Sinistra arcobaleno una falsa partenza

Fulvia Bandoli *)

Il dibattito nella “cosa rossa”

Mettiamola così: ciò che leggo oggi sui giornali, e cioè che sarebbero già stati decisi i leader (un uomo e una donna) e i simboli di questa nuova sinistra unita non può che essere una falsa partenza. Come avviene nello sport. Allora l'arbitro fischia e fa ritornare tutti sui blocchi di partenza. E dunque io penso, o meglio vorrei, con questo commento, fischiare, e mi auguro di essere sentita.
Mi rendo conto che non abbiamo il tempo per organizzare le primarie, ma pongo una domanda: tra le primarie e un modo così chiuso e burocratico di decidere ci sarà pure una via diversa?
Abbiamo sollevato tante speranze, abbiamo parlato di una sinistra unita più grande, nuova e popolare, che non si arrocca nella testimonianza ma fa i conti con i grandi temi che riguardano il governo dello sviluppo di questo nostro Paese. Capace di aggregare tante forze fuori dai quattro partiti e partitini, di valorizzare esperienze e percorsi. Abbiamo chiesto a questo popolo della sinistra riunito a Roma l'8 e il 9 dicembre di travolgerci, di partecipare. E adesso? Adesso gli presentiamo un piatto preparato nel chiuso di una stanza e in più che non rispecchia le attese.
Abbiamo bisogno di indicare un leader, certo, e forse un vice, può essere. Ma prima del nome serve un profilo, ci serve non un padre nobile della sinistra (che dovrebbe accompagnare e vivificare, come ha fatto finora, la nostra discussione con preziosi contributi) ma una persona (un uomo o una donna e non un uomo e una donna) che abbia in se stesso/a qualcosa di più nuovo dal punto di vista della generazione alla quale appartiene, per le culture che ha attraversato e assimilato, che sappia parlare oltre i confini delle quattro forze e mettere assieme il popolo della sinistra che sta prevalentemente fuori dai partiti.
Non si può smarrire neppure per un attimo la sfida che abbiamo di fronte: impedire che la sinistra italiana sia di pura testimonianza, fare in modo che esista, che non venga spazzata via. Il PD non è e non vuole essere un partito della sinistra ma di centro democratico, se non ci sarà una sinistra unita, forte, popolare e radicata socialmente sarà ancora più difficile impedire operazioni trasformistiche e centriste. E si illudono coloro che anche in queste ore paiono accorrere a cercare sponde nel Pd. Forse le troveranno (perchè quell'andiamo da soli della formazione democratica è assai ambiguo), ma non è che le elezioni ravvicinate abbiano migliorato il profilo di quel partito, equidistante tra lavoro e impresa, incerto e prono sui temi della laicità, con un uomo solo (massimo due) al comando.
Dunque riprendiamo in mano le ragioni che ci portarono agli Stati Generali e, pur nei tempi brevi che abbiamo, costruiamo un percorso minimamente aperto e partecipato, usando le gambe per girare le città italiane e ascoltare le opinioni del popolo della sinistra diffuso, scriviamo e domandiamo pareri anche attraverso le tecnologie di cui disponiamo.
Non possiamo sbagliare due volte la partenza. Le persone che sceglieremo per rappresentare questa nuova unitaria e popolare sinistra-arcobaleno dovranno essere distinguibili.
Guardandole bisognerebbe poter dire: “bene, è stato fatto un salto generazionale, hanno scelto culture significative e persone che possono varcare i confini dei loro partiti e parlare con il vasto mondo della sinistra diffusa e plurale”.
Per i simboli, poi, vale la stessa osservazione. Avevamo detto La Sinistra-L'Arcobaleno. Ok. Perchè adesso torna fuori l'ipotesi di mettere sotto e tutti in fila i quattro simboletti dei partiti? E quei movimenti e associazioni che pure saranno in questa nuova sinistra da che cosa saranno rappresentati?
Il simbolo scelto agli Stati Generali da qualche migliaio di persone forse riassume meglio la pluralità che siamo oggi. In quello si erano riconosciuti tante e tanti.

*) Parlamentare di Sinistra Democratica

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