Caricature, osservazioni sui tic, vizi e virtù di personaggi pubblici. Duecento parole per dare un’idea.
Sofferente. Il viso scavato ed esanime. Indossa giacche troppo grandi e spesso doppio petto. Le tasche sventolano e cascano puntando gli spigoli verso il basso. L’espressione nell’eloquio è allarmata ed ansiosa. Le risposte sono sempre accompagnate da movimenti del capo che ne anticipano abbondantemente la pronuncia nell’atto di dire: «…scontato». Come due più due fa quattro. Accompagna sempre con movimenti della bocca la discussione a chiusura della frase agevolando la salivazione. Con i colleghi è riservato. Li ascolta quando conversa con l’orecchio perpendicolare al suono. Lo sguardo fisso di fronte a lui. Parla cordialmente con gli avversari politici e con questi sembra condividere il guai delle loro rispettive fazioni con gesti di consenso solidali. Ultimamente, abbandonato a sé stesso come una scarpa vecchia, vaga in missioni in Libano. Fuori dalle vicende di quello che è stato per merito suo il Partito Democratico, rifugge il Transatlantico ed i giornalisti. Non sembra mai sereno come fosse perennemente preoccupato. Le mani lunghe e bianche maneggiano il telefono svogliatamente. Risponde piccato alle chiamate. Quando sorride, se sorride perché sollecitato, la smorfia è forzata, finta, dovuta per accontentare, mai per goduria. Impossibile immaginarlo a raccontare barzellette o a parlar di belle donne e di gonnelle.