L’ antidoto ai “Porcellum”

di Roberto Marchesi

L’elettorato dovrebbe guardare a un mondo politico in “bianco e nero “ …

in risposta all'articolo di Carmine Gonnella pubblicato ieri

Caro Carmine,
Hai toccato il punto cruciale della politica italiana di oggi.
Hai messo cioe’ in evidenza come a “destra” ci sia tendenza a compattarsi sotto una guida (piu’ o meno unica), mentre a “sinistra” fioriscano ogni giorno partiti e movimenti nuovi.
Questo si spiega (a mio avviso) in quello che gia’ avevo detto tempo fa, rischiando di apparire settario, ma e’ un dato di fatto che tuttavia appare in evidenza. E cioe’ che nella politica (soprattutto italiana) gli intellettuali stanno a sinistra, i populisti stanno a destra. Cio’ era gia stato notato ai tempi del precedente governo Berlusconi, quando essi lamentavano che la satira era tutta di sinistra. Ovvio! Per fare satira occorre conoscenza e intelligenza, non bastano gli slogan populisti a cui sono abituati i capipopolo e i “tifosi” della destra. (Ma non dimentichiamo che anche la destra ha avuto in passato ottimi statisti, soprattutto all’estero).
Questo spiega la proliferazione dei partitini e movimentini, che nascono e crescono spontaneamente (fino a un certo punto, oltre il quale occorrono soldi e organizzazione) in gran numero nella sinistra e nella estrema sinistra.
Coloro che costituiscono questi movimenti sono tutti elementi, magari allo stato brado, senza alcuna preparazione politica, dotati pero’ di vivida intelligenza (e spesso di scarsa modestia), che vedono ognuno le cose a modo proprio, ed ognuno a modo proprio pensa di avere in tasca la ricetta per risolvere i problemi, focalizzandosi pero’ sui problemi pratici e non sul sistema che li governa.
Spesso questi elementi, spaventati e scoraggiati dalla vastita’ e complessita’ dei problemi, preferiscono creare il loro piccolo movimento piuttosto che schierarsi con qualcuno che non la pensa esattamente come loro e, nei casi limite, arrivano addirittura a rifugiarsi nel disfattismo cronico e nel nichilismo.
Nel sistema politico (ed elettorale) italiano di oggi effettivamente occorrerebbe, come dici tu, una compattazione a sinistra in un partito unico che possa affrontare con qualche speranza le masse teleorientate dei populisti. Io pero’ sono contrario in linea di principio a queste forme di compattamento, perche’ feriscono la democrazia nella sua sostanza vitale e inducono a forme piu’ o meno palesi di totalitarismo (come quello che propongono di fatto Berlusconi e Fini coalizzati nella destra).
Una soluzione abbastanza semplice a tutta questa problematica ci sarebbe, ma naturalmente non viene raccolta dai grandi partiti perche’ va contro i loro interessi.
La soluzione consisterebbe (modificando la Costituzione) nel portare a netta divisione i due poteri “esecutivo” (cioe’ il governo”) e “legislativo” (cioe’ il Parlamento), in modo che i due operino separatamente (come e’ in realta’ la norma nei sistemi democratici).
Se dalle elezioni uscisse un governo che governa per 5 anni (o 4, come negli USA) e un Parlamento che legifera sulle leggi indipendentemente da maggioranze precostituite al solo scopo di tenere in piedi il governo, potrebbero esserci anche 100 partiti (ovviamente e’ meglio che siano molti meno), ma le leggi sarebbero approvate con maggioranze variabili in funzione della legge in questione, non della appartenenza a questo o quello schieramento, con tutto vantaggio dei cittadini. E i parlamentari potrebbero molto piu’ spesso votare secondo coscienza (come realmente dovrebbe essere la funzione di ogni parlamentare nelle democrazie rappresentative) invece che vincolati a ordini di partito.
Se i partiti (tutti!) fossero piu’ attenti agli interessi della gente invece che al proprio, non farebbero fatica a trovare le vere soluzioni ai problemi, invece che inseguire tutte le strampalate formule che servono solo a tenere in piedi il loro (costosissimo) sistema di potere sui cittadini.

Saluti dal Texas

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