Legge 194, parlino gli scienziati

194, PEDRIZZI: NO A GUERRE DI RELIGIONE TRA LAICI E CATTOLICI, GLI SCIENZIATI CI DICANO COME MIGLIORARE LA LEGGE

«Gli scienziati che da sempre rivendicano il primato della ricerca sull’etica sono i primi che oggi dovrebbero prendere con considerazione la possibilità di rivedere le linee guida della legge 194 alla luce delle nuove scoperte in campo medico che consentono ai feto di sopravvivere, in condizioni difficili, senza mettere a repentaglio la vita delle madri. Il salto di trent’anni, in campo scientifico, rispetto al varo della legge sull’aborto, come ha giustamente sottolineato il Cardinale Ruini, impone una riflessione sulla possibilità di rendere più efficace la tutela della vita nascente senza che questo si trasformi in rissa politica tra cattolici e laici, perché è ora che la difesa della vita non scateni guerre di religione», sottolinea Riccardo Pedrizzi, responsabile della Famiglia e della Consulta etico-religiosa di An. «La legge 194 -osserva Pedrizzi- parla di “possibilità di sopravvivenza” in qualsiasi fase della gravidanza come criterio per intervenire con l’aborto cosiddetto terapeutico. E le attuali possibilità della medicina consentono di mantenere in vita bambini che nascono alla 23esima, 22esima e, addirittura, 20esima settimana di gestazione. Tanto è vero che l’ospedale di Pavia, ad esempio, ha adottato un protocollo in cui si stabilisce che non si effettuano aborti cosiddetti terapeutici oltre la 22esima settimana di gestazione. E’ su questo che possiamo lavorare per migliorare la legge. Ma va anche ricordato che si tratta di norme per la tutela sociale della maternità con le quali lo Stato “riconosce il valore sociale della maternità, tutela la vita umana dal suo inizio, sancisce che l’interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite e che lo Stato deve evitare che l’aborto sia usato a tal fine”. Sul rispetto di questi presupposti della legge, mai applicati, dovrebbe realizzarsi un’intesa bipartisan tra i cattolici dei due schieramenti», conclude Pedrizzi.

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