Bicamera con svista L’amarcord di D’Alema

«Dieci anni dopo. D'Alema disse: è la rivincita della Bicamerale»
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Dieci anni dopo
l'amarcord di D'Alema è il mio. Quell'amarcord che emerge dalla “biografia” che ha fatto della Bicamerale di D'Alema e Berlusconi uno dei commenti politici più evocativi, nostalgici e struggenti letti finora sulle pagine di un quotidiano.
«Dieci anni dopo. D'Alema disse: è la rivincita della Bicamerale» scrive Francesco Verderami sul Corsera. E per quanti parteciparono a quell'evento straordinario l'amarcord è lo stesso. E' l'amarcord struggente e doloroso di un intero Paese che ha visto fuggire invano dieci anni di riforme mancate ed il perverso instaurarsi dello stato di degrado politico, sociale, economico e umano in cui oggi versa l'Italia. L'Italia onesta, non quella stolta e misera che di ogni innovazione ne fa propaganda politica nefasta, l'Italia intelligente, l'Italia dei politici, dei cittadini e degli opinionisti che rifuggono da termini populisti, demagogici, rozzi e cafoni quali “inciucio” – parola che nessun politico decente ne' giornalista avveduto dovrebbe più pronunciare o scrivere – si riconosce nella tempesta dei sentimenti che ancora oggi pervadono D'Alema e nelle speranze nel nuovo dialogo sulle riforme voluto da Veltroni e Berlusconi. E' il benessere, infatti, che preme ai cittadini, non l'ideologia.
Nella parte di D'Alema e Berlusconi, però, Berlusconi e Veltroni soffrono della pregiudiziale, che tutti auspicano che i fatti dimostrino errata, che come dichiara l'onesto Cesare Salvi di Sinistra democratica, ad affondare la Bicamerale non fu Berlusconi come il centrosinistra favoleggia da anni. Ma, diciamolo caro Verderami, furono una folta schiera di ulivisti, Prodi, e Veltroni allora vicepremier di Prodi, che vivevano la Bicamerale come una minaccia al loro governo. Governo che cadde di lì a poco per cause assai differenti dall'”inciucio” ordito, secondo Prodi e Veltroni, in Bicamerale da D'Alema e Berlusconi.
«Siamo dinanzi alla classica vendetta della Storia -osserva l'ex direttore de l'Unità Peppino Caldarola- ora il clima politico è diverso e Veltroni sposa la linea del suo avversario (D'Alema ndr) e lo emargina. Ma la Bicamerale resta l'idea geniale di D'Alema. L'eco di quella battaglia non è mai cessato, il ministro degli Esteri ormai non se ne cura, confida solo che questa occasione non vada sprecata». «Anche perchè siamo tornati al punto di partenza» dichiara Salvi.
E' vero, forse la colpa di D'Alema, e di quanti come me si impegnarono non nel Reame dei «salotti rossi» come hanno scritto ne «la Casta» Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, ma buttandosi a capofitto nella realizzazione delle riforme, è di aver precorso i tempi come fatto dieci anni fa fondando il Movimento per le Riforme che vide l'adesione trasversale di 16 parlamentari tra i più significativi in Bicamerale, di costituzionalisti come Sartori e Barbera, di presidenti di Regioni e Province, di una miriade di sindaci e di amministratori locali, di migliaia di cittadini ed in primis, tra i media, l'attenzione di Ferruccio de Bortoli e di Stefano Folli allora direttore il primo, notista politico il secondo, del Corriere della Sera. Movimento che ha rappresentato una significativa esperienza politica dal basso ed un segnale chiaro del quale oggi fare tesoro.
Per non fallire, ancora, la strategia dei riformatori dovrebbe accentrarsi sulla partecipazione attiva della forza propulsiva legata al territorio ed alle sue istituzioni locali aggregate, però, non da un politico ma da un cittadino disposto a sacrificare tempo, danaro, ed a saper esercitare cocciutamente e quotidianamente la legittima pressione sui media. Dai e dai alla fine il muro dell'informazija asservita al Palazzo cede.
Il mio è un auspicio ed un augurio a chi vorrà riprendersi questa gatta a pelare. Ma Dieci anni dopo la rivincita della Bicamerale vale ancora la fatica di cimentarsi.
Ci sarà una Brambilla di destra o di sinistra che abbia passione, grinta e credo necessari a scendere orgogliosamente in campo per le Riforme?
Spero di sì.
Se le Riforme messe in cantiere da Berlusconi e da Veltroni escluderanno la spinta popolare, ancora una volta, non vi sarà la New age delle Riforme. E se il messaggio riformatore arriverà da rappresentazioni sceniche sepolcrali come l'immagine che Gad Lerner fu costretto a dare su Rai1 della Bicamerale di D'Alema e Berlusconi, le Riforme, ancora una volta, non si faranno. E magari, tra dieci anni, la rivincita della Bicamerale vedrà in campo l'ennesima svista sulle Riforme, l'ennesima coppia riformatrice sconfitta, non solo, ma un Popolo reso schiavo, non sovrano, arresosi alla maledizione di Tutankhamòn. E, infine, l'ennesimo amarcord di D'Alema.
Giuliana D'Olcese quota rosa di Internet e di LiberoReporter
www.virusilgiornaleonline.com/rubricadol.htm

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