di Attilio Baglio
Caro Severgnini,
Tutti (me compreso) hanno dato sfoggio a parole di valutazioni e ricette per combattere la criminalità e risolvere il problema della sicurezza. Tutti parlano, scrivono, pontificano, analizzano, propongono (poco), dispongono, deducono, conducono, riconducono, riferiscono, stigmatizzano, contestualizzano, rimandano, tramandano, demandano, raccomandano, antepongono, depongono, deprecano, ipotizzano, parlano, parlano… A vanvera. Inutilmente. Tanto per. E intanto, dimenticata la signora orrendamente uccisa a Roma, come consuetudine si susseguono gli episodi criminosi. Che scandalizzano, che sbigottiscono, che richiedono misure urgenti, decisioni forti.
Giovani donne ammazzate, giovani tifosi di calcio ammazzati e ancora delinquenti dell’est in azione con rapine in villa e nelle case. Segnali di rivolta contro le forze dell’ordine, segnali d’imbarbarimento generale. Segnali ormai senza senso di una situazione degenerata e senza controllo. Segnali di un’assurda e stupefacente sindrome di autodistruzione civile, politica, umana. E intanto la nostra classe politica parla, parla, parla, dichiara, dichiara, dichiara e non fa niente. Prodi, come sempre, sembra quello più sereno e impassibile. Ogni volta che lo vedo e lo sento in Tv, mi viene voglia di dargli un ceffone. Un ceffone in quel bel faccione ridente, ridanciano, bofonchiante, sbuffante, irridente, strafottente, supponente, deprimente. Dei comunisti e del loro perenne sentirsi di un’intelligenza superiore, del loro perenne giustificazionismo sociale per chi delinque, della loro malafede, preferisco non parlare. Stessa cosa dico e penso del «loro» presidente della Repubblica. E preferirei non parlare anche di chi sta dalla mia parte. Solo un accenno. Solo un sussulto.
Fini è diventato di nuovo padre e prova a dire qualcosa di destra, Storace fa la destra e diventa Santanchè, Berlusconi è sempre allegro (più o meno come Prodi), spara una battuta dietro l’altra e prevede la caduta del governo. Mi chiedo come e perché si possa essere sempre così sorridenti e scanzonati, senza pensare che molti, nel vedere facce e faccioni così ilari, si possano sentire presi in giro. Casini ammicca a Veltroni, Veltroni ammicca a Casini e Fini. Conclusione: il governo non cadrà e nulla cambierà. Nel parlare e nel pensare alla nostra classe politica, mi assale una potente sensazione di nausea. Tutti attaccano tutti, ma in realtà tutti proteggono soltanto se stessi. E’ una casta. Una casta che si tutela e inganna il popolo. Una casta da cassare, da cacciare. Siamo di fronte a una democrazia decadente, malata, non vera.