I pupari e la riforma dello Statuto della Banca d’Italia

di Avv. Marco Della Luna autore di “Euroschiavi

INFOLETTER inviata da Palmira Russo

Alcune recenti riforme di economia politica e monetaria, passate abbastanza sotto silenzio o sotto equivoco, indicano chiaramente che si sta costituendo uno stato di polizia e sorveglianza bancaria, a libertà e privacy sostanzialmente limitate, in cui la finanza privata straniera, presente direttamente nel governo e in Banca d’Italia, assume la direzione e la proprietà delle risorse del Paese dietro la facciata delle istituzioni, e procede a una ristrutturazione della società e dell’economia, colpendo le categorie più scomode e critiche e gestendo opportunamente l’informazione.

Gli attacchi, da parte delle istituzioni, alle libertà civili e ai diritti politici dei cittadini vengono portati avanti in vari altri paesi occidentali, ma in ciascun paese con pretesti diversi: in Italia viene giustificato col pretesto del debito pubblico e dell’evasione fiscale; e negli USA con quello del terrorismo e della guerra preventiva

Prendete la riforma dell’art. 3 dello Statuto della Banca d’Italia, fatta con un decreto a firma Napolitano del 16 Dicembre 2006. Con questo decreto, si è accolta la richiesta dei banchieri privati – avanzata già il 31 Maggio 2006 dal Governatore Draghi – di legalizzare una situazione illegale che si perpetuava da decenni, ossia la proprietà privata della Banca d’Italia, una banca che si prende decine di euromiliardi l’anno dallo Stato in cambio del servizio tipografico di stampa delle banconote, il cosiddetto signoraggio monetario. Miliardi che vanno ai soci privati della Banca d’Italia, anche se le norme contabili applicate (I.A.S.) non consentano di esporli in bilancio. Miliardi di Euro che si potrebbero risparmiare, così da ridurre drasticamente le tasse e risolvere il nodo delle pensioni.

La precedente versione dell’art. 3 stabiliva che la proprietà della Banca d’Italia dovesse essere maggioritariamente pubblica, e che le cessioni di quote potessero avvenire solo in favore di soggetti pubblici. Invece, nel 1992, con la privatizzazione delle tre banche Stato dell’Iri (cioè del Tesoro), Prodi – assistito dalla banca d’affari Goldman Sachs – aveva trasferito alla mano privata le quote che queste tre banche (BNL, CREDIT e Banca Commerciale) possedevano in Banca d’Italia. Prodi aveva così portato la partecipazione privata in Banca d’Italia al 95% circa. Per effetto di successive cessioni e accorpamenti, il capitale privato francese aveva conquistato il controllo di una buona fetta di questa quota privata.

La situazione si faceva quindi insostenibile, per la troppo palese violazione della legge nell’interesse dei privati. Perciò bisognava cambiare la legge, ossia l’art. 3 dello Statuto. Draghi, ex vicepresidente della banca Goldman Sachs, lo reclamava. Prodi, autore della privatizzazione delle banche ex Iri, era ben felice di continuare la sua mission e sanare il suo stesso operato. Padoa Schioppa, ex vicedirettore della BCE, che mai poteva avere in contrario? E Napolitano, il quale avrebbe dovuto difendere, anche a costo della vita, i principi fondamentali della Costituzione e tra essi la sovranità popolare sull’economia e sulla moneta? Ha firmato, in silenzio. Del resto, non aveva un gran curriculum come difensore delle libertà: per dirne due, militava nel PCI quando questo era subordinato al PCUS di Stalin e, nel 1956, attaccò chi protestava contro la sanguinosa invasione sovietica dell’Ungheria. E i comunisti di governo? Zitti zitti. Comunisti solo per raccogliere i voti di chi li crede comunisti.

Le tessere del mosaico

Questa riforma è solo una delle tessere del mosaico che i poteri forti vanno componendo, in un disegno che già descrivevamo anni fa (Le Chiavi del Potere, ed. Koiné), e che precisavamo ultimamente (Euroschiavi, ed. Arianna): privatizzazione ed esterizzazione dei centri di potere e dei mercati nazionali – centri economici, finanziari, monopolistici, informatici. Per arrivare a governare e riformare l’Italia dal di fuori dei suoi confini e senza gli intralci della forme democratiche. L’Italia, come si fa con le grandi aziende in crisi e incapaci di risanarsi, viene smembrata e svenduta alla concorrenza, pezzo dopo pezzo, sotto i nostri occhi. Molte forze politiche italiane sono sostenute e sponsorizzate per realizzare questa strategia.

Strategia che è assistita dal potenziamento per legge della dipendenza di cittadini e imprese dalle banche, nonché della capacità delle banche di “tracciare” (leggi: spiare e schedare) tutti i movimenti di denaro: come alcune delle cosidette “liberalizzazioni” di Bersani, che obbligano a passare per la banca e i suoi balzelli per ogni pagamento, e la recente istituzione del SAF, o Servizio di Analisi Finanziarie – una funzione pubblica affidata, ossia donata, alle banche private come già erano state donate la Centrale Rischi Interbancaria e la Centrale di Allarme Interbancaria (quelle su cui le banche ti segnalano come inaffidabile, bloccandoti commercialmente, quando non si fidano di te o ti permetti di contestare le loro pretese).

– Coronata da una presa più forte del governo sulle istituzioni di sicurezza mediante la simultanea sostituzione del capo dei Servizi Segreti, del capo della Guardia di Finanza e del capo della Polizia di Stato (un regime che teme di soccombere perché non riesce a gestire i problemi strutturali tende a proteggersi mettendo le mani sulle forze dell’ordine).

– Sostenuta dal salvataggio finanziario dei partiti politici oberati di debiti da parte di soccorrevoli banchieri amici.

– Cementata da nuovi e più stretti bavagli per giornalisti e magistrati.

– Rassicurata dalla persecuzione fiscale (studi di settore inaspriti) delle categorie sociali elettoralmente resistenti, che spinge molti lavoratori indipendenti a chiudere o emigrare.

– Canonizzata con una riforma della “giustizia” che sottopone i singoli magistrati al potere del Consiglio Superiore della Magistratura, ossia del sindacato dei magistrati (sarà un caso, che magistrati e banchieri hanno in comune il privilegio di autogovernarsi, attraverso il CSM e la Banca d’Italia rispettivamente?)

– Perfezionata dalla monopolizzazione dei servizi pubblici essenziali nelle mani di società private, notoriamente greppie del sottogoverno; e dalla facoltà, per le società pure private che hanno ricevuto in gestione l’esazione dei tributi, di prelevare i soldi direttamente dal conto corrente del cittadino senza passare per il vaglio e l’autorità di un giudice terzo.

Questo, solo per citare alcune delle tessere del mosaico del più grande e sistematico attacco da parte delle istituzioni contro le libertà civili e i diritti politici dei cittadini che si sia mai visto in Italia dal Fascismo in poi.

Per inciso, analoghi attacchi sono portati avanti in vari paesi occidentali, parallelamente; ma in ciascun paese con pretesti diversi (adatti ciascuno alla mentalità dei vari paesi): in Italia viene giustificato col pretesto (perché sia un pretesto, lo spieghiamo in Euroschiavi) del debito pubblico e dell’evasione fiscale; e negli USA con quello del terrorismo e della guerra preventiva.

La riforma dello Statuto della Banca d’Italia è solo una delle tessere del mosaico che i poteri forti vanno componendo: privatizzazione ed esterizzazione dei centri di potere e dei mercati nazionali – centri economici, finanziari, monopolistici, informatici. Per arrivare a governare e riformare l’Italia dal di fuori dei suoi confini e senza gli intralci della forme democratiche

Si sperava in un risveglio, a difesa dei diritti costituzionali, da parte di categorie imprenditoriali e di gruppi politici dell’area della CDL. In effetti, Berlusconi, alla fine della precedente legislatura, aveva impostato una graduale nazionalizzazione della Banca d’Italia. Nazionalizzazione che avrebbe consentito di recuperare decine di miliardi l’anno che oggi doniamo agli azionisti di Banca d’Italia per la stampa delle banconote e per interessi sul debito pubblico, nazionalizzazione che avrebbe permesso di tagliare le tasse. Nazionalizzazione prontamente bloccata dal Governo Prodi.

Quelle speranze sono state vanificate. In questi stessi giorni, gli artisti del mosaico stanno segnando successi decisivi: il 12 giugno 2007 la Camera respinge l’ordine del giorno dell’on. Buontempo volto a sensibilizzare i rappresentanti del popolo circa la piaga anticostituzionale del signoraggio privato. Poi si diffonde una notizia di ancor maggiore peso politico: la Goldman Sachs ha arruolato Gianni Letta, l’abile e inesauribile collaboratore fidato di Silvio Berlusconi. Pare quindi che anche il Cavaliere sia passato alla Goldman Sachs, sia entrato nel mosaico. È possibile che tale conversione sia stata un passaggio necessario per accreditarsi a rimpiazzare a breve Romano Prodi. Parigi val bene una messa. O no?

Sta di fatto che, immediatamente, i proprietari di qualche network vicino alla CDL, che aveva dato spazi alla informazione economica alternativa, alla diffusione della conoscenza del signoraggio e sull’espandersi del dominio di Goldman Sachs sull’Italia, hanno pensato bene di chiudere questi spazi. Intanto, dai vertici di Confapi (la confederazione dei piccoli imprenditori) pare sia stato diramato l’ordine di non parlare più di questi temi monetari e bancari nei convegni dei suoi associati, come nel Veneto e in Lombardia la base e i giovani avevano iniziato a fare.

Nessuna forza significativa sembra oramai rimasta ad opporsi alla colonizzazione bancaria del Paese. Il cerchio si chiude. Oggi, per i malcapitati cittadini italiani. Domani, probabilmente, per i pupi “usati”. Persino per i più svegli tra loro – quelli che, sapendo che cosa fa la differenza tra un pupo e un puparo, sognavano di salvarsi dalla rottamazione diventando banchieri.

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