La catastrofe climatica? Mi spiace, non sono d’accordo

di Marco Buffa

“Ci sono già stati nel corso della storia dei cambiamenti di clima come quello attuale dovuti ad una trasformazione naturale, a prescindere dall’intervento inquinante dell’uomo”. La ricerca in Italia? “Mi fa impressione vedere due esperti così validi, autori di numerose pubblicazioni, non aver possibilità di portare avanti i propri studi”. Il Corriere incontra il prof. Augusto Mangini, fisico e geologo ricercatore all’università di Heidelberg
Apa Asau in Romania, Antarpara in Bangladesh e New Orleans negli Usa. Cosa hanno in comune queste tre città apparentemente così lontane e diverse tra loro?
Apa Asau è una cittadina del nord-est della Romania, tra l’11 e il 14 novembre 2005 viene completamente distrutta dall’alluvione più devastante avvenuta in Europa negli ultimi 50 anni. Antarpara sta scomparendo sotto i piedi dei propri abitanti a causa delle piene del fiume Brahmaputra che ha origine dallo scioglimento dei ghiacciai himalayani.
New Orleans nell’agosto 2005 conosce la più disastrosa catastrofe naturale nella storia degli Usa, l’uragano Katrina: 912 morti, un milione di sfollati e danni per 125 miliardi di dollari. In comune queste tre città hanno la distruzione e la disperazione dei propri abitanti che hanno visto portarsi via tutto dalla violenza della natura.
Qualcosa nel nostro clima sta cambiando e gli effetti dell’innalzamento climatico stanno producendo impatti sempre più disastrosi. Al Gore e Ipcc (Comitato Intergovernativo per i mutamenti climatici dell’Onu), vincitori del premio Nobel per la pace, sostengono che sono le immissioni inquinanti prodotte dall’uomo a determinare un innalzamento della temperatura.
Ma è davvero così determinante il ruolo dell’uomo nel processo di riscaldamento globale? Per rispondere a questa domanda abbiamo voluto sentire una voce fuori dal coro degli scienziati catastrofisti, il prof. Augusto Mangini dell’università di Heidelberg.
Il prof. Mangini, nato da una famiglia genovese e trasferitosi in Germania all’età di 12 anni, è un fisico che lavora nel campo della geologia e si occupa di datazione ed analisi dei cambiamenti climatici avvenuti nel passato.
Prof. Mangini, sia su un articolo apparso sul Frankfurter Allgemeine Zeitung sia nel programma “Klimawandel alles nur ein Schwindel” sul canale Rtl, lei ha criticato il rapporto dell’Ipcc che attribuisce la colpa del riscaldamento globale esclusivamente all’uomo?
Io critico la parte del rapporto che si occupa della ricostruzione del clima negli ultimi 1000 anni.
Le variazioni climatiche naturali sono state secondo i nostri studi molto più numerose rispetto a quelle presenti nel rapporto del Onu, questo significa che probabilmente ci sono già stati nel corso della storia dei cambiamenti di clima come quello attuale dovuti ad una trasformazione naturale, a prescindere dall’intervento inquinante dell’uomo.
Ma come è arrivato a mettere in discussione i dati del rapporto Ipcc?
L’Ipcc come base per la sua teoria ha usato i dati sui cerchi di crescita degli alberi fossili (i cerchi si dilatano o si restringono in base alla variazione della temperatura e dell’umidità), purtroppo però queste variazioni avvengono solo nei periodi di crescita dell’albero, primavera ed estate e non danno un quadro annuale e continuativo del cambiamento climatico.
Negli ultimi 15 anni abbiamo invece concentrato la nostra attenzione sullo studio delle stalagmiti in alcune grotte europee. Perché innanzitutto le stalagmiti sono delle strutture calcaree molto antiche e facilmente databili nel tempo, inoltre la loro composizione fisica e chimica, variando in base alla temperatura e all’umidità, ci permettono di capire quando e che tipo di cambiamenti climatici ci sono stati negli ultimi secoli.
Abbiamo così un approccio di tipo fisicochimico non biologico alla questione climatica, quindi più stabile e meno variabile.
A sostegno dell’attendibilità delle sue ricerche con le stalagmiti, Lei ha fatto un parallelo tra l’attuale situazione climatica e l’antica città di Troia.
La città greca cantata da Omero è sorta in un periodo climatico molto simile a quello attuale. Nel corso della propria storia, Troia ha conosciuto periodi di grande splendore ma anche periodi di profonda crisi. Gli archeologi hanno sempre avuto grosse difficoltà a spiegare questi cambiamenti, ma grazie ai nostri studi hanno trovato una possibile risposta.
Infatti si è potuto notare che le variazioni climatiche studiate attraverso le stalagmiti corrispondono ai diversi periodi della città di Troia: le fasi di maggior sviluppo della città coincidono con condizioni climatiche favorevoli mentre le fasi di crisi di Troia coincidono con periodi di siccità o di bassa temperatura.
Perché è importante la ricerca sul clima?
È importante conoscere il clima del passato per poter capire quello del futuro. Ci dobbiamo rendere conto che ci sono state grandi variazioni climatiche nel passato anche senza l’intervento dell’uomo, tra 50 anni la temperatura potrebbe calare bruscamente a differenza di quello che si sostiene ora. Il sistema climatico è così complesso che è difficile fare delle previsioni per il futuro.
Cosa ne pensa del premio Nobel assegnato ad all’ex vice-presidente americano Al Gore per il suo impegno “a diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo”?
Come già detto in precedenza non mi trovo totalmente d’accordo sotto l’aspetto scientifico ma sono contento che sia stata attirata l’attenzione su un argomento importante come il clima e l’ecologia, è fondamentale che l’uomo per la propria sopravvivenza pensi a nuove forme di energia non inquinanti e rinnovabili.
Prof. Mangini che rapporto ha con la ricerca italiana?
In Italia collaboriamo, anzi collaboravamo, con due ricercatori dell’università di Trento Silvia Frisia e Andrea Borsato, attualmente questi due colleghi hanno dovuto trasferirsi in Australia per la mancanza di fondi per proseguire il loro lavoro.
Mi fa impressione vedere due esperti così validi, autori di numerose pubblicazioni, non aver possibilità di portare avanti i propri studi di ricerca. Penso che in Italia il finanziamento alla ricerca funzioni male.

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