Rai international: basta para-comunismo!

Dai giorni scorsi “Rai International” è visibile anche in Italia ed in Europa. Ma allora – come ho richiesto alla Commissione Vigilanza della Camera – anche per Rai International devono valere le regole della “par condicio” politica perché chi segue questi programmi all’estero non ne può letteralmente più. Voi pensate che Rai 3 sia troppo partigianalmente schierata a sinistra? Rai International lo è di più, molto di più. A parte il taglio dei programmi tutti a sinistra (da Ballarò ad Anno Zero, con “Porta a Porta” da cui sono scientemente cancellati i dibattiti politici scomodi) nella rete di Badaloni (si, proprio l’ex presidente della regione Lazio, resuscitato Rai) c’è una evidente e plateale scelta politico-editoriale che non rispetta né l’equilibrio né l’obbiettività. Un esempio: l’ex cantante Gigliola Cinguetti “riciclata” presentatrice (e recente sostenitrice del “manifesto” di Rosy Bindi, non dimentichiamolo) che gestisce un maxi-programma quotidiano tutto di parte, invitando chi vuole e commentando come vuole. Una rete “piccola” di soli (!!) 140 dipendenti a Roma, ma che costa comunque alcune decine di milioni di euro l’anno per un “servizio pubblico” che non c’è. In giro per il mondo cresce la rabbia, ci sono addirittura dei siti di protesta (www.salvaraiinternational.com) che raccolgono petizioni, firme e dissensi. Gli italiani all’estero infatti non ne possono più e solo negli USA mi risulta che nel 2007 ci siano state 24.000 disdette di abbonamento, ma la “corazzata Potiomkin” dell’informazione prosegue imperterrita. Mi auguro che la Commissione RAI intervenga, sarebbe suo assoluto dovere.

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