di lingua e cultura italiane all’estero, riordino delle carriere per il personale a contratto e l’assegno di solidarietà per i connazionali emigrati indigenti.
Le scelte dei prossimi giorni – la selezione dei candidati, le proposte programmatiche, la campagna elettorale – peseranno molto sulle possibilità concrete di eleggere un deputato ed un senatore nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide (D). Avranno conseguenze anche sulla nostra capacità – prospettica – di costruire un Partito Democratico forte, attraverso i propri circoli all’estero, ed un PD che continui anche in futuro ad essere punto di riferimento per associazioni e persone che intendono trasformare il loro impegno sociale, culturale e politico in un progetto che leghi sempre più gli italiani ovunque essi vivano nel mondo.
On. Marco FEDI
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