di Antonio Borghesi
Evviva! Cuffaro si è dimesso!. Era difficile per i siciliani e gli italiani onesti accettare che un Governatore di Regione continuasse a governare come nulla fosse dopo essere stato condannato a cinque anni per favoreggiamento nei confronti di mafiosi. Anzi, dopo aver inflitto una ulteriore grave umiliazione a tutte le persone oneste, avendo avuto la faccia tosta di festeggiare a champagne e cannoli per non essere stato condannato anche per “concorso esterno in associazione mafiosa”.
Avevo chiesto anch’io a gran voce che il Presidente del Consiglio lo sospendesse dalla carica. Con un comunicato stampa in cui scrivevo: “La vicenda Cuffaro rientra a tutti gli effetti in una norma che prevede la sospensione degli amministratori pubblici in caso di condanna, anche in primo grado, e non solo per reati di mafia, ma anche per accuse meno gravi. Il nostro invito va, dunque al Presidente del Consiglio, perché proceda immediatamente alla sospensione del governatore della Sicilia, secondo tale norma e, inoltre, allo stesso Cuffaro, affinché ascolti la voce dei cittadini, anche dei siciliani residenti all’estero, che non mancano di dimostrare tutta la loro umiliazione per l’intera vicenda”. I quotidiani del gruppo E-polis avevano ripreso il mio comunicato contrapponendolo a quello di Bondi (Forza Italia) che lo difendeva.
Conclusione: abbiamo vinto, ma forse abbiamo anche perso! A breve ci saranno nuove elezioni: sono pronto a scommettere che lo ritroveremo eletto in Parlamento. Il Presidente del suo partito, Casini, che vorrebbe fare il Presidente del Consiglio, lo ha pure difeso. UD(C) e UD(EUR) si metteranno assieme. Forse si chiameranno UD(I), Unione Degli Indagati, oppure continueranno a chiamarsi UD(C), Unione Dei Condannati. Cuffaro andrà a fare compagnia in Parlamento a ben 12 compagni di partito già condannati o indagati. Anzi, erano 13 fino a qualche mese fa: c’era anche quel Mele, marito integerrimo e cattolico osservante, indagato per aver ceduto droga alle puttane con le quali organizzava festini, invece di essere in Parlamento a votare!