Fondazione per il Sud: il programma 2008-09

Commento di Federica Parisi

Sono state recentemente approvate le linee programmatiche della Fondazione per il Sud per gli anni 2008 e 2009: in primo piano per l'anno 2008 la cura e valorizzazione dei beni comuni, mentre immigrazione e servizi socio-sanitari rappresenteranno le priorità di azione per l’anno 2009.
L’art. 5 della Carta della sussidiarietà indica “nell’interesse generale le attività delle cittadine, dei cittadini e delle imprese volte alla produzione, cura e valorizzazione dei beni comuni, realizzate senza fini di lucro […]
La Fondazione per il Sud è nata il 22 novembre 2006 grazie ad un Protocollo d'Intesa tra Forum del Terzo Settore e Acri, in rappresentanza delle fondazioni di origine bancaria, e ha visto l’adesione della Compagnia di San Paolo, della Consulta Nazionale Permanente del Volontariato presso il Forum, della Convol, del Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato e della Consulta Nazionale dei Comitati di Gestione.

L’attività della Fondazione, presieduta da Savino Pezzotta, è volta alla realizzazione di un piano di infrastrutturazione sociale nel Mezzogiorno attraverso la promozione ed il potenziamento delle strutture immateriali per lo sviluppo sociale, civile ed economico del territorio.
Nella visione della Fondazione giocano un ruolo decisivo le reti di volontariato e Terzo settore: la dotazione originaria della Fondazione, infatti, di circa 300 milioni di euro, deriva in parte dagli accantonamenti previsti, in prima istanza, dall’art 15 della legge n. 266 del 1991, ed operati dalle fondazioni di origine bancaria a favore dei Centri di Servizio per il Volontariato, attraverso la costituzione dei Fondi speciali per il Volontariato a livello regionale, amministrati dai Comitati di gestione. La tardiva formazione dei Comitati e dei Centri nelle Regioni del Sud ha portato ad un ingente ed inutilizzato accantonamento che la Fondazione si propone di reinvestire negli stessi territori.

I beni comuni
I beni comuni, secondo la definizione della Prima convenzione nazionale della sussidiarietà del 2004, promossa da Cittadinanzattiva e dal Comitato Quelli del 118, sono beni di proprietà di tutti, che ciascuno può utilizzare liberamente ma che proprio per tale motivo sono continuamente minacciati da un uso egoistico; il loro arricchimento arricchisce tutti, così come il loro impoverimento equivale ad un impoverimento di tutta la società. Sono beni comuni l'ambiente, la salute, l'istruzione, la fiducia nei rapporti sociali, la sicurezza, la vivibilità urbana, la legalità, la promozione dei diritti, la qualità dei servizi pubblici, l'integrazione sociale, la regolazione del mercato, e altri beni con simili caratteristiche. L’art. 5 della Carta della sussidiarietà, inoltre, indica “nell’interesse generale le attività delle cittadine, dei cittadini e delle imprese volte alla produzione, cura e valorizzazione dei beni comuni, realizzate senza fini di lucro nel rispetto dei principi di solidarietà, responsabilità, uguaglianza e legalità”, definendo come beni comuni “quei beni, materiali ed immateriali, il cui arricchimento arricchisce tutti ed il cui impoverimento impoverisce tutti”.

Nell’ottica della Fondazione per il Sud, considerata la particolare attenzione che essa rivolge alle regioni del meridione, per beni comuni si intendono quei beni collettivi locali costituiti da un ambiente con particolari qualità naturalistiche (foreste, montagne, coste) o storico-artistiche e culturali intese in senso lato (non solamente beni o reperti storico-artitistici, ma anche tradizioni culturali locali legate, ad esempio, a feste o riti, o particolari produzioni artigianali e/o agricole e tradizioni enogastronomiche). I beni comuni, così come intesi dal Documento in esame, rappresentano un tipo particolare di beni collettivi: uniscono, infatti, alla proprietà tipica dei beni collettivi – l’apertura al consumo di tutti i possibili fruitori – quella di essere soggetti al deperimento se la loro fruizione non è adeguatamente regolata e se essi non sono protetti e valorizzati.

La configurazione di beni comuni prevista nel Documento Programmatico appare coerente con quella fino ad oggi portata avanti dagli osservatori più attenti in materia di sussidiarietà, confermando, allo stesso tempo, che il ruolo dei soggetti pubblici e privati, come previsto dall’art. 118 u.c. della Costituzione, debba avere natura pro-attiva e collaborativa onde permettere il pieno svolgimento del principio costituzionale di sussidiarietà.

Carattere “esemplare”
La chiave di volta dell’azione promossa dalla Fondazione – attraverso bandi – è, infatti, quella di finanziare progetti che vedano una reale ed attiva azione del mondo del volontariato e del Terzo settore, in collaborazione con le realtà pubbliche e private dei territori. È importante sottolineare che la forma erogativa non è continua o pluriennale, ma gli interventi della Fondazione hanno carattere ‘esemplare’, mirando, quindi, a premiare iniziative che assurgano a buone pratiche, evidentemente replicabili e trasferibili in contesti diversi.

Allo stesso tempo, sono individuati dei criteri di carattere generale per la scelta degli ambiti da attivare, come il collegamento dell’infrastrutturazione sociale del Sud allo sviluppo locale, la cura dell’educazione e la formazione dei giovani e, naturalmente, favorire la crescita e la visibilità della Fondazione stessa. Le organizzazioni e le associazioni non-profit, grazie alla loro capacità di ‘intercettare’ i problemi e le questioni di rilevanza sociale presenti nei territori, hanno un ruolo da protagoniste, nello spirito del rafforzamento di partnership che siano inserite nella programmazione sociale di zona. Si cerca, evidentemente, di dare rilancio, sia pure indirettamente, ai dettami della legge 328 del 2000, le cui disposizioni in merito alla co-progettazione e programmazione degli interventi sociali tra autorità pubbliche e Terzo settore non hanno avuto lo sviluppo che si desiderava, specialmente nel Sud.

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