Innescare processi di lenta, ma profonda evoluzione

di Carlo Mochi Sismondi

Tre sono gli avvenimenti di questi giorni che mi sembrano degni di nota dal nostro punto di vista di “broker” dell'innovazione nella PA e nei sistemi territoriali: l'illuminante riflessione di De Rita per la relazione sociale Censis 2007; la direttiva Nicolais sulla valutazione e infine l'azione giudiziaria nel Comune di Milano.
Il titolo che, come i lettori attenti avranno subito colto, cita uno dei passaggi più belli delle considerazioni generali di Giuseppe De Rita per la Relazione sociale Censis del 2007[1], allude alla possibilità, ma anche alla necessità di superare la “poltiglia di massa”, la mucillagine, l'inclinazione degradante al peggio, attraverso l'esperienza di minoranze che sono le sole che “possono trovare la base solida da cui partire, possono fare innesco di nuovi processi sociali sfuggendo alla tentazione del breve termine e quella di diventare la maggioranza che fa e governa il sistema.”
Queste minoranze, continua la relazione, sono la nostra speranza per comprendere che “lo spazio e la durata sono pieni del possibile, solo che si cominci semplicemente a pensare. Non rimuginando l'esistente impigriti nel presente, ma immaginando spazi nuovi di impegni individuali e collettivi; e confrontandosi con i processi che oggi fanno relazione collettiva e sviluppo storico. Sfida faticosa, che le citate diverse minoranze dovranno verosimilmente gestire da sole. Ma sfida desiderabile, per continuare a crescere forse anche con un po' di divertimento; sfida realistica, perché non si tratta di inventare nulla di nuovo, ma di mettersi nel solco di modernità che pervade tutti i paesi avanzati…”
Ecco è proprio nella adesione intellettuale a queste considerazioni, adesione che supera l'impressività di immagini giornalisticamente ostentate quali la “mucillagine”, ma che si ritrova nell'allarme per uno sviluppo che “non filtra sia perché non diventa processo sociale, sia perché la società sembra adagiarsi in quell'inerzia diffusa che è antropologia senza storia, senza chiamata al futuro. Una realtà ambigua, senza rilievi e contorni di tipo sociologico e politico, piattamente de-totalizzata, e quindi sfuggente a ogni schema e sforzo interpretativo”, è proprio nella adesione intellettuale a queste considerazioni – dicevo – che si situa il nostro sforzo di creare reti di relazionalità per l'innovazione. Noi crediamo che esistano nelle amministrazioni pubbliche minoranze di innovatori illuminati, capaci di interpretare la modernità e di essere enzima di sviluppo per i sistemi territoriali. Esistono, ma sono isolate, non fanno sistema, hanno scarse occasioni di sinergie, non emergono e quindi non rompono quella che De Rita chiama l'insanabile noia. Il compito che FORUM PA si è assunto è proprio questo: far emergere l'innovazione nascosta. Se avrete voglia di approfondire su www.forumpa.it avrete modo di scoprire come intendiamo procedere per portare a casa un risultato tanto ambizioso.
Passiamo al secondo punto: la direttiva “disciplinare” di Nicolais dal titolo un po' burocratico di “Direttiva recante principi di valutazione dei comportamenti nelle pubbliche amministrazioni – responsabilità disciplinare” diramata lo scorso 6 dicembre . Faccio conto che l'abbiate letta, altrimenti è disponibile sul sito www.innovazionepa.it. La mia impressione è ambivalente: da una parte viene da dire “finalmente!” quando si ricorda l'ovvio dovere per i dirigenti di “assegnare specifiche responsabilità in capo ai dipendenti” e di controllare che questi compiti vengano svolti sanzionando eventualmente lo “scarso rendimento”; eppure qualcosa mi lascia inquieto. Sarà forse il sospetto che anche questa volta si sia agito di rimessa, non con una strategia complessiva tendente a far uscire il meglio, ma piuttosto per rispondere alle accuse piuttosto rozze della Confindustria? Sarà perché io credo che le “pene” siano enormemente meno efficaci dei premi e che questi, appiattiti da egualitarismi sindacali anacronistici, in realtà sono quasi del tutto assenti? Sarà infine perché la valutazione dei risultati e degli outcome di efficacia mi sembra del tutto preferibile ad una generica e notarile verifica di “presenza” che ricorda più un'organizzazione “fordista” che una PA immersa nell'economia della conoscenza? Mi piacerebbe sentire la vostra opinione perché la mia non è una completa valutazione, ma solo un fastidio, una sensazione di “stonatura” che potrebbe benissimo essere solo mia.
Passiamo al terzo argomento. Premesso l'ovvio “rispetto per l'azione della Magistratura”, così tanto citato in questo travagliato Paese, l'azione giudiziaria al Comune di Milano mi preoccupa molto. Per dirla in sintesi mi sembra che se vogliamo che i sindaci possano rispondere dei loro risultati e dell'attuazione dei loro programmi, allora dobbiamo permettere che si dotino dell'organizzazione che ritengono più adeguata. Questo non vuol dire ovviamente che ciascun sindaco possa comportarsi come un “satrapo” dispensando cariche come prebende, ma che possa però scegliere poche e decisive figure apicali sulla base del rapporto fiduciario. Inoltre, come molto giustamente affermava il sen. Polito in un'intervista su cui concordo, non c'è sindaco italiano di una grande o media città che non potrebbe essere accusato di “abuso d'ufficio”. E allora come tuteliamo i cittadini? Come facciamo sì che i soldi pubblici non siano in balia di avide correnti partitiche? Direi che gli antidoti non siano nelle perquisizioni poliziesche (…da vecchio sessantottino mi danno sempre un brivido di inquietudine alla schiena), ma in due principi chiave della democrazia: innanzitutto una efficace e indipendente funzione di controllo amministrativo e cosa fa, se non questo, il Segretario comunale? E allora non sarebbe il caso di renderlo più forte e non dipendente dalla scelta del sindaco invece di fargli scimmiottare la funzione del Direttore generale? Il secondo principio è invece quello di una totale e indiscussa trasparenza. Basterebbe applicare a tutti la direttiva Nicolais che prescrive di dare pubblicità sul sito a tutti i contratti completi di curricola, durata e compensi. Nei siti di quasi tutti i Ministeri è già così… Se per una volta tanto gli Enti Locali copiassero dallo Stato non sarebbe affatto male.
[1] Come sempre le Considerazioni generali sono disponibili sul sito del Censis www.censis.it

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